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STORIA DI UN ALBUM RINNEGATO: "MOTLEY CRUE" COMPIE 30 ANNI

 



"Dr. Feelgood" fa sfracelli. Primo ed unico album dei Motley Crue a raggiungere la vetta delle charts americane, il 33 giri segna il momento di maggior successo della band. Come spesso succede, da lì a perdere il contatto con la realtà è un attimo. Vince Neil inizia ad estraniarsi dagli altri tre "fratelli di rock'n'roll", e la pubblicazione del suo lavoro solista "Exposed" (1992) diventa la pietra che seppellisce un unione teoricamente a prova di bomba. Incassato il colpo dell'abbandono del loro cantante storico, Nikki Sixx, Tommy Lee e Mick Mars si interrogano seriamente sul futuro del gruppo senza quello che, volenti o nolenti, li aveva identificati presso il pubblico in volto e voce. C'è poi un altro fattore di non poco conto da considerare: l'heavy metal 80's è in fase di declino commerciale, soppiantato da quel movimento di Seattle passato alla storia come "grunge". Niente più costumi di scena shock, ma semplici jeans stropicciati e camicioni da battaglia: niente più anthem da urlare a squarciagola, ma un rock dimesso non tanto nell'elettricità, quanto nella dinamica. Chiaro che se i Motley Crue hanno rappresentato gli Eighties per forma e sostanza, la decade appena iniziata si apre sotto ben altri auspici. Al diavolo la coerenza stilistica, perché gli autori di "Dr. Feelgood" non possono accontentarsi di fare da comprimari: pretendono le luci della ribalta su di loro. I tre su guardano in giro, ed individuano in John Corabi dei The Scream un papabile sostituto di Neil, nonostante una timbrica totalmente differente. Nasale e ben poco tecnica quella di Vince, poderosamente "a pieni polmoni" quella di John. Si dice che Corabi sia venuto venuto a conoscenza del fatto che Sixx si fosse dichiarato un fan di "Let It Scream", primo disco dei succitati The Scream, attraverso un'intervista su Spin. Dopo aver letto l'articolo, il cantante americano si premurò di contattare Doug Thaler, manager dei Motley Crue, per poter avere il numero di telefono dello stesso Sixx e per poterlo ringraziare personalmente degli apprezzamenti. Da cosa nasce cosa, e quando Neil abbandona il gruppo, il primo nome che frulla per la testa di Nikki è ovviamente quello di Corabi. 
È proprio il bassista a comunicare personalmente a John la fuoriuscita di Vince, invitandolo per dei provini come possibile nuovo membro della band. Nonostante la pubblicazione del best of "Decade Of Decadence" spezzi l'attesa, ci vogliono dunque quasi cinque anni per rivedere un album di inediti firmato Motley Crue in circolazione. Confermatissimo Bob Rock alla produzione, che aveva stupito il mondo con il sound incredibilmente futuribile di "Dr. Feelgood", il rinnovato quartetto si ritrova a Vancouver per intavolare un piano comune. Al di là della presenza di Corabi al posto di Neil, è proprio il metodo di composizione a subire mutamenti non secondari. Per la prima volta, Sixx si trova a collaborare con un cantante che scrive pure i testi, e Mars viene affiancato da una seconda chitarra, visto che John, oltre a cantare, se la cava assai bene con lo strumento. Il risultato è un disco abrasivo, cattivo, feroce: certo, non nel modo in cui erano abituati i fans del gruppo, perché il suono è concorrenzialmente contemporaneo. Qui lo scrivo e qui lo firmo, anche col sangue: curioso che il miglior disco "grunge" della storia sia stato scritto da una hair metal band, ovvero il simbolo di tutto ciò che il Seattle sound avrebbe voluto combattere. Eppure canzoni come "Power To The Music", "Uncle Jack" o "Hooligan's Holiday" affrontano a viso aperto Soundgarden, Pearl Jam o Alice In Chains, con una ferocia sconosciuta agli esponenti del nuovo che avanza. Questione di attitudine, questione di rock'n'roll che ribolle nel sangue, a discapito dei milioni già intascati nella decade precedente.


Corabi è un uragano, e trascina l'intera ciurma in un viaggio musicale "inedito", costringendo le abilità degli altri tre a spingersi oltre il limite finora conosciuto. Basti una "Misunderstood" per carpire l'animus pugnandi Zeppeliniano che zampilla inaspettato dalle note di una chitarra 70's, oppure il groove micidiale di "Til Death Do Us Part", con un Tommy Lee che va ben oltre i trucchetti da circo (meravigliosi) della batteria rotante in aria. Forse gli unici riferimenti al passato vengono raccolti da "Poison Apples" e "Welcome To The Numb", nonostante il clima festaiolo non sia minimamente paragonabile ai fuochi d'artificio di un "Girls Girls Girls" o di un "Dr Feelgood". Ma sono solo bagliori di reminiscenza, perché le frustate di "Hammered" e "Smoke The Sky" sostengono la scelta generale di un disco che non vuole nemmeno sentir nominare la parola "nostalgia".


Viene scelto come titolo semplicemente "Motley Crue", proprio per sottolineare l'inizio di una rinnovata fase della band, e questo probabilmente urta non poco la sensibilità dei fans storici. Nella settimana della sua uscita, l'album scala la classifica USA fino ad un promettente settimo posto, ma qui si ferma tutto. Elektra inizia una sorta di "boicottaggio" silenzioso nei confronti del disco: zero promozione e pochissimi passaggi su MTV, soprattutto dopo un'intervista in cui Sixx minaccia di far saltare i denti al conduttore per le sue domande, considerate "stupide". I quattro escono dallo studio a metà trasmissione, incazzati come belve, giocandosi il credito residuo presso la potentissima emittente televisiva. Le date del tour vengono continuamente aggiornate a livello di location, passando dagli stadi ai teatri, fino ad arrivare a livello club: da lì alla cancellazione per il totale disinteresse manifestato dal pubblico, il passo è breve. Dirà Sixx tanti anni dopo, nel suo malcelato tentativo di screditare il disco: "fu un lavoro poco focalizzato, e lavorare con Corabi si rivelò un processo doloroso: voleva scrivere le lyrics, ma non ne era capace". Ovviamente la risposta di John non si fa attendere: "Non capisco perché, secondo Nikki, io sia diventato uno dei peggiori stronzi che camminano su questa terra: realizzammo un grande album, e l'unico errore fu quello di intitolarlo 'Motley Crue'. Non puoi fare una cosa simile se si tratta dell'unico disco privo di Vince. Ci tagliammo le gambe da soli, con quella scelta". L'album si ferma ad un misero (per i loro standard) disco d'oro, arrivando alle 500.000 copie vendute, un risultato che, se confrontato ai 6 milioni di "Dr Feelgood", si commenta da solo. Eppure "Motley Crue" ha guadagnato diversi ammiratori nel corso del tempo e, se lo confrontiamo a tutto ciò che è stato prodotto in seguito dal gruppo, si potrebbe addirittura aggiungere l'appellativo di "capolavoro". Eresia? Non credo proprio.


ALESSANDRO ARIATTI 

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