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KICK AXE "WELCOME TO THE CLUB" (1985)



Canadesi di passaporto, provenienti esattamente da Regina, cittadina del Saskatchewan, i Kick Axe nascono nella seconda metà degli anni '70 come cover band dei gruppi rock che vanno per la maggiore. Roba tipo Led Zeppelin o The Who, giusto per capire l'antifona. Tuttavia è soltanto dal 1982 che la band inizia a farsi notare come autrice di musica originale, facendo una scelta di campo ben precisa nei riguardi del genere rampante per antonomasia: l'heavy metal. Entrati nelle grazie del produttore Spencer Proffer, responsabile di aver trainato "Metal Health" dei Quiet Riot al numero 1 delle classifiche americane, i Kick Axe varcano le soglie degli studi di un prestigioso studio di Hollywood per registrare le tracce di quello che sarebbe diventato "Vices", disco d'esordio licenziato da Epic Records che raggiunge in breve tempo lo status di disco d'oro. Ne conseguono tour redditizi al fianco di gente già affermata come Whitesnake, Ratt, Judas Priest, Krokus, in un tripudio metallico che ben rappresenta l'irripetibile stato di grazia del genere in quegli anni. Pochi ne saranno a conoscenza, ma è proprio in quel periodo che il cantante George Criston viene audizionato da Toni Iommi dei Black Sabbath, alla ricerca del sostituto di Ian Gillan, nel frattempo tornato alla corte dei Deep Purple.

Il "colpo grosso" non va in porto, così il gruppo si concentra sul successore del succitato "Vices". Proffer non può essere presente per precedenti impegni lavorativi, così lascia l'onere della produzione al suo vice, Randy Bishop. "Welcome To The Club" è, se possibile, addirittura superiore al primo album: la statura compositiva dei Kick Axe si è infatti ulteriormente affinata, convogliando nel sound anche elementi di estrema raffinatezza, arpionati dal class/hair metal così popolare a quei tempi.

Non si pensi tuttavia ad una "commercializzazione" della proposta, soltanto ad un upgrade dei meccanismi di scrittura e dei relativi arrangiamenti. La title-track, ad esempio, è uno spaccato di heavy rock potente ed elegante allo stesso tempo, con le chitarre di Larry Gillstrom e Raymond Harvey a creare un reticolato quasi geometrico sul quale innescare melodie dalla micidiale efficacia.

E se "Feels Good, Don't Stop" cita in modo più o meno diretto i Queen di "Another One Bites The Dust", potenziandone ovviamente i contenuti elettrici, "Comin' After You" è una semi-ballad che alterna strofe soffuse ad un refrain tanto maestoso quanto orecchiabile, sulla scia dei magistrali Scorpions di "No One Like You".

Siamo nel 1985, il metal viene ancora visto come una sorta di "blocco unico", nel quale confluiscono le suggestioni delle band più disparate, che poi vengono elaborate dai protagonisti di turno. In questa ottica, tanto per capirci, si devono vedere brani come "Make Your Move" e "Hellraisers", dove l'indubbia sintassi AC/DC non è una sterile riproduzione di schemi già visti e sentiti, ma il pretesto per apporre in calce la firma su un contesto artistico così prestigioso ed influente.

Giusto per confermare l'esistenza di un sistema di interscambio creativo tanto capillare nella scena hard'n'heavy del periodo, nonostante la totale assenza di qualsiasi tipo di "connessione" virtuale, si può assolutamente sostenere che il ritmo martellante di "Feel The Power" è destinato a diventare fonte motivazionale per i connazionali Sword di "Stoned Again", uno dei brani di punta contenuti nel capolavoro "Metalized" (1986).

"Never Let Go" e "Too Loud...Too Old" si posizionano ai vertici opposti dell'ideale prisma realizzativo firmato Kick Axe: la prima è uno struggente slow dalle tinte crepuscolari e malinconiche, la seconda una tipica cavalcata sull'elisir del rock come pozione di eterna giovinezza. Non stupisce nemmeno una bella cover di "With A Little Help From My Friends" dei Beatles (come guest troviamo Rik Emmett dei Triumph, la nota vocalist Lee Aaron, i chitarristi John Albani ed Alfie Zappacosta), eseguita con profondo rispetto verso l'originale, ma senza esagerare nell'ossequio reverenziale.

"Welcome To The Club" riceve una buona accoglienza, anche se la band si ritrova improvvisamente in guai finanziari a causa di un management con le mani bucate. Ci sarà tempo per un altro disco dal titolo "Rock The World" (1986), dopo di che sui Kick Axe scenderà un lungo ed immeritato oblio, fino ad un fugace ritorno sulle scene con "IV" (2004), CD licenziato dalla label tedesca indipendente MTM. Ovviamente sono altri tempi, che non consentono sogni, ma solo incubi.


ALESSANDRO ARIATTI




 

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