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KEITH BOYCE (HEAVY METAL KIDS) & GRAZIA ZULIANI: SIAMO LA COPPIA PIÙ ROCK DEL MONDO!


KEITH BOYCE: THE FLAME STILL BURNS! 




Disse Keith Richards dei Rolling Stones, non propriamente un tizio qualsiasi: "Gli anni 70? Non ricordo molto, ma so che ascoltavo a ripetizione quel gran gruppo degli Heavy Metal Kids!". Come referenza, niente male, che dite? Keith Boyce, professione batterista di quella band tanto amata dall'alter ego di Mick Jagger, una vita (oltre 50 anni!) dedicata al rock'n'roll, ha gentilmente accettato di essere "torchiato" per bene dalle domande di Deja-Vu, e quindi dalla curiosità del sottoscritto. Anche perché il "nostro" Keith è stato sedotto senza pietà dal fascino della "donna italiana", nella persona di Grazia Zuliani. I più "anziani" ricorderanno le sue chilometriche gambe fasciate da una vertiginosa minigonna sulla copertina di "Game Over", best seller dell'orgoglio nazionale Vanadium. Ma ricorderanno altrettanto bene gli straordinari album degli Heavy Metal Kids, un manipolo di musicisti dal talento compositivo ed esecutivo indiscutibile, il cui potenziale visionario ha pagato l'unico "torto" di anticipare i tempi del punk. In questo stesso articolo troverete dunque sia Keith che Grazia, in una specie di "sit-rock" dai mille aneddoti: sperando che non vi soffermiate soltanto sulle foto dell'avvenente signora Zuliani. Senza dimenticare che, comunque, gli Heavy
Metal Kids sono ancora molto attivi per ferreo volere di Boyce, e si esibiscono live piuttosto frequentemente. D'altra parte, il loro ultimo album "Hit The Right Button", nonostante sia datato 2003, mostra una band dal suono attuale, che non si limita alle caratteristiche più risapute (pur presenti) del gruppo. Chissà se ai "ragazzi HM" non venga voglia, prima o poi, di dargli un gradito seguito. Anche questo sarà motivo di discussione con l'inesauribile Keith.


Ciao Keith. Intanto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Io inizierei proprio dagli albori degli Heavy Metal Kids.
 
Ciao Alessandro, grazie a te per avermi proposto questa intervista. L'inizio della band è una lunga storia, ma proverò a mantenermi il più breve possibile. Nel maggio del 1972 ero appena tornato dagli States, dove mi imbarcai in un tour di quattro mesi col cantante blues Long John Baldry. Ero rientrato da poco, quando il mio amico Mickey Waller/Finn, col quale avevo già precedentemente suonato, mi telefonò. Mickey era in un gruppo chiamato Heaven, ed il loro batterista aveva mollato, così aveva bisogno di un rimpiazzo per alcune gigs già programmate in Francia. Inizialmente avrebbe dovuto trattarsi di un impegno di 2/3 settimane, ma il lavoro si moltiplicò man mano, tanto che arrivammo a registrare un album a Parigi col cantante italiano Nino Ferrer. Lui era una grande star da quelle parti, almeno in quel periodo. Alla fine passarono cinque mesi, e decidemmo che era arrivato il momento di tornare in Inghilterra. Ti parlo di settembre/primi ottobre del 1972, tuttavia al nostro vocalist Terry Scott piaceva troppo Parigi, tanto che rimase a vivere là. Una volta a Londra, ci ritrovammo nella necessità di trovare un cantante, che individuammo in Gary Holton. Ed il suo ingresso coincise con l'inizio degli Heavy Metal Kids.




