Passa ai contenuti principali

NIGHTWISH "YESTERWYNDE" (2024)



Sarebbe ora di finirla con le "nostalgie", soprattutto nel caso di gruppi come i Nightwish. Sento ancora in giro lagne che rimpiangono i tempi di "Once", o addirittura quelli di "Oceanborn". Come se tre decadi non fossero un tempo consono per la giustificazione di determinati mutamenti stilistici. Tuomas Holopainen ha sviluppato ormai un tale perfezionismo nell'organizzazione di dinamiche orchestrali che non mi stupirei affatto se venisse ingaggiato da qualche casa produttrice di Hollywood come autore di colonne sonore. In particolare, dall'album "Dark Passion Play" in poi, nonché da quella "The Poet And The Pendulum" che ancora risuona nelle orecchie come classico del nuovo millennio, il tastierista ha definitivamente mollato gli ormeggi della fantasia. I Nightwish di oggi sono ormai un puzzle stilistico ibrido e difficilmente scindibile in più parti: la cifra "cinematografica" è diventata ben più di un bonus, affermandosi saldamente come pilastro del loro suono. E non è un caso che Tuomas abbia sentito di avere mano libera dall'ingresso di Floor Jansen: l'unica voce al mondo che possa affrontare le tonalità liriche del primo periodo e le sinuose inflessioni dell'epoca "Dark Passion Play"/"Imaginaerum" con la medesima credibilità. "Yesterwynde" ha iniziato a prendere forma in piena pandemia, quando il lockdown mondiale ha costretto ciascuno di noi a fare i conti con i propri demoni. E le band a fermarsi nonostante nuovi album da promuovere live (nel caso dei Nightwish il discusso "Human Nature"). Tuttavia i suoi contenuti non trasmettono alcuna "negatività", anzi. Come ha anticipato Tuomas, l'opera parla di tempo e di umanità, ma sotto un'ottica niente affatto rassegnata o fatalista. Vedi il caso di "Perfume Of The Timeless", con i suoi epici riferimenti ancestrali; oppure "An Ocean Of Strange Islands", praticamente una soundtrack pronta per essere inserita in qualche "big movie". I Nightwish trovano anche il modo di "perculare" la narrativa della paura di questi ultimi anni con "The Day Of...", singolo/video che denuncia l'ormai intollerabile mania mediatica di sbraitare all'Apocalisse imminente. Stilisticamente il pezzo suona molto 80's, quasi una rincorsa verso gli irresistibili anthem synth-etici dei Battle Beast. "Sway" sembra la nuova "The Islander", con la band seduta attorno ad un fuoco scoppiettante mentre racconta storie da un passato remoto. Molto suggestiva l'elettro-sinfonia di "The Children Of 'Ata", ma anche la semplicità armonica di "Something Whispered Follow Me", due episodi che ben rappresentano la versatilità compositiva di Holopainen. Floor è un fenomeno, nonostante la sua voce venga un attimo abbassata in fase di mixaggio: tuttavia l'acuto finale nella fiabesca "Lanternlight" è talmente squillante da sradicare ogni sbilanciamento nella produzione. Il grande "assente" di "Yesterwynde" sembra piuttosto Emppu Vuorinen, la cui chitarra viene letteralmente sepolta da una marea di orchestrazioni, nonostante la sporadica comparsa in alcune poderose partiture ritmiche ("The Weave", ad esempio). Risulta sicuramente più preponderante il peso specifico di Troy Donockley, con le sue cornamuse che creano eroiche sensazioni alla Braveheart. Nightwish firmano un viaggio multimediale, magari ridondante, ma assai difficile da ignorare.

ALESSANDRO ARIATTI






Commenti

Post popolari in questo blog

INTERVISTA A BEPPE RIVA

C'è stato un tempo in cui le riviste musicali hanno rappresentato un significativo fenomeno di formazione personale e culturale, ed in cui la definizione "giornalista" non era affatto un termine usurpato. Anzi, restando nell'ambito delle sette note, c'è una persona che, più di tutte, ha esercitato un impatto decisivo. Sia nell'indirizzo degli ascolti che successivamente, almeno per quanto mi riguarda, nel ruolo di scribacchino. Il suo nome è Beppe Riva. E direi che non serve aggiungere altro. La parola al Maestro. Ciao Beppe. Innanzitutto grazie di aver accettato l'invito per questa chiacchierata. Per me, che ti seguo dai tempi degli inserti Hard'n'Heavy di Rockerilla, è un vero onore. Inizierei però dal presente: cosa ha spinto te e l'amico/collega storico Giancarlo Trombetti ad aprire www.rockaroundtheblog.it? Ciao Alessandro, grazie a te delle belle parole. L'ipotesi del Blog era in discussione da tempo; l'intento era quello di ritag...

WARHORSE "RED SEA" (1972)

Sul blog abbiamo già parlato del primo, omonimo album dei Warhorse, band nata dall'ex bassista dei Deep Purple, Nick Simper. Il loro debutto, datato 1970, esce in un periodo abbastanza particolare dove, il beat prima ed il flower power poi, si vedono brutalmente scalzati da un suono ben più burrascoso e tumultuoso. Il succitato Simper, pur avendo fatto parte "soltanto" degli albori (i primi 3 dischi) dei Deep Purple, vede la sua ex band spiccare letteralmente il volo con il rivoluzionario "In Rock", contornato a propria volta da altre perniciose realtà quali Led Zeppelin o Black Sabbath. "Warhorse" suonava esattamente come il giusto mix tra l'hard rock "Hammond-driven" di Blackmore e soci, e le visioni dark di Toni Iommi. Il 33 giri, nonostante l'eccellente qualità di tracce tipo "Vulture Blood", "Ritual" e "Woman Of The Devil", non vende molto. Anzi, contribuisce al rimpianto di Simper di essere stato sc...

LABYRINTH: "IN THE VANISHING ECHOES OF GOODBYE" (2025)

Se quello che stiamo vivendo quotidianamente, ormai da una ventina d'anni, non fosse un fottutissimo "absurd circus"; se esistesse una logica a guidare le scelte della mente umana, divenuta nel frattempo "umanoide"; se insomma non fossimo nel bel mezzo di quel "Pandemonio" anticipato dai Celtic Frost quasi 40 anni fa, i Labyrinth dovrebbero stare sul tetto del mondo metal. Nessuna band del pianeta, tra quelle dedite al power & dintorni, può infatti vantare, neppure lontanamente, una media qualitativa paragonabile ai nostri valorosi alfieri dell'hard'n'heavy. Certo, hanno vissuto il loro momento di fulgore internazionale con "Return To Heaven Denied" (1998), della cui onda lunga ha beneficiato pure il discusso "Sons Of Thunder" (2000) che, ricordiamolo ai non presenti oppure ai finti smemorati, raggiunse la 25esima posizione della classifica italiana. Poi la "festa" terminò, non in senso discografico, perché...