I Vanadium "Mark 2" sono qualcosa di completamente diverso dai "prime movers" che inaugurarono la scena metal-rock degli 80's. Non nel "personale" di servizio, ovviamente, ma nella presa di coscienza di un mercato musicale totalmente mutato. Quando uscì "Nel Cuore Del Caos", il caporedattore di Metal Shock mi telefonò e mi chiese se fossi interessato ad un incontro con Pino Scotto e Steve Tessarin in quel di Milano, per l'ascolto in anteprima del nuovo disco e relativa recensione/intervista. Come dire di no? Seguivo la band da sempre, avevo tutti i loro LP: insomma, potevo essere considerato ufficialmente un vero e proprio "fan". Venne a prendermi in Stazione Centrale il loro manager/produttore dell'epoca, Giulio Kaliandro, che mi condusse fino allo studio dove, ad attendermi, trovai Pino Scotto e Steve Tessarin. Pochi preamboli, un benvenuto un pò burbero e, dopo qualche secondo, iniziò a risuonare "Piazza San Rock", prima traccia del demo tape che mi venne poi consegnato. Scaletta completamente diversa da quella che sarebbe diventata la "list" sul CD ufficiale, come si può evincere dalle due foto qua sotto.
Per la prima volta, il gruppo milanese affrontò la lingua italiana nei testi, un'idea probabilmente figlia della collaborazione lirica tra Pino Scotto e Norman Zoia, inizialmente sull'album solista "Il Grido Disperato Di 1.000 Bands", poi nel Progetto Sinergia: quest'ultimo assieme a personaggi di richiamo come Luigi Schiavone (chitarra storica di Enrico Ruggeri) e Antonio Aiazzi (tastierista dei Litfiba). Nel periodo intercorso tra "Seventheaven" (1989) e "Nel Cuore Del Caos" (1995), i Vanadium si divisero letteralmente in due. Pino Scotto e Lio Mascheroni da una parte, Tessarin e Zanolini dall'altra. Ricordo ad esempio, con molto piacere, il demo degli Iceberg, quintetto che gli stessi Steve e Ruggero promossero per un breve periodo. Dopo aver letto la recensione della tape su Metal Shock, contattai direttamente Tessarin, che mi recapitò in brevissimo tempo il lavoro. Tre brani in inglese, tre in italiano, uno stile hard rock melodico alla "Seventheaven" che avrebbe potuto conquistare i fans di Dalton, Treat o Talisman. Ovviamente la notizia del ritorno dei Vanadium provocò ben altri chiacchiericci ed entusiasmi.
"Vodka e Luna" era il sentito omaggio del gruppo al grande ballerino Rudolf Nureyev e, sia musicalmente che testualmente, l'enfasi empatica traspariva tutta: soprattutto da parte di Scotto e Tessarin, autore di interventi solisti eccelsi. L'hard'n'roll di "Sono Sotto Shock", così come i graditi "luoghi comuni" 80's della ballad pianistica "Ancora On The Road", dimostravano come i Vanadium fossero pronti alla sfida del decennio in corso, ma con i piedi ben piantati in quello precedente. Unica nota stonata, almeno per quanto mi riguarda, fu l'esclusione di "Finché C'è Musica Che Va", cover riadattata nelle lyrics di Zoia del brano "Summer Of '69" (Bryan Adams). Per questioni di diritti d'autore, i Vanadium avrebbero dovuto presentare la richiesta molti mesi prima, ma ormai l'uscita del CD era programmata. Dovettero fare quindi buon viso a cattivo gioco, registrando praticamente in presa diretta il pezzo con lo stesso testo (ovviamente in inglese) scritto da Adams. Risultarono penalizzate soprattutto le parti di Pino Scotto, e fu un vero peccato.
Lo stesso cantante milanese è stato sempre molto critico nei confronti di questo album: "dovevo continuare a farmi gli affari miei" è una delle dichiarazioni più gentili nei confronti del disco. Eppure, complice anche la mia grande ammirazione per il gruppo, ebbi occasione di seguire il tour successivo per alcune date. Ok, i locali erano piccoli, l'affluenza non paragonabile ai tempi del Rolling Stone di Milano, eppure Giulio Kaliandro riuscì a procurare loro tante serate. La mia amicizia con la band si cementò proprio nel corso di quel periodo: ricordo ancora una bellissima data sul Lago di Garda, preceduta da un'ottima cena a base di pesce. Con Pino Scotto mi lega un'amicizia che mi onora e gratifica allo stesso tempo: magari possono passare mesi senza sentirci, ma quando accade, è come se la corrispondenza non si fosse mai interrotta. "Nel Cuore Del Caos" non sarà certo l'esemplare più significativo della discografia Vanadium, eppure il suo valore "affettivo" eccede abbondantemente il livello qualitativo: che ritengo comunque all'altezza, al netto di evidenti simpatie personali.
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