In occasione dell'uscita del loro atteso nuovo album "Shut Up!", recupero quanto scrissi ai tempi della release di "Line Of Fire" (2011). Un disco atteso tanto, troppo, ma che rinnovò giustamente l'interesse nei confronti dei Danger Zone. Se oggi si parla ancora di loro, il merito deve essere ascritto a questo lavoro da studio, che può essere giustamente considerato l'inizio dell'era 2.0 del gruppo. Come corollario, potete rileggere anche l'intervista raccolta all'epoca. Buon viaggio nel tempo.
DANGER ZONE "LINE OF FIRE" (2011)
Per i lettori con tante primavere sulle spalle, "Line Of Fire" è una sorta di miraggio lontano che diventa finalmente realtà. I bolognesi Danger Zone registrarono questo platter alla fine degli anni '80, quando il loro approdo dall'altra parte dell'oceano (sponda L.A.) sembrava essere il preludio ad un successo planetario su vasta scala. Tutto era pronto, l'album si posizionava sulle migliori coordinate stilistiche dei vari Dokken, Ratt, Cinderella, Warrant e compagnia (hard) rockeggiante, che all'epoca spopolava in magazines, classifiche e pubblico. La produzione era affidata a grossi nomi della scena come Stefan Galfas, Noah Baron, Jody Gray e Mark Cobrin, i quali avevano lavorato precedentemente con artisti del calibro di Saxon, Meat Loaf, Winger, Savatage, Stryper, John Waite, Blackfoot, Ezo e Loudness. Boom annunciato? Niente affatto: sorgono casini di dimensione insormontabile con la casa discografica, che sposta la pubblicazione dell’album ad una perenne "data da destinarsi". Quando poi tutte le caselle del puzzle sembrano combaciare, ecco che l'uragano grunge spazza via un'intera generazione di gruppi, compresi i numi tutelari a cui i Danger Zone idealmente si ispiravano. Scoraggiata dalla fortuna avversa, la band emiliana torna quindi a casa, comprensibilmente con il morale sotto i tacchi. Finita la storia, inizia la leggenda: di "Line Of Fire" e dei suoi master originali si inizia a favoleggiare con insistenza e meraviglia. Nell'ambiente si dice che girino dei preziosi quanto irreperibili demo, ma tutto ciò contribuisce ad alimentare il rimpianto da una parte e l'aura di mistero dall'altra. Stiamo parlando dell’inizio degli anni '90 circa, e solo oggi la tedesca Avenue Of Allies mette la parola fine ad una "ferita" di lunga data, ma ancora non rimarginata. Queste dieci composizioni sono figlie dei “favolosi anni ‘80”, tuttavia in giro si sente nuovamente l’aroma e la voglia del rock ruspante del passato, grazie soprattutto alla passione di una generazione giovanile molto meno superficiale di quello che si vorrebbe far credere. Ecco allora che “Line Of Fire” diventa un album attuale, attualissimo, un album dove il divertimento non rinnega la sostanza, soprattutto per merito di una band che suona compatta come un bulldozer. L’impatto sonico è quello degli “heydays” del genere, grazie a canzoni dall’energia assolutamente contagiosa come la title-track, “Walk Away”, “Fingers” e “State Of The Heart”. La coppia d’asce formata da Roberto Priori e Stefano Peresson affila le lame, la perentoria voce di Giacomo “Giga” Gigantelli si staglia imperiosa su linee melodiche irresistibili, mentre la sezione ritmica Stefano Gregori (basso)/Paolo Palmieri (batteria) sembra sorella gemella del duo Juan Croucier/Bobby Blozter (Ratt, of course). Nonostante “Line Of Fire” sia un capitolo irrinunciabile per i tutti cultori del sound anni ’80, sembra proprio che le buone notizie non finiscano qui, e che i Danger Zone siano attualmente rintanati in studio per comporre del materiale nuovo di zecca, in previsione di un prossimo album. Bentornati!
ALESSANDRO ARIATTI
INTERVISTA DANGER ZONE (2011): FUOCO E FIAMME!
I Danger Zone sono stati tra i prime movers della scena hard'n'heavy italiana. Proprio quando il loro nome sembrava pronto ad affermarsi su scala mondiale, ecco la doccia fredda. Un disco (favoloso) bloccato, sogni infranti, ed un viaggio di ritorno da Los Angeles da ingoiare come un boccone amaro, amarissimo. Eravamo a fine anni '80/primi anni '90, da allora sono passati oceani sotto i ponti, eppure la "leggenda metropolitana" di quel disco registrato e mai pubblicato ha travalicato le onde del tempo e delle generazioni. Oggi "Line Of Fire" è finalmente realtà, e se sicuramente non potrà godere dello stesso slancio promozionale dell'epoca, è altrettanto vero che la sua oggettiva qualità non ha affatto risentito dell'usura del tempo.
