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VANADIUM "A RACE WITH THE DEVIL" (1983)



Gli echi della New Wave Of British Heavy Metal arrivano anche in Italia, come una brezza che accarezza le strade in attesa del prossimo uragano. I primi a raccogliere il guanto di sfida sono sicuramente i Vanadium, che con "Metal Rock" portano il genere a lambire i circuiti musicali che contano. Certo, non si tratta di un massivo approdo nella hit parade di Sorrisi E Canzoni, ma è l'incontestabile segnale che, anche nel nostro paese, qualcosa oltre a Sanremo sta per muoversi. Il simultaneo approdo all'allora potentissima Durium rappresenta un significativo biglietto da visita da parte del quintetto milanese, anche in prospettiva di eventuali passaggi promozionali. Il costante crescendo di interesse verso questo tipo di sonorità più "spinte" si manifesta in modo netto, specialmente da parte di quella fetta di pubblico che non si accontenta delle solite marchette pop da classifica. Il secondo 33 giri "A Race With The Devil" nasce nel segno della freschezza, dell'entusiasmo e del furore giovanile, alzando notevolmente l'asticella rispetto al comunque più che buono esordio. L'appellativo di "Deep Purple italiani", con cui vengono etichettati all'estero, non è francamente un banner campato in aria: e non solo per i mustacchi del tastierista Ruggero Zanolini, fiero condottiero dell'Hammond sulla scia di Jon Lord, oppure per i lunghi capelli alla Ian Gillan del vocalist Pino Scotto. In realtà, almeno dal punto di vista squisitamente stilistico, il paragone sembra calzare. Tastiere e chitarra diventano spesso protagoniste dei brani, dividendosi il proscenio del talento, ed anche solamente questo "X Factor" autorizza l'accostamento dei Vanadium verso i giganti inglesi dell'hard rock. "Get Up Shake Up" inaugura l'album con un riff secco che "fa tanto NWOBHM", tuttavia, all'insolenza della sei corde imbracciate dal fenomeno Stefano Tessarin, si sovrappongono imponenti le keyboards del succitato Zanolini. "I Gotta Clash With You" è sorretta ancora una volta da un sound granitico, in cui la lezione Deep Purple anni '70 viene fatta propria, ma allo stesso tempo personalizzata in base alle esigenze del periodo: il refrain è leggendario, con Pino Scotto che sciorina potenza e feeling in pari quantità. Ogni grande hard rock band che si rispetti basa solitamente la propria forza su voce e chitarra, e l'abusato postulato risulta quanto mai preciso in "Don't Be Looking Back", con quell'arpeggio e quella melodia che meritano di finire dritti in un ipotetico Olimpo degli Eighties, alla voce meraviglie della decade. La title-track ha uno spirito molto più rock'n'roll, con la sezione ritmica composta da Lio Mascheroni (batteria) e Mimmo Prantera (basso) a spingere come se non ci fosse un domani, scatenando le lyrics al vetriolo di un Pino Scotto che canta letteralmente "a briglia sciolta". La successiva "Running Wild" risente del canto delle sirene d'Oltremanica, ed infatti non sarà un caso che, di lì a pochi anni, i Vanadium coroneranno il sogno di registrare un album (e che album, visto che si tratta di "Born To Fight") in Inghilterra, sotto la regia di uno dei più grandi produttori dell'epoca (Lou Austin). "Fire Trails", omaggio al compianto Bon Scott degli AC/DC, è un hard blues intenso e "bastardo", con il riff di Tessarin che è diventato storia; l'Hammond di Zanolini riempie il suono fino alla saturazione elettrica, e l'emozionante performance dietro al microfono da parte di Pino Scotto rappresenta la ciliegina sulla torta di un brano assolutamente indimenticabile. Lo sprint finale tocca ad "Outside Of Society", una corsa contro il tempo per il suo furore ritmico, contornata dal testo amaro e disilluso di Scotto, nonché alla strumentale "Russian Roulette", dove chitarra e tastiere si incrociano come nella tradizione ancestrale Blackmore/Lord. Un lavoro di tale qualità non passa ovviamente inosservato, addirittura comparirà tra i cento dischi italiani più belli di sempre (indipendentemente dal genere), nella classifica stilata dalla rivista Rolling Stone, piazzandosi esattamente al numero 63. La cavalcata verso la gloria dei Vanadium prosegue grazie al successivo "Game Over", best seller da 55.000 copie, ed al già citato masterpiece "Born To Fight", fino a subire un improvviso stop con l'inatteso fallimento della Durium, coinciso proprio nella fase calda dedicata alla promozione di "Corruption Of Innocence". Vanadium, orgoglio nazionale.


ALESSANDRO ARIATTI







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