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PALACE "RECKLESS HEART" (2024)




Michael Palace, polistrumentista e cantante di origine lituane ma passaporto svedese, non ha mai nascosto il suo sconfinato amore verso gli anni 80. Quelli del Sunset Boulevard, dove sfrecciava la bianca Ferrari di Don Johnson in Miami Vice, alla propulsione delle musiche dell'epoca. So che è difficile immaginare certi bolidi quando si viene circondati da monopattini, divenuti simbolo della salvezza del pianeta, ma ai più giovani chiedo comunque uno sforzo di immaginazione. Esisteva un altro mondo oltre a questo, posso (e possiamo) assicurarvelo. Stavolta Michael ha voluto fare le cose in grande, e fin dalle prime dichiarazioni sostiene di aver composto e registrato il suo "80's album definitivo, per caratteristiche di songwriting ma anche fedeltà nel suono di quel periodo storico". Alla luce dell'ascolto di "Reckless Heart", si può assecondare tale convincimento? Sicuramente è possibile azzardare un pronostico: se siete inguaribili nostalgici di gruppi come Aviator, Prophet, Surgin, allora l'album ha tutto il DNA necessario per un salutare salto temporale. A partire da una title-track con frequenze cristalline e tastiere in bella evidenza, una "The Widow's Web" che si distingue grazie all'incisività del refrain killer, per proseguire con una "Back To '85" che sembra uscire dalla soundtrack di Ritorno Al Futuro. Non è finita, perchè "You Give Me A Reason To Live" e "For The Love" rinnovano sincronismi che sembravano ormai sperduti alla voce Desmond Child o Jack Ponti, ma che Palace riesce a suggellare con la grandeur necessaria per renderli credibili. Non c'è un solo brano superfluo tra le undici tracce di "Reckless Heart", ed anche questa è una caratteristica comune all'epoca di riferimento. Grande album, ma grande sul serio. 


ALESSANDRO ARIATTI 




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