Tanto per cominciare, cosa vi ha spinti a tornare assieme?
Sicuramente la voglia di rimetterci alla prova ed il desiderio di togliere dalla storia di questo gruppo un alone di opera incompiuta.
"Line Of Fire" vede finalmente la luce dopo vent'anni di attesa. Qual'è l'effetto di vederlo finalmente pubblicato?
Siamo strafelici che "Line Of Fire" sia finalmente uscito! Questo album è stato per troppi anni un conto aperto nella nostra vita. Non potevamo lasciare che tutti i nostri sforzi ed i nostri sogni andassero persi per sempre!
Volete spiegare quali furono le cause per cui "Line Of Fire" non venne pubblicato all'epoca?
Sostanzialmente si trattò di lungaggini burocratiche tra i legali del produttore, poi l'avvento del grunge ci diede la mazzata finale. Infatti le case discografiche iniziarono di punto in bianco a voltare le spalle ai gruppi rock, noi compresi.
Quali sono i ricordi legati alla registrazione del disco?
I ricordi delle registrazioni ai Condulmer Studio rimarranno per sempre scolpiti nella nostra memoria! Eravamo giovanissimi e circondati da personaggi famosissimi, per non parlare dell'impegno e della professionalità, che erano a livelli veramente incredibili. La strumentazione utilizzata per l'album era quanto di meglio ci fosse all'epoca: un periodo semplicemente fantastico!
Pensate che "Line Of Fire" abbia un sound competitivo con le produzioni odierne?
"Line Of Fire" fu realizzato con enorme cura nei dettagli da Jody Gray e Mark Cobrin, registrato interamente senza ausilio di computer o "scorciatoie" di qualunque tipo. Il risultato è quello di un disco vero e, anche se i suoni sono ovviamente quelli dell'epoca, si sente tutto il grande lavoro che c'è stato dietro. Noi pensiamo che si tratti di un album altamente competitivo e le recensioni che stiamo leggendo (compresa la tua!) non fanno altro che darci ragione.
In questi vent'anni avete mantenuto i contratti fra di voi, oppure vi siete un pò persi di vista?
Ci siamo sempre aggiornati sulle nostre avventure musicali, ma non solo. Alcuni di noi hanno anche suonato assieme qualche volta.
Come siete stati contattati dall'etichetta Avenue Of Allies, che ha pubblicato il cd?
La scelta della Avenue Of Allies nasce dalle attività di mixing e mastering di Roberto, effettuate sulle produzioni di due ottime hard rock band italiane che sono sotto contratto per quell'etichetta. Si tratta di Wheels Of Fire e di Perfect View, che ci hanno parlato molto bene di Gregor Klee, il presidente della label. Lo abbiamo contattato, ed immediatamente lui si è reso disponibile a pubblicare "Line Of Fire". Greg è una persona che prende molto seriamente questo lavoro, un fattore assolutamente fondamentale per noi. Appena avuta la green light dai vecchi produttori, siamo partiti con il progetto: ed oggi, eccoci qui!
Il class metal anni '80 è diventato ormai un genere di nicchia: ritenete che Internet possa essere in qualche modo d'aiuto per una band come i Danger Zone?
Internet è ormai uno strumento di comunicazione globale che è diventato parte integrante delle nostre vite quotidiane e della nostra cultura, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Ovvio che ci sia di enorme aiuto, così come lo è per altri settori, sia musicali che non. Tuttavia una migliore regolamentazione eviterebbe alcuni handicap piuttosto evidenti.
Ma è vero che siete già in fase di scrittura per un nuovo studio album?
Verissimo! Abbiamo già registrato molto materiale nuovo e lavorato su brani che erano stati composti dopo la realizzazione di "Line Of Fire". Faremo poi sicuramente dei provini di tutti i pezzi prima di cominciare l'incisione dell'album. In questa fase stiamo assemblando le idee di tutti i membri del gruppo, poi ci concentreremo sulla sua effettiva realizzazione. L'obiettivo è quello di uscire col disco entro il 2012, e presto inizieremo a raccontare questa nostra nuova avventura in una sezione appositamente dedicata sul nostro sito www.dangerzoneweb.com.
Come vi muoverete in ambito live?
Debuttiamo live il 25 febbraio prossimo al Sottotetto di Bologna, dove suoneremo buona parte dell'album ed altri brani che scoprirete soltanto venendoci a trovare! Insieme a Roberto Galli, che è entrato nella band, avremo sul palco anche un altro musicista alla chitarra ed alle tastiere, proprio per rendere il nostro sound ancora più potente e coinvolgente. Abbiamo poi già altre date in fase di definizione, inoltre stiamo valutando diverse proposte. Insomma, tutto sembra andare per il verso giusto.
ALESSANDRO ARIATTI
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