Dopo "Dream Evil", Ronnie James Dio decide di rivoluzionare totalmente il proprio gruppo. Persino Jimmy Bain, bassista di fiducia fin dai tempi di "Rising" (1976), e Vinnie Appice, batterista "doc" sia nei suoi Black Sabbath ("Heaven & Hell" e "Mob Rules") che nel quinquennio solista 1983-1988. Il vernissage si rivela infruttuoso, dato che "Lock Up The Wolves", album registrato assieme alla novella line-up, diventerà ben presto un flop. Nel frattempo, i due veterani non restano con le mani in mano: vendere dischi non è ancora un hobby, ed acquistarli non rappresenta un optional rispetto al mare magnum di Internet. In quattro e quattr'otto, Jimmy e Vinnie su uniscono infatti al cantante Mandy Lion ed al chitarrista Tracy G, che lo stesso Appice farà entrare nei Dio in occasione di "Strange Highways" (1993), dopo il secondo split dei Black Sabbath "divini". Il quartetto mantiene il già registrato acronimo WWIII (Terza Guerra Mondiale), ed il contenuto musicale ne fotografa fedelmente l'immaginario evocato dal banner. Non c'è spazio per edulcorato hair metal con potenziali mire radiofoniche, ma solo per un furente power USA che non prende prigionieri. Gli ammiratori di primi Metal Church, Armored Saint, Sanctuary e Savatage (pre-svolta sinfonica) dovrebbero avere pane per i loro denti affilati, tanto per capirci. È l'impressione che si ricava nettamente da schegge impazzite di purissimo heavy metal come "Time For Terror" e "Love You To Death", che mostrano platealmente i canini come il ferale predatore disegnato in copertina. Le ritmiche imposte da Appice e Bain sono basiche ma solidissime, ed in un certo senso anticipano la svolta "nuda e cruda" che Tracy G. avrebbe contribuito ad imporre ai Dio del già citato "Strange Highways", peraltro con piena soddisfazione di Ronnie. Il cantato di Mandy Lion è talmente spigoloso da sfociare sovente in una sorta di cacofonia controllata, ed anche questo "X factor" spinge i WWIII ben lontani da qualunque aspirazione verso le patinate classifiche dell'epoca. Persino tracce maggiormente affini al class metal, come "Call Me Devil", finiscono per assumere sembianze "carnivore", proprio per l'approccio totalmente fuori dalle righe di un Lion in versione Jon Oliva. Anche "Children Of The Revolution", superclassico di Marc Bolan e dei suoi T-Rex, subisce un trattamento ben poco consono rispetto all'originale spirito glamour, tanto da trasformarsi nell'ennesimo pesante mattone, funzionale ad un inattaccabile blocco di cemento armato. Non ci sono pause né concessioni alla facile melodia, si passa dal panzer "Go Down" alla più epidermica "The Harder They Come", fino all'heavy metal futuristico e futuribile di "Atomic Sex Appeal", con i suoi riferimenti nemmeno troppo velati ai Warrior di "Fighting For The Earth". Certo, si può imputare al (super) gruppo una certa staticità stilistica, soprattutto nelle linee "non melodiche" di Mandy Lion, ma l'impatto generale è talmente devastante da far impallidire anche i pesi massimi del periodo. Ben presto Vinnie Appice torna "alla corte di Dio" nei Black Sabbath riuniti da "Dehumanizer", poi seguirà nuovamente il folletto americano nella seconda parte della sua avventura solista, trascinando nella line-up anche Tracy G. Specialmente in "Angry Machines", la sua mano si rivelerà determinante per il "passo" stilistico imposto da Ronnie, anche se probabilmente passerà alla storia come il "suo" chitarrista meno amato dai fans.
ALESSANDRO ARIATTI
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