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DORO "ANGELS NEVER DIE" (1993)



La carriera di Doro Pesch subisce un arresto commerciale importante all'indomani del pesante insuccesso di "Doro". Un album prodotto da Gene Simmons sul quale vengono riposte aspettative altisonanti, ma che paga alcune scelte effettivamente poco logiche, come l'inclusione di ben quattro cover (quella di "I'll Be Holding On" di Gregg Almann però è un "rare diamond"), ed una pronuncia ancora perfettibile da parte della bella cantante tedesca. Parliamoci chiaro: trattasi di un buon disco, ma che ovviamente scontenta profondamente i fans duri e puri della primissima ora.

Ormai i fasti da metal thunder dei Warlock sono solamente uno sbiadito ricordo, e persino la grinta del magnifico esordio da solista "Force Majeure" pare fagocitata da produzioni mainstream ed un approccio artistico più affine ad una Pat Benatar che ad una "heavy queen". Dopo il fallimentare "True At Heart", Doro associa il proprio songwriting a quello di Jack Ponti e Vic Pepe, fautori di meraviglie AOR/class come "When Midnight Comes" dei Surgin e "Shake Your Soul" dei Baton Rouge. Per non parlare di quel gioiello intitolato "Bed Of Nails" dei China Rain, un capolavoro rimasto nascosto nei cassetti delle major non più interessate al genere, a causa dell'avvento del grunge. Un masterpiece che, peraltro, può essere considerato anche un piccolo orgoglio italiano, dato che vedrà la luce solamente grazie alla straordinaria operazione di recupero della nostra Dig-It. Ponti appare pure tra i credits di "Shot Through The Heart" (Bon Jovi), "Sweet Obsession" (Bonfire), "Somebody's Waiting" (Keel) e tante altre, ma questo è un discorso che ci porterebbe troppo lontano.

"Angels Never Die" esce nel 1993, e nonostante un eccellente livello di scrittura, appare purtroppo palese a tutti che si tratti di un sound ormai obsoleto, che avrebbe tuttavia potuto fare la differenza anche soltanto quattro/cinque anni prima. La copertina, fumettistica e glamour allo stesso tempo, si riconnette al periodo "Triumph And Agony"/"Force Majeure", ma i contenuti ne sono poco assimilabili. Molto più di "Doro", questo è il vero AOR album di "Frau" Pesch, con quei cori perfettamente geometrici, magari standard per chi è già avvezzo al settore, ma che ti inchiodano fin dal primo ascolto per la loro vena frizzante e sbarazzina. E se l'opener "Eye On You" non può che rimandare ai già citati Baton Rouge, "Bad Blood" sembra praticamente il sequel di quella "Rock On" (Black'n'Blue) coverizzata proprio nel pomo della discordia "Doro". Con "Last Day Of My Life" si fanno invece strada atmosfere umbratili, come quelle che avevano caratterizzato il precedente "True At Heart": se sostenessimo di ritrovarci dalle parti di "House Of Broken Love" dei Great White, non ci allontaneremmo poi molto dalla realtà. Peccato che non siano più i chiari di luna giusti per il blues "addomesticato" da classifica, perché un brano simile, ai tempi della Alannah Myles di "Black Velvet", avrebbe potuto contare su ben altre chance di "sfondamento".

Stesso discorso vale per le scalcianti "Cryin" e "You Ain't Lived (Till You're Loved)", tipiche tracce a presa rapida che sembrano sbucare direttamente dai solchi di uno "Slippery When Wet" o di un "New Jersey": ovvero quando Bon Jovi era Bon Jovi, e non il sosia imborghesito ed imbolsito di Clinton. La bionda valchiria gioca la carta da novanta con "So Alone Together", nella quale dimostra di non aver dimenticato i Procul Harum di "A Whiter Shade Of Pale" già santificati su "Force Majeure", tessendo una tela di armonica coralità che sfocia in un crescendo irresistibile di melodia. Mi ripeto ancora una volta: solamente il momento storico preclude ad un brano simile di scalare le vette delle chart internazionali. E che dire di "All I Want", nella quale la mano di Vic Pepe si rivela pesante come un macigno? Un inarrestabile inno da arena rock, purtroppo "sterilizzato" da circostanze esterne grame ed infami.

Come i suoi recenti predecessori, anche "Angels Never Die" deve accontentarsi di una tiepida accoglienza, precludendo a Doro una possibile affermazione come AOR Goddess. Peccato. Il cambiamento di rotta stilistico, conseguente al parziale fallimento commerciale di "Angels Never Die", le ha comunque permesso di perpetrare una carriera piena di riconoscimenti e soddisfazioni fino ai giorni nostri.

E con pieno merito.


ALESSANDRO ARIATTI



 




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