Passa ai contenuti principali

RAGE "TRAPPED!" (1992)



I Rage di quegli anni, in particolare di questo 1992, sono i classici gruppi heavy metal che non esistono più. Quei gruppi che, siccome non possono essere catalogati in un unico sottogenere, verrebbero scartati a priori da label settoriali che oggi dettano le tendenze.

Questa è la fine ingloriosa, anzi piuttosto meschina, che ha fatto l'heavy metal del secondo millennio: essere scritturati o meno non in base a quanto buono sia il materiale che proponi, ma all'allinearsi al trend cucito su misura per te. Vi piace così? Accomodatevi, nessun problema. 

Ma torniamo ai Rage: non che Peavy Wagner e soci non si fossero già cimentati in lavori buoni (il meditato "Secrets In A Weird World", dopo i furiosi ma un po’ sconclusionati primi passi), altri addirittura ai limiti dell'eccellenza (ricordate l'irruenza di "Perfect Man" e la pesantezza di "Reflections Of A Shadow"?), tuttavia" Trapped!" è veramente l'album che rompe definitivamente gli argini compositivi del trio tedesco. Oltre al leader supremo Wagner (basso/voce), la formazione del disco è al top: Manni Schmidt alla chitarra ed il sottovalutatissimo Chris Efthimiadis alla batteria.

Fin dall'opener "Shame On You", con la sua melodia orientaleggiante, passando per il "dritto per dritto" di "Solitary Man", arrivando alla terza traccia in scaletta, quella "Enough Is Enough" che ha tutte le caratteristiche dell'inno esaltante ma anche ruffianotto, si capisce immediatamente di avere tra le mani un'opera estremamente eterogenea. Eterogeneamente heavy metal, intendo, a 360 gradi.

Il filo conduttore invisibile del CD, in fondo, è tutto qui: semplice e lineare. Tredici canzoni, diciamo dodici, vista la presenza di una cover ("Fast As A Shark" degli Accept), e non un solo episodio da scartare: distillati di classe cristallina vengono centellinati con cura tra le melodie di "Take Me To The Water", nei reticolati di chitarra e nelle trame di batteria di "The Body Talks", oppure nella stentorea ballad "Not Forever". Un tripudio di songs nulla meno che straordinarie, senza alcuna interruzione di continuità. "Medicine", "Questions", "Beyond The Wall Of Sleep", "Baby, I'm Your Nightmare", "Difference": scegliete pure dal mazzo, ma qualsiasi carta abbiate scelto, vi troverete in mano sicuramente un jolly. Ed in quanto tale, vincente.

Certo, la voce di Peavey Wagner non è ancora così perfettamente "levigata", foneticamente irreprensibile, e sonoramente tonante, come risulterà invece soprattutto nel periodo sinfonico, inaugurato quasi per caso dal mini-CD "Lingua Mortis", che sarà destinato a diventare incredibilmente uno dei best seller assoluti del gruppo: tanto da "costringerli" praticamente alla registrazione del full lenght "XIII".

Un album formalmente perfetto, quello appena citato, e che personalmente ho sempre considerato come il loro "black album". Certo, se parliamo di "anima" e spontaneità, il confronto con ”Trapped!” (ma anche col successivo "The Missing Link") si rivela decisamente impietoso. La produzione del CD è affidata alle esperte mani di Sven Conquest, che noi italiani ricordiamo soprattutto per aver “battezzato” il suono di "Heavy Demons" dei Death SS, diventato nel tempo uno dei must nazionali.

I Rage di primi anni ‘90 sono un’autentica forza della natura, e su questo “Trapped!” soffia il vento della “tempesta perfetta”.


ALESSANDRO ARIATTI



Commenti

Post popolari in questo blog

INTERVISTA A BEPPE RIVA

C'è stato un tempo in cui le riviste musicali hanno rappresentato un significativo fenomeno di formazione personale e culturale, ed in cui la definizione "giornalista" non era affatto un termine usurpato. Anzi, restando nell'ambito delle sette note, c'è una persona che, più di tutte, ha esercitato un impatto decisivo. Sia nell'indirizzo degli ascolti che successivamente, almeno per quanto mi riguarda, nel ruolo di scribacchino. Il suo nome è Beppe Riva. E direi che non serve aggiungere altro. La parola al Maestro. Ciao Beppe. Innanzitutto grazie di aver accettato l'invito per questa chiacchierata. Per me, che ti seguo dai tempi degli inserti Hard'n'Heavy di Rockerilla, è un vero onore. Inizierei però dal presente: cosa ha spinto te e l'amico/collega storico Giancarlo Trombetti ad aprire www.rockaroundtheblog.it? Ciao Alessandro, grazie a te delle belle parole. L'ipotesi del Blog era in discussione da tempo; l'intento era quello di ritag...

WARHORSE "RED SEA" (1972)

Sul blog abbiamo già parlato del primo, omonimo album dei Warhorse, band nata dall'ex bassista dei Deep Purple, Nick Simper. Il loro debutto, datato 1970, esce in un periodo abbastanza particolare dove, il beat prima ed il flower power poi, si vedono brutalmente scalzati da un suono ben più burrascoso e tumultuoso. Il succitato Simper, pur avendo fatto parte "soltanto" degli albori (i primi 3 dischi) dei Deep Purple, vede la sua ex band spiccare letteralmente il volo con il rivoluzionario "In Rock", contornato a propria volta da altre perniciose realtà quali Led Zeppelin o Black Sabbath. "Warhorse" suonava esattamente come il giusto mix tra l'hard rock "Hammond-driven" di Blackmore e soci, e le visioni dark di Toni Iommi. Il 33 giri, nonostante l'eccellente qualità di tracce tipo "Vulture Blood", "Ritual" e "Woman Of The Devil", non vende molto. Anzi, contribuisce al rimpianto di Simper di essere stato sc...

LABYRINTH: "IN THE VANISHING ECHOES OF GOODBYE" (2025)

Se quello che stiamo vivendo quotidianamente, ormai da una ventina d'anni, non fosse un fottutissimo "absurd circus"; se esistesse una logica a guidare le scelte della mente umana, divenuta nel frattempo "umanoide"; se insomma non fossimo nel bel mezzo di quel "Pandemonio" anticipato dai Celtic Frost quasi 40 anni fa, i Labyrinth dovrebbero stare sul tetto del mondo metal. Nessuna band del pianeta, tra quelle dedite al power & dintorni, può infatti vantare, neppure lontanamente, una media qualitativa paragonabile ai nostri valorosi alfieri dell'hard'n'heavy. Certo, hanno vissuto il loro momento di fulgore internazionale con "Return To Heaven Denied" (1998), della cui onda lunga ha beneficiato pure il discusso "Sons Of Thunder" (2000) che, ricordiamolo ai non presenti oppure ai finti smemorati, raggiunse la 25esima posizione della classifica italiana. Poi la "festa" terminò, non in senso discografico, perché...