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POISON "OPEN UP AND SAY AAHH" (1988)



Quattro milioni di copie vendute sono il ragguardevole bottino di "quello che ha portato il gatto", tanto per italianizzare il titolo del primo album dei Poison. Un successo probabilmente inatteso nelle proporzioni, ma non nella freschezza compositiva di un lavoro che prometteva divertimento, divertimento ed ancora divertimento. Questo era ciò che richiedeva buona parte del pubblico hard'n'metal attorno alla metà degli anni 80, ed in tal senso sfido chiunque ancora oggi a trovare titoli più irresistibili/accattivanti di "Talk Dirty To Me", "Cry Tough" ed "I Won't Forget You". Dopo un simile boom, il quartetto "velenoso e colorato" si prende tutto il tempo necessario per capitalizzare il consenso ottenuto, così sceglie un produttore di grido come Tom Werman, già noto per il suo lavoro assieme a Ted NugentCheap Trick e Twisted Sister, ma soprattutto per aver "definito" il perfetto prototipo di glam/street sound su "Girls Girls Girls" dei Motley Crue.

I Poison non raccontano del "lato selvaggio" della L.A. di Nikki Sixx, ma preferiscono prevedibilmente concentrarsi sull'argomento "ragazze ragazze ragazze", sciorinando dieci canzoni (per 35 minuti perfetti) a cui francamente non sarebbe lecito chiedere di più.
Si torna al discorso di prima: buon umore, energia e vibrazioni positive sono tutto ciò che richiedete ad un certo tipo di musica?
Nessuno come Bret Michaels e soci saprà accontentarvi allo stesso modo. "Nothing But A Good Time" non è solo il titolo di una delle straordinarie hit contenute su "Open Up And Say Ahh!", ma anche una vera e propria dichiarazione "filosofica". CC DeVille innesca un riff a presa rapida, la linea vocale è memorizzabile all'istante, e le tastiere in sottofondo di John Purdell impongono parallelismi con lo scanzonato ma istituzionale pop metal di "Sinful" (Angel). Un incendiario guitar solo completa l'esemplare "fun song" da tramandare ai posteri. Sono anche gli anni del famigerato PMRC (Parents Music Guide Center), una "setta" di annoiate casaling(u)e di Washington che si diverte ad appiccicare sticker di avvertimento sugli LP considerati "devianti" per i loro giovani rampolli. La leader delle invasate è Tipper Gore, moglie di quell'Al Gore che, di lì ad un decennio, avrebbe inventato la genialata del "cambiamento climatico".

La copertina di "Open Up And Say Ahh!", raffigurante una "demonessa" con lingua da Gene Simmons, attira lo sdegno della succitata associazione, tanto che le versioni successive alla prima stampa verranno ritoccate con due bordi neri a coprirne l'immagine originale. Una bella famigliola di fenomeni i Gore, non c'è che dire: chissà perché oggi non si accaniscono sui video di Lady Gaga, giusto per essere chiari.
Adesivi o non adesivi, il secondo album dei Poison spicca il volo verso la posizione numero 2 della classifica di Billboard, trainato dall'hard pop sempliciotto ma tremendamente efficace di tracce come l'opener "Love On The Rocks", della battente "Back To The Rocking Horse", oppure della sessualmente esplicita "Good Love". Spettacolare il serrato riffing della solare "Tearing Down The Walls", pruriginoso quello di "Look But You Can't Touch", con Bret che racconta di un'esperienza personale in cui è consentito "solo guardare".

La melodiosa "Fallen Angel" riporta all'attenzione il nume tutelare dei succitati Angel e del già menzionato "Sinful", con quel clamoroso chorus che non ti levi dalla testa nemmeno staccandola dalle spalle. Il testo, struggente e drammatico, si distingue dallo standard Poison, ed infatti racconta di una Hollywood non così benevola nei confronti dell'ingenua protagonista. La ballad "Every Rose Has Its Thorn" fa registrare anche il primo ed unico numero 1 del gruppo nella classifica dei singoli USA, con quel crepuscolare "just like every cowboy sings his sad, sad song" che echeggia tuttora nel cuore dei teenager di allora, oggi certamente più attempati ma sicuramente non meno cazzuti. Anzi. C'è spazio per la cover di "Your Mama Don't Dance" (classico di Loggins-Messina), che mantiene lo spirito rock'n'roll con una punta di glamour, così come per la conclusiva "Bad To Be Good", sicuramente il brano col tasso meno "bombastico" della collezione.

"Open Up And Say Ahh!" esce a primavera 1988, giusto in tempo per trasformarsi nel perfetto "disco estivo" dell'annata.


ALESSANDRO ARIATTI 







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