Il vostro primo album omonimo del 1974 fu un classic rock con un'inedita tendenza verso il punk, ancora prima che il genere prendesse piede. Ti senti, o vi sentite, come degli "anticipatori" di questo suono che, di lì a poco, avrebbe cambiato completamente le carte in tavola? 
Si, è vero: avevamo innegabilmente una punk attitude. Questa caratteristica era anche dovuta al fatto che, quando ci mettemmo assieme, pensavamo che il rock avesse iniziato a prendere una piega troppo seriosa. Hai presente quegli assoli da venti minuti di batteria o di tastiere che sembravano andare per la maggiore? Beh, tutti noi eravamo sulla stessa lunghezza d'onda, ovvero che quella mania di ostentazione fosse una cosa estremamente noiosa. Comunque la band aveva Gary, che era stato in passato sia un cantante che un attore. Progredendo nella nostra crescita artistica, lui iniziò ad esprimersi in modo sempre più acuto, schietto e teatrale, mentre eravamo attorniati da questi ragazzi cresciuti a base di Yes, ELP e gruppi di un certo tipo. Molto presto, ai concerti degli Heavy Metal Kids, iniziarono a presenziare persone che, in futuro, sarebbero diventate membri di The Damned, Sex Pistols, The Clash, The Adverts, e tutta quella gioventù disillusa. Negli anni a venire, alcuni di loro ci dissero che, tra il 1973 ed il 1976 circa, noi eravamo una delle poche band con cui riuscivano realmente ad identificarsi.



Dal primo album al secondo "Anvil Chorus", cambiaste nome da Heavy Metal Kids ad un semplice The Kids. Per poi tornare al "banner" originale per il terzo LP "Kitsch". Riceveste pressioni dalla casa discografica, oppure fu una scelta autonoma tutta vostra?
Registrammo "Anvil Chorus" e subito dopo ci imbarcammo per un tour americano di quattro mesi. La nostra label ci fece sapere che, a loro parere, il nostro nome non era adatto per il pubblico degli States e per quel tipo di mercato. Praticamente non volevano pubblicare l'album come Heavy Metal Kids. Arrivammo ad un compromesso, accorciandolo semplicemente in The Kids, ma nel frattempo sorse un grosso problema. Dovettero infatti ridisegnare completamente la copertina del disco, col risultato che arrivò nei negozi in grande ritardo! Tutti noi pensavamo che fosse una cosa folle. Ma come? Ci trovavamo negli USA per un grande tour assieme ad Alice Cooper, Kiss e ZZ Top, e la gente ancora non poteva comprare l'album? Posso aggiungere che, a quei tempi, non è che si potesse contraddire più di tanto il volere delle case discografiche. Trovammo "Anvil Chorus" in un negozio di New York alla fine del tour, un giorno prima che ce ne tornassimo a Londra. Incredibile! Fu una grande occasione buttata al vento, ma almeno ci diede l'occasione di tornare alla denominazione originaria, perché tutti quei cambi stavano creando confusione nel pubblico.



A livello di preferenza tua, se dovessi scegliere un solo disco tra i primi tre, per quale opteresti e perché? 
Guarda, mi piacciono tutti i nostri album, tuttavia devo dire che ho una preferenza per il primo. La ragione principale risiede nel suono e nella produzione, ma anche nel fatto che su quel disco sono presenti canzoni che amo veramente tanto.





Dopo "Kitsch" vi prendete una lunghissima pausa, e nel frattempo il vostro cantante Gary Holton passò a miglior vita nel 1985. Cosa successe in quel lungo break dal gruppo?
 
Ci sciogliemmo sul finire del 1978, principalmente perché era diventato impossibile lavorare assieme a Gary. Aveva una grande dipendenza dalla droga, e questo lo rendeva inaffidabile. A volte suonare con lui si rivelava veramente doloroso, anche solo per il fatto di averlo attorno in quelle condizioni. Io fui il primo a mollare il gruppo, ed accettai un'offerta che mi arrivò da Bram Tchaikovsky. Non molto tempo dopo, il gruppo non esisteva più, e Gary si dedicò alla sua professione di attore. Nel 1980 mi spostai a Los Angeles, ed iniziai a suonare con i Savoy Brown, mentre Ronnie Thomas, il nostro bassista, finì in Australia assieme agli Easybeats di Stevie Wright.



