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DARE "OUT OF THE SILENCE" (1988)



Aprile 1989, serata di primavera mite e spensierata. Con due miei cari amici, mi reco al Palasport di Parma, per una delle date italiane degli Europe, impegnati nel loro tour di supporto ad "Out Of This World". Non so nemmeno se siano previste bands di supporto, il biglietto non arreca alcuna dicitura in proposito. Però si abbassano le luci abbastanza presto, quindi è evidente che qualcuno si esibirà prima di Joey Tempest e soci. Vedo un tizio riccioluto alla voce con una tastierina tipo Sandy Marton a tracolla, ed altri quattro personaggi che lo accompagnano ai relativi strumenti. Dal momento in cui questi cinque ceffi iniziano il loro show, è un susseguirsi di emozioni pazzesche in stile montagne russe che, credetemi, mi fanno seguire il concerto degli Europe quasi come una noiosa appendice. Scopro che la band in questione si chiama Dare, che il leader è l'ex tastierista dei Thin Lizzy ("Renegade" e "Thunder & Lightning" come curriculum vitae), tal Darren Wharton, e che hanno appena pubblicato un album dal titolo "Out Of The Silence". Siccome è domenica sera, la mattina successiva mi reco presso il negozio di fiducia per acquistare quel prezioso pezzo d'arte, che ancora oggi considero il più grande album di melodic rock/AOR mai composto, registrato e pubblicato. So che si tratta di un'affermazione azzardata e magari non popolare, ma in quel disco c'è tutto ciò che personalmente ho sempre richiesto alla musica rock/metal in generale: intensità oltre ogni limite, armonie celestiali/ancestrali, ed un respiro epico sconosciuto alla quasi totalità degli esponenti (anche i nomi più altisonanti) del settore. Wharton, da keyboard man "nascosto" alla corte di Phil Lynott, si erge a gigantesco vocalist, sfoggiando un'ugola dai toni caldi e pastosi, perfetto viatico per innalzare alla statura di capolavori assoluti canzoni come "Into The Fire", dal monumentale riff di tastiere, il singolo "Nothing Is Stronger Than Love" (quasi la risposta anglosassone alle Heart di "Alone"), oppure la celtica "The Raindance", una pagana danza tribale attorno al fuoco, circondati dalle brume scozzesi. La maestria creativa e l'eleganza esecutiva del gruppo lascia letteralmente senza fiato in "King Of Spades", toccante tributo allo scomparso ex compagno di avventure Phil Lynott, con Darren che sussurra disperatamente le sue parole, quasi a voler richiamare il leader dei Thin Lizzy ad un'ultima, fugace rimpatriata prima del Valhalla. Il prolungato assolo di Vinny Burns, che nel giro di qualche anno diventerà il chitarrista di fiducia di Gary Hughes nei Ten, altra meraviglia hard rock britannica, strappa letteralmente il cuore. Sono ovviamente presenti anche tracce potenzialmente “spaccaclassifiche”, come l’opener “Abandon”, l’immediata “Runaway”, col suo mood “acchiappalike”, oppure la più robusta “Heartbreaker”, ed anche in queste occasioni siamo alla presenza di episodi caratterizzati da eccellenza assoluta. “Return The Heart” e “Don’t Let Go” chiudono lo spettacolo all’insegna di una verve melodica molto personale, che si distingue orgogliosamente dalla massa grazie anche all’inconfondibile voce di un Darren Wharton “leonino” nel suo approccio dietro al microfono. “Out Of The Silence” rappresenta un “unicum” nel colorato mondo dell’AOR di quegli anni, e purtroppo gli stessi Dare si butteranno nel calderone dell’omologazione col secondo “Blood From Stone” (1991), un album qualitativamente ottimo, ma molto più in linea con i canoni estetici e le “regole” imposte dal genere in questione. Dopo un momentaneo scioglimento, la band si riformerà in occasione di “Calm Before The Storm” (1998), che riprenderà le atmosfere “epic celts” del disco di cui stiamo parlando, anche se in versione molto meno ridondante e più asciutta. Tuttavia, la “gloria” originaria è contenuta tra i solchi di questo masterpiece.


ALESSANDRO ARIATTI






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