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AC/DC "BLOW UP YOUR VIDEO" (1988)



Nonostante "Flick Of The Switch" (1983) fosse un disco dall'intensità pazzesca, gli AC/DC devono attendere il 1985, anno d'uscita di "Fly On The Wall", per il rilancio tra le alte sfere delle classifiche.
L'album funziona bene, e le vendite vengono trascinate da singoli dal prevedibile impatto come "Shake Your Foundations" e "Sink The Pink".
C'è però qualcosa che scricchiola nell'ingranaggio del disco ed il primo imputato a salire sul banco degli accusati è sicuramente il suono pasticciato e confusionario.
Ne abbiamo già parlato nella puntata ad esso dedicata ma è bene ricordare quanto quel mixaggio slegato e poco attento a voce e basso abbia contribuito in modo determinante alla scarsa qualità di uno degli episodi meno riusciti nell'intera storia del gruppo.

Dopo aver partecipato alla colonna sonora di Brivido, tipico horror di serie B degli anni 80, girato col culo (mi scuso per la licenza poetica) da Stephen King, gli AC/DC tornano in studio per il nuovo album. Anticipato dal 45 giri "Heatseeker", "Blow Up Your Video" fa la sua comparsa nei negozi di dischi (che nostalgia!) a gennaio del 1988. La copertina, raffigurante un Angus Young che manda in frantumi lo schermo televisivo, è un invito a scaraventare fuori dalla finestra le scatole catodiche, per uscire ed andare a gustarsi i loro spettacoli dal vivo.
L'ingiunzione, sulla lunga distanza, non ha attecchito granché sulla massa, dato che è divenuta ormai prassi comune seguire interi concerti dal vivo con un cellulare in mano, per poi caricarli su qualche piattaforma (a)social. Diciamo che ci hanno provato, e tanto basta.
Per la produzione, doloroso tallone d'Achille del 33 giri precedente, gli AC/DC stavolta vanno "sull'usato garantito", assoldando il fratello George Young ed il suo socio Harry Wanda. Il risultato finale è infatti nettamente migliore, perché il suono torna a garantire quella rotondità e quella compattezza che erano mancati come l'aria su "Fly On The Wall".
La già citata "Heatseeker" battezza l'album nel segno di un hard'n'roll spigliato e spensierato, ed anche la linea melodica, quasi da airplay, si candida a nuovo punto di forza del quintetto dopo i fasti commerciali di "Who Made Who". Il riff dichiaratamente boogie di "That's The Way I Wanna Rock'n'Roll" anticipa il cantato abrasivo di Brian Johnson, protagonista assoluto assieme all'esplosivo drumming di Simon Wright nelle strofe, fino a sublimare un refrain ossessivo e martellante. "Mean Streak" è invece un brano piuttosto atipico per il repertorio degli australiani, basato su una ritmica infarcita di "shuffle" che fa da contraltare ad un lavoro di chitarre fin troppo semplice, per non dire ripetitivo. Il tasso qualitativo si impenna brutalmente grazie a "Go Zone", in cui Malcolm ed Angus rialzano il muro del suono ad altezza invalicabile: perfetto il groove imposto da Cliff e Simon, la cui intesa sembra ormai cementata solidamente da cinque anni di coabitazione, vista la perdurante assenza di Phil Rudd. "Kissin' Dynamite" perpetra la tradizione dei brani "in crescendo" che hanno caratterizzato buona parte del repertorio AC/DC, alternanti incipit soffusi, quasi blues, ad impennate elettriche che vanno via via ad addensarsi sempre di più. Ovvio che il brano non può assolutamente competere con una "Let Me Put My Love Into You", e nemmeno con la ben più umile "Spellbound", tuttavia l'alchimia si dimostra ancora una volta vincente. In "Nick Of Time" si palesa nuovamente quell'approccio più melodico che fece la fortuna degli hit tratti da "Fly On The Wall", con Angus che sembra più interessato ad un'esecuzione di fioretto che non da martello.

Tralasciando una "Some Sin For Nuthin" francamente poco ispirata, gli AC/DC riaccendono la spia del divertimento con "Ruff Stuff", brano dal riff splendidamente essenziale che provoca immediati istinti di headbanging. Si arriva quindi al top assoluto dell'album con "Two's Up", un mid tempo hard rock molto più raffinato di quello che si potrebbe pensare, nel quale Angus affila l'ascia e getta le basi compositive per quella che, da lì ad un paio d'anni, si sarebbe evoluta nella enorme "Thunderstruck".
L'interpretazione di Brian sul brano è perfetta, al netto dell'abbassamento di tonalità sofferto nel post "Flick Of The Switch", e cancella con un colpo di spugna la brutta performance di "Fly On The Wall".

Lo sparato hard'n'roll di "This Means War", con tanto di riferimenti al passato remoto di "Rocker", certifica uno stato di forma più che accettabile, anche se "Blow Up Your Video" viene generalmente ricordato dai più soltanto come un antipasto di "The Razors Edge".
Ignorando il fatto che, senza il primo, difficilmente si sarebbe potuto concretizzare il secondo.


ALESSANDRO ARIATTI






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