Avete riformato la band nel 2002, pubblicando peraltro un bellissimo lavoro come "Hit The Right Button" l'anno successivo. Qual'è stata la scintilla che vi ha fatto tornare in pista, e da chi venne l'idea di questo ritorno? 
In quel periodo vivevo a Tolosa, mentre Danny Peyronel, il nostro tastierista, si era trasferito a Milano. Eravamo ancora in contatto, e decisi di andare a fargli visita. Quando ci vedemmo, lui mi suonò alcune cose che aveva composto, ed io gli presentai delle demo che avevo preparato. Scoprimmo così che stavamo ancora scrivendo nuova musica, e che i rispettivi materiali non erano affatto lontani anni luce. Il nostro bassista Ronnie Thomas si trovava invece in Inghilterra, esattamente a Brighton, e ci spedì alcuni pezzi. Praticamente, tra tutti e tre, scoprimmo di avere abbastanza brani da registrare un intero album. Ed è quello che facemmo: credo ancora che "Hit The Right Button" sia un gran bel disco, e ne sono molto orgoglioso.



È vero che fosti contattato persino dai The Clash per suonare con loro?
 
Assolutamente vero. Ci siamo scambiati diverse telefonate all'epoca, in cui mi chiedevano di entrare nel gruppo. Avevano appena pubblicato il primo album, ma furono abbandonati dal loro batterista originale, Terry Chimes. Ero ancora negli Heavy Metal Kids ed io, così come nessun altro di mia conoscenza, avevamo mai sentito nulla dei The Clash. Così declinai l'offerta senza nemmeno mai fare una prova. Un po' di tempo dopo, ho instaurato un rapporto amichevole con Topper Headon, e lui mi disse che fui un pazzo a rifiutare, perché la band mi voleva a tutti i costi. Insomma, tutti commettiamo degli errori, giusto? Allo stesso tempo, Topper mi ringraziò, perché poi i The Clash ingaggiarono lui, e quella fu la grande svolta per la sua carriera. 


Heavy Metal Kids a parte, con quali altri band hai suonato nel corso di tutti questi anni? 
Un bel pò di gente, direi. Rod Stewart, Elton John, Mike Oldfield, Bram Tchaikovsky, Phil Lewis (L.A. Guns), Angelic Upstarts, Nick Garvey (The Motors), Tim Bogert (Jeff Beck/ Vanilla Fudge), Savoy Brown, The Quireboys, Eddie and the Hot Rods, Roland Bautista (Earth Wind and Fire) John Sinclair (Ozzy Osbourne/Cult), Long John Baldry, Greg Ridley (Humble Pie/Spooky Tooth) Bob Weston (Fleetwood Mac/Murray Head), Mickey Waller/Finn (Steve Marriott/Jacques Higelin), il leggendario Nino Ferrer, Ant Glynne (Mike Oldfield/ Rick Wakeman), Phil Spaulding (Mick Jagger/Seal), Captain Sensible, Rat Scabies, James Farrell (Flamin' Groovies), The Lurkers, Deborah Bonham Band, Robin Le Mesurier (Rod Stewart/Johnny Halliday), John Bentley (Squeeze), L.A. Band, The Difference, John Humphrey (Carole King/ Scott Henderson Band), Brett Tuggle (David Lee Roth/Rick Springfield), Phil Kenzie (Eagles/Rod Stewart), Denny Ball (Bedlam, Long John Baldry), Peter Wolf (Jefferson Starship), Angie Bowie, Max Splodge, Gates of Dawn, Paddy Goes To Holyhead (featuring Danny Hynes e vari membri di Mud, Sweet e Slade), The Bermondsey Joyriders (featuring Gary Lammin dei Cock Sparrer & Martin Stacey da Chelsea). Ho anche jammato con molti musicisti, durante gli anni: Steve Marriott, Ronnie Lane e Ian McLagan, Rory Gallagher, Brian Connelly dei the Sweet, Les Gray dei Mud, Dave Hill degli Slade, Lemmy, Brian Robertson dei Thin Lizzy e tanti altri. 


Ci sono possibilità di risentire nuovamente gli Heavy Metal Kids con un quinto album da studio in futuro?
Mi piace pensare che riusciremo a farne un altro. Nell'attesa, se qualcuno fosse interessato, può procurarsi qualche raro live album dell'epoca direttamente da noi, ed è disponibile anche un DVD. Basta collegarsi al sito http://www.heavymetalkids.co.uk/shop.htm ed ordinarli. 


