Passa ai contenuti principali

BRUNO KRALER: ROCK AD ALTA QUOTA

 

Non si capisce bene il motivo, ma se la Germania è sempre stata terreno fertile per realtà dedite allo "chic" (hard) rock, l'Austria non ha mai brillato in tal senso. Anzi, praticamente il deserto, nonostante gli incantati paesaggi innevati. Fortunatamente, al di qua delle Alpi, le cose cambiano immediatamente. E radicalmente. Basta arrivare dalle parti di Bolzano, e magicamente ecco comparire un'artista che, da più di trent'anni, porta avanti la sua filosofia artistica a suon di rock & melodia. Il nome è Bruno Kraler, cantante/chitarrista titolare dei Brunorock, band che gli appassionati del genere hanno imparato a conoscere ed apprezzare per la qualità dei prodotti realizzati. Della serie pochi ma buoni: molto buoni, per la verità! Dopo aver militato in gruppi quali Dark Sky e Nightpride, il succitato Kraler decide di fondare un proprio gruppo nel 1994. La formazione è presto completata da Bobby Altvater degli Affair (chitarra), Hogel Schulten (basso) e Dominik Huelshorts (batteria), e l'album di debutto viene rilasciato nello stesso anno. Dieci pezzi interamente scritti in lingua italiana, il cui suono piuttosto "ruspante" non nasconde tuttavia le proprie influenze americane, tra riferimenti a Danger Danger, John Waite e House Of Lords: gli States "da bere" degli anni 80, insomma. Nonostante una produzione rivedibile, il disco è assai godibile, con pezzi ficcanti quali la romantica "Con Gli Occhi Negli Occhi", la cadenzata (ed incazzata) "Ritmo Bestiale", la poetica "Sotto La Pioggia", oppure l'hard'n'roll Purple-iano di "Sei Così". È tra l'altro un periodo in cui non sembra una "bestemmia" proporre heavy rock cantato in italiano, con uscite come Progetto Sinergia oppure i Vanadium di "Nel Cuore Del Caos". 




Oggi Kraler sostiene: "I Brunorock sono sempre stati un progetto solista: si tratta di me e basta. Poi c'è Alessandro Del Vecchio, peraltro mio grande amico (e testimone di nozze), ma tutti gli altri musicisti possono ruotare a seconda delle esigenze". Comunque stiano le cose, occorrono ben otto anni per rivedere un nuovo album in circolazione: tra l'altro, i compagni di avventura di Bruno sono i medesimi dell'esordio. "X-Over" esce nel 2002 per l'etichetta Target Records, e le 12 canzoni che lo compongono seguono coordinate stilistiche omogenee, molto più del grintoso predecessore. Il sound sfiora a volte l'high tech AOR di gruppi come gli Stone Fury, mentre la lingua utilizzata per i testi diventa forzatamente l'inglese. Più "standard" e meno caratteristico di "Brunorock", eppure maggiormente adatto ad un bacino d'utenza, se non internazionale, almeno continentale. Il cambio di passo a livello di produzione appare evidente, ma siamo ancora lontani dagli step evolutivi all'orizzonte.




Niente tempi biblici per il successore di "X-Over": infatti il terzo album "Interaction" vede la luce nel 2005. Contratto con l'influente MTM, label specializzata in melodic rock molto in auge al tempo, ed un mixaggio affidato niente meno che al guru degli 80's Michael Wagener in quel di Nashville. Tra gli ospiti figurano Rachel Bolan (Skid Row) e l'axe-hero tricolore Alex De Rosso: nulla viene lasciato al caso, le canzoni sono bellissime e curate nei minimi dettagli. Alcuni esempi? Le dinamiche "It'All Been Done 4 Me" e "Castaway", vicine ai primi Unruly Child, una "Take The Trophy" che fa rivivere i fasti dei Bonfire di "Point Blank". Nonché la conclusiva "La Fonte Dei Sogni", unico brano in lingua italiana che sciorina un appeal micidiale: senza ombra di smentite, "Interaction" si candida a diventare una delle migliori prove AOR dell'annata. E scusate se è poco. 




