Solo due album in studio, più un discusso live: eppure i Black Sabbath versione Ronnie James Dio hanno permesso al gruppo di superare indenne gli anni '80. Incentrati su un suono più urgente, dischi come "Heaven And Hell" e "Mob Rules" hanno scritto le regole per l'epic metal del periodo. Oltre, ovviamente, a raggiungere risultati commerciali non indifferenti. Fulminato dalla NWOBHM, Dio "costringe" Toni Iommi a suonare ad una velocità per lui inedita, come quella sciorinata con disinvoltura in "Neon Knights", "Die Young" o "Turn Up The Night", introducendolo ad una seconda giovinezza. È dai tempi di "Tyr" e dai deludenti riscontri di "Lock Up The Wolves" che si vocifera su una reunion dei Black Sabbath Mark 2, visto che Ozzy non ha ancora bisogno di rimpatriate: la sua carriera solista viaggia infatti a gonfie vele. Nonostante la qualità dei dischi con Tony Martin e l'eccellenza della formazione, non sembra tuttavia che il "marchio" sia sufficiente per alzare nuovamente l'asticella della popolarità. Ronnie vive un momento altrettanto complicato, e nemmeno il ringiovanimento della line-up aiuta a riguadagnare posizioni. Il sedicesimo LP dei Black Sabbath vede quindi il rientro in pompa magna di Dio ad una decade esatta dal suo abbandono, e quello di Geezer Butler a nove anni da "Born Again". Oltre al punto fermo Iommi, gli altri due nomi coinvolti rispondono a quello del tastierista Geoff Nichols e del batterista Cozy Powell, alla sua terza prova in studio con la band dopo "Headless Cross" ed il già menzionato "Tyr".
"Dehumanizer" vede la luce nel giugno del 1992 ma, nonostante la tanto strombazzata "rigenerazione" della squadra di "Mob Rules", nasce in modo tutt'altro che facile e scontato. Intanto il rientro di Vinnie Appice avviene soltanto casualmente, a causa di una caduta a cavallo di Powell, che lo induce ad una prolungata immobilità. Ronnie propone inizialmente Simon Wright, ex drummer degli AC/DC dal 1983 al 1990, che aveva suonato assieme a lui proprio nel suddetto "Lock Up The Wolves". Non dico che Dio fosse "felice" della defezione di Cozy, tuttavia sono noti i loro "scazzi" intercorsi durante il periodo dei Rainbow. Iommi e Butler premono invece per riavere Appice, cogliendo la palla al balzo per la ciliegina sulla torta della completa ricostituzione dei Black Sabbath 1980-1982. Dal canto suo, Ronnie aveva licenziato Vinnie dopo "Dream Evil", quindi un certo imbarazzo deve essere messo in conto. Da qualche tempo, grazie alla "onnipotenza" della rete, girano alcuni rehearsals dove è proprio Powell a tenere a battesimo pezzi ormai considerati classici, e facenti parte di uno degli album più heavy dell'intera discografia del gruppo. Due brani in particolare, "Computer God" e "Master Of Insanity", provengono dalla Geezer Butler Band, progetto messo in piedi dal bassista tra l'addio (temporaneo) dopo "Born Again" ed il suo ingresso alla corte di Ozzy Osbourne. La prima viene poi completamente stravolta nella versione definitiva di "Dehumanizer", mentre la seconda ne mantiene la struttura portante. Nonostante la traccia sia composta dal chitarrista Jimi Bell (futuro House Of Lords), non vi è traccia del suo nome nei credits. Una delle tante ingiustizie del business.
Ascoltando il trattamento riservato alle canzoni da parte di Powell, si nota una maggior ricchezza di dettagli rispetto alla versione ufficiale di Appice. Qualcosa di più "fantasioso" che ricorda i tre dischi incisi fino ad allora con Martin, ma probabilmente l'intento dei Black Sabbath è un altro: una batteria super essenziale, asciutta fino al midollo, che accompagni il mood dark & doom di "Dehumanizer". A proposito di Martin, Tony viene invitato in loco dalla band, e gli viene addirittura chiesto di provare a cantare le tracce. "Avevo già iniziato a lavorare su 'Back Where I Belong', il mio primo album solista, così quando venni chiamato ero molto impegnato. Loro avevano iniziato questa cosa con Dio già da un paio di mesi, ma comunque ci tenemmo in contatto ed andai a vederli live un paio di volte. Ronnie non era molto contento della cosa. In seguito, dopo lo split di quella line-up mi richiamarono e collaborammo nuovamente assieme per un paio di album. Se devo essere sincero, non fui mai ufficialmente licenziato: semplicemente il telefono smise di suonare. Chiesi a Ian Gillan come si comportarono con lui, e mi disse che successe la stessa cosa". Tornando ai rehearsals assieme a Cozy Powell, ci sono almeno tre canzoni bellissime che avrebbero meritato di entrare nella scaletta di "Dehumanizer", magari a discapito di altre. Una pare che si dovesse intitolare "Caught In The Middle", molto melodic hard rock nella costruzione e nello sviluppo melodico. L'altra è "The Night Life"/"Next Time", che invece sarebbe poi stata rielaborata fino a diventare "Psychophobia" (da "Cross Purposes"), e l'ultima "Bad Blood", con quell'andamento perentorio che potrebbe ricordare la celebre "I". Anche "Letters From Earth", nella gestazione originaria, avrebbe alleggerito il suo carico da cingolato heavy slow, con un saliscendi emotivo un pò alla "The Sabbath Stones". Ogni disco dei Black Sabbath non è mai un inno alla banalità: perché "Dehumanizer" dovrebbe fare eccezione?
ALESSANDRO ARIATTI
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