Per i tuoi ascolti personali, trovi ancora cose interessanti tra nuovi gruppi e nuovi  dischi? Oppure preferisci restare sui classici?
Ad essere sincero, preferisco ancora ascoltare band e cantanti dagli anni 60 e 70: credo che sia stato il periodo d'oro del rock. Sarò anche "old fashioned", ma temo di non vedere molti nuovi gruppi in grado di colpirmi sul serio. 

Se dovessi definire il tuo stile come batterista, che parole useresti? 
Tre semplici aggettivi: potente, rumoroso e diretto! 


Vedo dalla tua pagina social che, comunque gli Heavy Metal Kids sono ancora molto attivi sul fronte live. Com'è composta generalmente la vostra audience oggi? Vecchi ed appassionati nostalgici, nuove generazioni, oppure un mix tra le due cose?
L'ultima che hai detto. Un pubblico mescolato tra varie età, e devo dire che molti stanno scoprendo o riscoprendo nuovamente la nostra musica: il che mi rende molto felice! 

Keith, che ti devo dire? È stato un onore ed un privilegio ospitarti su queste pagine. 
Grazie mille a te, Alessandro. È stato un vero piacere rispondere alle domande di questa intervista!





GRAZIA ZULIANI: GAME OVER! 



Ciao Grazia, intanto benvenuta su Deja-Vu! La maggior parte dei lettori del blog, proprio come il sottoscritto, hanno ormai raggiunto una veneranda età, ma sicuramente ricordano ancora quelle chilometriche gambe che compaiono sulla copertina di "Game Over" dei Vanadium. Vuoi raccontare come avvenne il contatto con la band e come andarono le session fotografiche dell'album?
Ho conosciuto i Vanadium ad un concerto a Milano, esattamente al Teatro Tenda. Suonavano Metallica e Venom, ed io ero andata a vederli col mio compagno dell'epoca. Allo show erano presenti anche loro, i quali mi hanno notata e mi hanno chiesto se fossi interessata ad un servizio fotografico per l'album "Game Over". Successivamente ci siamo sentiti ed accordati, così io mi sono poi recata in uno studio di Milano, dove abbiamo realizzato il set per questa ormai famosa copertina con le mie gambe in bella vista. 


So che avevi già avuto un passato da modella, ma la tua passione per il rock ed il metal è esploso prima o dopo "Game Over"?
Io ho avuto un passato sia da fotomodella che da indossatrice, lavoro per il quale ho frequentato anche la scuola apposita, e che mi piaceva molto. Mi ero pure trasferita a Milano, proprio per avere la possibilità di fare questo mestiere. Il mio amore per il rock non è esploso con i Vanadium, ma molto tempo prima. Diciamo che ce l'ho sempre avuto nel sangue, fin da bambina. Quando gli altri miei coetanei ascoltavano Lo Zecchino D'oro, io ero già arrivata ai Rolling Stones, giusto per farti capire il concetto al volo! I miei genitori erano due grandi fruitori di rock, infatti mio padre possedeva una vasta collezione di vinili di Elvis, Little Richard, ecc. Si può dire che sono stata proprio cresciuta con questo suono. 


Ti faccio una domanda un pò delicata, visto che ti sei esibita pure come performer sul palco. Hai mai vissuto situazioni sconvenienti, diciamo così? Se si, come ti sei "difesa" in quelle occasioni?
Sai, le situazioni "sconvenienti" per una donna possono essere all'ordine del giorno, e potenzialmente trovarsi un pò ovunque: su un palco, sotto un palco, per strada o anche sui posti di lavoro. Diciamo che mi sono successi diversi episodi di questo tipo, anche se non saprei scegliere quale aneddoto raccontarti rispetto ad altri. Ho però un carattere molto forte, e so difendermi benissimo da sola, anche a suon di ceffoni ben assestati! 