La qualità non passa inosservata, e Brunorock intensifica la propria attività, evidentemente a causa di un responso di critica e pubblico assai positivo. Nel 2007 viene pubblicato "Live On Fire", disco dal vivo registrato ovviamente durante il tour di "Interaction". Un gustoso antipasto per introdurre il prossimo cd di inediti, lo straordinario "War Maniacs" datato 2009. L'album esce per 7Hard, e rappresenta nettamente l'apice del songwriting di Kraler, affiancato da una produzione degna di simile eccellenza compositiva. La voce di Bruno appare sempre più sicura ed autorevole, aggiungendo soluzioni interpretative molto gradite al genere in questione. Dopo una quindicina d'anni, inframezzati dalla partecipazione ai Laneslide, Bruno Kraler sta lavorando al nuovo materiale, tra cui spicca la splendida (e già edita sui vari canali "liquidi") "Intorno A Me". Inutile dire come un nuovo lavoro da studio sarebbe cosa assai gradita. Incrociamo le dita. 






ALESSANDRO ARIATTI

Commenti

Post popolari in questo blog

INTERVISTA A BEPPE RIVA

C'è stato un tempo in cui le riviste musicali hanno rappresentato un significativo fenomeno di formazione personale e culturale, ed in cui la definizione "giornalista" non era affatto un termine usurpato. Anzi, restando nell'ambito delle sette note, c'è una persona che, più di tutte, ha esercitato un impatto decisivo. Sia nell'indirizzo degli ascolti che successivamente, almeno per quanto mi riguarda, nel ruolo di scribacchino. Il suo nome è Beppe Riva. E direi che non serve aggiungere altro. La parola al Maestro. Ciao Beppe. Innanzitutto grazie di aver accettato l'invito per questa chiacchierata. Per me, che ti seguo dai tempi degli inserti Hard'n'Heavy di Rockerilla, è un vero onore. Inizierei però dal presente: cosa ha spinto te e l'amico/collega storico Giancarlo Trombetti ad aprire www.rockaroundtheblog.it? Ciao Alessandro, grazie a te delle belle parole. L'ipotesi del Blog era in discussione da tempo; l'intento era quello di ritag...

WARHORSE "RED SEA" (1972)

Sul blog abbiamo già parlato del primo, omonimo album dei Warhorse, band nata dall'ex bassista dei Deep Purple, Nick Simper. Il loro debutto, datato 1970, esce in un periodo abbastanza particolare dove, il beat prima ed il flower power poi, si vedono brutalmente scalzati da un suono ben più burrascoso e tumultuoso. Il succitato Simper, pur avendo fatto parte "soltanto" degli albori (i primi 3 dischi) dei Deep Purple, vede la sua ex band spiccare letteralmente il volo con il rivoluzionario "In Rock", contornato a propria volta da altre perniciose realtà quali Led Zeppelin o Black Sabbath. "Warhorse" suonava esattamente come il giusto mix tra l'hard rock "Hammond-driven" di Blackmore e soci, e le visioni dark di Toni Iommi. Il 33 giri, nonostante l'eccellente qualità di tracce tipo "Vulture Blood", "Ritual" e "Woman Of The Devil", non vende molto. Anzi, contribuisce al rimpianto di Simper di essere stato sc...

LABYRINTH: "IN THE VANISHING ECHOES OF GOODBYE" (2025)

Se quello che stiamo vivendo quotidianamente, ormai da una ventina d'anni, non fosse un fottutissimo "absurd circus"; se esistesse una logica a guidare le scelte della mente umana, divenuta nel frattempo "umanoide"; se insomma non fossimo nel bel mezzo di quel "Pandemonio" anticipato dai Celtic Frost quasi 40 anni fa, i Labyrinth dovrebbero stare sul tetto del mondo metal. Nessuna band del pianeta, tra quelle dedite al power & dintorni, può infatti vantare, neppure lontanamente, una media qualitativa paragonabile ai nostri valorosi alfieri dell'hard'n'heavy. Certo, hanno vissuto il loro momento di fulgore internazionale con "Return To Heaven Denied" (1998), della cui onda lunga ha beneficiato pure il discusso "Sons Of Thunder" (2000) che, ricordiamolo ai non presenti oppure ai finti smemorati, raggiunse la 25esima posizione della classifica italiana. Poi la "festa" terminò, non in senso discografico, perché...