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AC/DC "THE RAZORS EDGE" (1990)



Sono anni in cui non c'è pace per i batteristi degli AC/DC. Dopo il siluramento dello storico Phil Rudd, cacciato all'indomani della pubblicazione di "Flick Of The Switch" per il suo comportamento instabile ed inaffidabile, ora tocca a Simon Wright, presumibilmente accompagnato alla porta per le classiche ed abusate "divergenze stilistiche". In effetti, non credo che stavolta si tratti di una formula preconfezionata, perché l'eccessivo utilizzo dei piatti è una caratteristica che non è mai andata a genio al boss supremo Angus Young. Fatalità, sia "Fly On The Wall" che "Blow Up Your Video" abbondano di riverbero, soprattutto il primo dei due, e la band vorrebbe un drummer più solido e "dritto al punto". Un picchiatore, insomma, una sorta di Phil Rudd parte seconda. La ricerca è piuttosto breve, e si ferma quando il gruppo australiano audiziona Chris Slade.

Il batterista inglese può contare su un curriculum vitae di tutto rispetto, avendo suonato addirittura con Tom JonesManfred Mann's Earth BandUriah Heep (il controverso "Conquest"), ma soprattutto con i The Firm di Jimmy Page e Paul Rodgers. Presumibilmente è proprio quest'ultima collaborazione ad attenzionare i fratelli Young, convinti di aver scovato il personaggio funzionale al loro caso. Allo stesso tempo, gli AC/DC dimostrano di voler fare un salto di qualità a livello di suono, ingaggiando il produttore Bruce Fairbairn, richiestissimo mago della consolle da parte delle band hard'n'heavy che dominano le classifiche di Billboard.

Le avvisaglie per un approccio maggiormente accessibile erano già state sviscerate in alcuni episodi dei due precedenti album, ma è soltanto con "The Razors Edge" che le intenzioni raggiungono la piena realizzazione. "Thunderstruck" è storia, con quel riff ossessivo di Angus che era già stato abbozzato in "Sink The Pink", "Who Made Who" e "Two's Up", senza tuttavia mai giungere ad una simile, mostruosa efficacia in termini di energia ed incisività. Se "Fire Your Guns" sembra riproporre per un attimo le situazioni senza compromessi di "Flick Of The Switch", "Money Talks" diventa immediatamente una hit da grande arena, con tanto di hooklines studiate appositamente per ottenere un massivo airplay. Chi partecipò al Monsters Of Rock del 1991, ricorderà ancora la pioggia di dollari con l'effige di Angus stampata, fatta scendere sulla folla durante l'esecuzione del pezzo, esattamente dopo l'assolo di chitarra.

La title-track inscena un'atmosfera drammatica ed apocalittica, col relativo testo che pare rifletterne la profondità, sulla stessa scia lirica adottata da "Send For The Man" di "Fly On The Wall". Ovviamente si tratta di un episodio a sé stante, poiché gli AC/DC non sono mai stati gruppo da tematiche troppo seriose, infatti col blues metallizzato di "Mistress For Christmas" si torna a rockare & rollare in libera spensieratezza. "Rock Your Heart Out" e "Are You Ready" insistono nella proposta di un rock duro ed anthemico come loro tradizione, tuttavia suona chiara pure l'intenzione di sgravare il dosaggio elettrico con linee melodiche e cori maggiormente appetibili al mainstream. Se ci fossero dubbi sulle generalità dei pezzi, ci pensa comunque il cantato "cartavetrato" di Brian Johnson a fugare dubbi ed incertezze.

Per la prima volta nella loro carriera, un disco degli AC/DC abbatte il muro delle dieci canzoni, segno dei tempi che corrono e del passaggio di testimone tra i supporti in vinile ed in compact disc. La cosa non diventa automaticamente un vantaggio, perché se la rocciosa "Got You By The Balls" e le ben più accessibili "Shot Of Love" e "Let's Make It" continuano a mantenere il disco su quotazioni elevate, lo stesso non si può dire per il duo conclusivo composto da "Goodbye And Good Riddance To Bad Luck" ed "If You Dare". Non mi piace utilizzare l'abusato ed ormai insopportabile termine "filler", però mi sento di affermare che la loro presenza in scaletta contribuisce ad un leggero abbassamento della media generale, quasi come se fossero state inserite semplicemente per alzare il minutaggio e non per reale convinzione.

"The Razors Edge" è l'album che riporta definitivamente gli AC/DC al top delle gerarchie mondiali, dopo i tentativi di "Fly On The Wall" e "Blow Up Your Video". Indubbiamente una grossa parte del merito va assegnata a "Thunderstruck", divenuta nel corso degli anni non solamente un'autentica icona rock, ma anche un fenomeno di costume trasversale, tra cinema, televisione, ed immaginario collettivo.
Quando fama ed eccellenza vanno a braccetto: a volte succede.


ALESSANDRO ARIATTI







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