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GAMMA RAY "SIGH NO MORE" (1991)



Kai Hansen
 sente puzza di bruciato negli Helloween. Giusto il tempo per registrare la seconda parte di "Keeper Of The Seven Keys", di partecipare al tour promozionale a supporto del disco, ed il chitarrista tedesco saluta tutti. C'è la rogna legale tra Noise ed EMI da dirimere, e Kai non ha nessuna intenzione di rimanere fermo ai box per tre anni, come succede invece ai suoi ex compagni. Tanto è il tempo che intercorre prima di rivedere nei negozi un nuovo album a nome Helloween, per la storia "Pink Bubbles Go Ape" (1991).


Carriera finita per Hansen?
Manco per sogno. I Gamma Ray, sua nuova creatura musicale messa in piedi in quattro e quattr'otto grazie alla partnership stipulata col prodigioso Ralf Scheepers (ex Tyran' Pace), pubblicano l'esordio "Heading For Tomorrow" sul finire del 1989. Il disco prosegue sostanzialmente il discorso della sua ex band, e se certi meccanismi sembrano ancora da oliare, pezzi come "Space Eater", "The Silence" e la lunga metal-suite che lo intitola, rappresentano ancora oggi alcuni degli apici assoluti nel ricchissimo songbook "Hanseniano".
Scheepers è la ciliegina sulla torta, un cantante dall'estensione pressoché infinita che, francamente, fa rimpiangere il meno possibile Michael Kiske. Anche perché "armato fino ai denti" di una timbrica che lo candida a novello Rob Halford. A proposito di Judas Priest, all'uscita di "Sigh No More" non sono pochi i fans che accusano l'album di tradimento nei confronti di quel power/speed dai contenuti "allegri" che ha fatto la fortuna, artistica e commerciale, degli Helloween. Una scelta che si sarebbe riflessa sull'adozione di sonorità decisamente prossime agli autori di pietre miliari quali "British Steel", "Screaming For Vengeance" e "Defenders Of The Faith".

Il disco suona sicuramente più oscuro rispetto agli standard di Kai, ma se è vero l'abusato motto che la musica rispecchia il tempo in cui viene concepita, allora i venti di guerra nel Golfo influenzano sicuramente le mosse del gruppo.
Un nuovo conflitto che rischia di bruciare il mondo, dopo quasi mezzo secolo di pace, non lascia indifferente Hansen, da sempre molto allergico al potere precostituito ed alle "verità ufficiali". Il cingolato "Changes" apre le ostilità nel segno di un mid-tempo Priestiano, per poi sparare tutti i restanti proiettili in un finale dalle ritmiche ben più sostenute. Scheepers è fenomenale, e non stupisce affatto che gli stessi Tipton e Downing lo avrebbero audizionato un paio d'anni dopo per tastare le sue competenze come erede del succitato Rob Halford. Kai non gli perdonerà mai "l'affronto", e nonostante i Judas preferiranno avvalersi dei servigi di un illustre sconosciuto come Tim "Ripper" Owens, le porte dei Gamma Ray, per lui, resteranno chiuse per sempre.

Tornando a bomba su "Sigh No More", non è ovviamente solo "Changes" a parlare la popolarissima vulgata dei Priest; "As Time Goes By", ad esempio, è una fucilata a pericolosa reazione pirica, che supporta la sintassi della celebre "Freewheel Burning". "Countdown", bonus track della versione CD (siamo ancora nel bel mezzo della transazione tra supporti fisici), macina un riff basico che puzza di AC/DC, nello stesso modo in cui "You've Got Another Thing Coming" piegava la prosopopea tipicamente Judas a soluzioni di immediata comunicazione.
Non mancano i brani più "happy", tipo il singolo "Rich & Famous", ennesima variazione al tema sull'altare di "I Want Out", oppure "One With The World", con quelle melodie solari che stemperano la drammatica aurea di un album tutt'altro che "positivo". Almeno per gli standard di Hansen. Lo dimostrano tracce che denunciano un realismo amaro e rassegnato come "(We Won't) Stop The War", ma soprattutto "Father And Son", sulla quale si staglia imperioso il fantasma dei Queensryche di "Empire".
Se "Start Running" gioca ancora una volta in casa Judas Priest, quasi fosse una sorta di preview di quei Primal Fear che avrebbero formato di lì a poco Ralf Scheepers e Mat Sinner, "Dream Healer" anticipa le atmosfere sognanti e misteriose di "Land Of The Free".

La conclusiva "The Spirit" congeda "Sigh No More" quasi in leggiadria, con un refrain epico che sembra il giusto viatico per lasciare un buon ricordo di sé presso il pubblico. I Gamma Ray continueranno ad incantare per molti anni, tra un "Insanity And Genius", un "Land Of The Free" ed un "Somewhere Out In Space", tutti album quasi universalmente apprezzati dalla comunità heavy/power, piazzata sulle roccaforti di resistenza contro il modernismo che avanza. Meglio dire "che avanzava", vista la miserrima sorte che è toccata a determinati trend imposti all'epoca.

"Sigh No More" fa egregiamente la parte del fratello poco espansivo e ciarliero, ma non per questo meno valoroso.
Da riscoprire, e con tutti gli onori del caso.


ALESSANDRO ARIATTI








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