Vivi da anni in Inghilterra col tuo compagno Keith Boyce, il drummer degli Heavy Metal Kids. Ti manca l'Italia?
Vivo con Keith Boyce, il batterista degli Heavy Metal Kids, da circa nove anni: infatti mi sono trasferita definitivamente qui nel 2015. Avevamo già avuto una relazione in passato, esattamente negli anni 90, quando lui suonava la batteria negli Angelic Upstarts. Ci conoscemmo a Bologna durante un loro concerto, e da lì è nato il nostro amore, che è anche sfumato presto perché poi io sono tornata nuovamente in Italia e lui in Inghilterra. Molto tempo dopo, Keith mi ha cercata su Facebook e siamo tornati in contatto, finché è nuovamente scoppiato questo grande sentimento che tuttora ci lega. L'Italia mi manca per certe cose, ovviamente: per la nostra convivialità unica, per il cibo, per gli aperitivi, ma soprattutto per il clima! Però devo confessarti che amo molto anche l'Inghilterra, ne sono rimasta affascinata fin dalla prima volta in cui l'ho visitata da ragazzina. Da un punto di vista personale, credo di avere infatti un carattere più anglosassone che mediterraneo. 


Se non sono indiscreto, avete mai pensato di sposarvi a tutti gli effetti?
In effetti avevamo considerato l'idea di unirci ufficialmente in un matrimonio civile. Non tanto per motivi romantici, diciamo così, ma per una questione di tipo finanziario. In modo da agevolarci l'uno con l'altra, per capirsi. 


Sei ancora in contatto con i Vanadium o con Pino Scotto? Hai continuato a seguire la loro carriera anche dopo "Game Over"?
No, non sono più in contatto con i Vanadium, anche se ho comunque seguito per un certo periodo la loro carriera discografica post "Game Over". Quando si sono sciolti, mi è capitato di sentire Pino via Messenger per un saluto, o magari perché voleva farmi ascoltare una sua nuova canzone. Ma nient'altro. 


Siamo in contatto da diversi anni tramite social, ed io e te condividiamo lo stesso amore per i cani, i gatti e tutti gli animali. Quando è nata questa tua empatia per i nostri fedelissimi amici pelosi?
Assolutamente! Sono sempre stata una grande "animalista", e per me loro vengono sempre per primi. Li amo decisamente più degli esseri umani, e questo posso affermarlo senza il benché minimo dubbio. Ho fatto la volontaria per anni, ho ancora animali in stallo in Italia, dei quali sono mamma a distanza. Poi c'è il mio cagnolino Moy, un "recupero" che è arrivato dalla Spagna nel 2011. In giardino ho ben cinque volpi, che mi aspettano quotidianamente per la cena, scoiattoli, uccellini, ed anche un topolino. 


Vanadium a parte, c'è stata qualche band italiana che hai seguito con particolare interesse, anche solo artisticamente parlando?
Generalmente non amo sentir cantare in italiano. Pur essendo una lingua splendida, non credo che calzi molto con il rock. Detto ciò, non conosco alcuna band che potrei citarti in questo senso, nemmeno tra quelle che usano l'inglese. Ricordo soltanto un gruppo che io e Keith andammo a vedere assieme all'Underworld a Camden, i Judas. Loro erano molto bravi, e credo che fossero di Roma. 


Non ho mai mangiato così male come a Londra. Keith si rende conto di quanto sia fortunato ad avere una donna italiana che gli prepara i nostri manicaretti?
Keith sa di essere molto fortunato, e non solo per le mie arti culinarie ovviamente. Cosa che gli ricordo quotidianamente, nel caso se lo dimenticasse o lo desse per scontato: ahahahahah! Comunque sono un'appassionata di cucina, non solo italiana, ma mi piace sperimentare anche con altre tradizioni che apprezzo particolarmente, tipo quella cinese ed indiana. Decisamente Keith è un "lucky man"! 


Ti ringrazio per aver accettato di rispondere alle mie domande: e mi raccomando, sempre in prima fila per gli animali!
Sono io che ringrazio te per questa intervista. Animal Liberation Front and rock'n'roll forever!




ALESSANDRO ARIATTI 

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