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VANADIUM "METAL ROCK" (1982)



Esiste sempre, in ogni forma artistica, un modello di ispirazione originario. Questo è ciò che rappresenta "Metal Rock" per il movimento hard and heavy italiano. Non che prima non avessero già fatto capolino alcune realtà dal tasso di elettricità e potenza superiori al "normale", tuttavia non si può negare che soltanto grazie all'esordio sulla lunga distanza dei Vanadium, anche nel nostro Paese inizia a prendere forma un filone musicale che, fino ad allora, era stato sempre relegato all'underground. Merito certamente di un'etichetta storica ed importante come la Durium (che però ne cura inizialmente soltanto la distribuzione), la quale annusa profumo di possibile "rivoluzione" anche in un ambito nazional-conservatore come quello italiano. Dove, ricordiamocelo, "Sanremo è Sanremo" da sempre, ancora oggi. Ma merito soprattutto di una band che, fin dal primo, storico passo nell'industria discografica, ha saputo imporre un marchio che resta tuttora indelebile ed unico. Riconoscibile fra un migliaio. Non esiste o non è mai esistita la scena italiana? Pure questa strampalata teoria è girata tra le migliaia di scemenze partorite dagli internauti. Cazzate, ovviamente, vomitate da qualche scemo del villaggio (virtuale) tra un'occhiata a Wikipedia ed un sommario ascolto su YouTube. I Vanadium, in realtà, pescano innegabilmente dal grande hard rock anni 70 (Deep Purple su tutti), e lo calano in un mondo dominato dalla New Wave Of British Heavy Metal. Tuttavia non mancano di infondere al loro sound un calore tipicamente mediterraneo: merito sicuramente della voce "al blues" di Pino Scotto, ma anche dell'Hammond dello straordinario Ruggero Zanolini, sempre pronto ad irrorare di ricca sostanza i saettanti riff del fenomeno Stefano Tessarin. Nonostante i brani portino la sua firma, il chitarrista ufficiale di "Metal Rock" viene in realtà accreditato nella persona di Claudio Asquini, perché la naja chiama, ed anche i rocker devono rispondere. Otto brani che resteranno scolpiti nella storia, oserei dire nella leggenda, viste le vicissitudini future della Durium che li renderanno indisponibili fino al giorno d'oggi, a meno di non possedere la copia originale dell'album. Il singolo "I Want Live With Rock'n'Roll", con quel suo incedere ritmico travolgente ed il chorus da arena, gli umori hard blues di "Heavy Metal", con le tastiere di Zanolini in modalità moto perpetuo, il furore di "On Fire", col basso di Domenico Prantera e la batteria di Lio Mascheroni che pompano muscoli e sangue: mai si era sentito suonare così "duro" in ambito tricolore. Almeno fino ad allora. Ovviamente gli echi della succitata New Wave Of British Heavy Metal si fanno sentire, soprattutto in brani dal piglio spedito come "Make Me Feel Better" e "Running On The Road" (una vera fucilata), tuttavia i Vanadium risolvono la questione in bello stile, infondendo un'anima "made in Italy" che non può essere confusa col "calderone" inglese. Dettagli che fanno tutta la differenza di questo mondo, percepibili soltanto da coloro che hanno vissuto gli eventi raccontati in diretta. E se non vi piace sentirvelo ripetere, è un problema vostro. Il gran finale viene lasciato a "Queen Of The Night", in cui l'hard rock si sposa mirabilmente a certe strutture lasciate in eredità dalla grande tradizione del progressive italiano anni 70. All'uscita del 33 giri seguono diverse comparsate presso la televisione nazionale, con l'esecuzione di "I Want Live With Rock'n'Roll" a far bella mostra di sé. Esibizioni che sono tuttora reperibili sul Tubo, affinché ne possano fruire anche i neofiti che si dipingono esperti. Sono consapevole che, al 99,9% non accadrà mai, ma fra tutte le reunion, presenti, passate e future, quella dei Vanadium sarebbe quella più gradita.


ALESSANDRO ARIATTI




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