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GOW "MR. TIPPEL" (1984)



C'è un periodo in cui i Gow sembrano sulla rampa di lancio, se non del metal mondiale, almeno di quello europeo. Stiamo ovviamente parlando dei rampanti anni '80, quando non è impossibile sognare in grande, e soprattutto l'aria che si respira trasuda magia ed ispirazione. In pochi mesi, me li ritrovo davanti su palchi importanti in ben due occasioni che non esito a definire storiche: la prima, al Monsters Of Rock italiano inaugurale del 1987 tra i gruppi di apertura (assieme a Skanners e Black Swan) del piatto forte della giornata, rappresentato da nomi altisonanti quali il leggendario Dio e le allora giovani "sensazioni" Helloween.

La seconda a dicembre dello stesso anno, location Palasport della "solita" Reggio Emilia, come opener dei "rinnovati" Black Sabbath che hanno appena rilasciato lo splendido "Eternal Idol".

A dire il vero, nelle circostanze succitate la configurazione del gruppo torinese è già quella "a cinque", con l'ingresso del vocalist Danny Donato dietro al microfono: grande ugola e performer di indiscutibile carisma. Tra le altre considerazioni, si può tranquillamente affermare che il 1987 resta un anno speciale per i Gow, dato che partecipano sotto lo pseudonimo di Steel Grave alla colonna sonora di Opera di Dario Argento, all'apice della sua imperitura fama. Le canzoni presentate per la soundtrack della pellicola rispondono ai titoli dell'omonima "Steel Grave" (originariamente intitolata "Headbanger") e "Knights Of The Night". Facciamo invece un sostanzioso passo indietro fino al 1984, quando viene realizzato il primo (ed unico) album dei Gow, quel "Mr Tippel" che oggi è diventato pure un prezioso "item" da collezione per i nostalgici (e non solo) di quell'epoca.

Al basso ed al canto troviamo Cosimo Fusco, alle chitarre Mauro Giuliani e Marco Trivelli, alla batteria Pino Farinella. Siamo nei primi Eighties, e chi ascolta (o suona) musica "dura" non va tanto per il sottile: Judas Priest, Iron Maiden, AC/DC, Saxon, Iron Maiden, uno vale l'altro alle orecchie degli appassionati. Ed è un bene, perché abbiamo poi visto a quale tipo di risultati ha portato la frammentazione del genere in mille sottocorrenti.

"Mr Tippel" viaggia orgogliosamente in questa direzione, con la straordinaria "Imagination" che sembra una versione più "effettata" di "Whole Lotta Rosie", oppure il class vagamente "stradaiolo" alla Dokken/Crue di "Deceiver". Il riff di "I'm Ready" farebbe resuscitare pure i morti: serrato come i Judas Priest di "You've Got Another Thing Coming", quintessenziale quanto gli AC/DC di quegli anni, il tutto racchiuso in quattro minuti di intensità pazzesca.

E se in "Come On Crazy" si riaffaccia prepotentemente l'appeal di certe realtà d'oltreoceano, con "Dirty Body" assistiamo addirittura ad uno sconfinamento su tematiche AOR, con tanto di tastiere "saltellanti" a legittimarne l'ambizione.

La title-track è invece un episodio decisamente a se' stante, che parla la favella hard rock con contorni vagamente blues, senza dimenticare quella spinta ritmica orientata verso un groove piuttosto marcato: se dico Free, non credo di allontanarmi troppo dalla realtà.

I Gow vivono in pieno "il sogno" di portare al successo l'hard'n'heavy anche nelle lande tricolori, tanto che dopo l'ingresso del già menzionato singer Danny Donato, il quintetto si prodiga nella produzione di vari demo-tape che avrebbero bisogno solo di una casa discografica seria per essere valorizzati e promozionati appieno. Nel frattempo, il loro sound si indirizza maggiormente verso il modello Dokken/Ratt, un po' come succede ad altri valorosi alfieri del periodo, tipo Danger Zone e Crying Steel, tuttavia nel 1992 i Gow decidono di sciogliersi.

In ogni caso, la bellezza di questa testimonianza ufficiale resta ad eterna memoria.


ALESSANDRO ARIATTI




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