Il successo riscosso dalla reunion dei Pink Floyd, seppur zoppa di Roger Waters, infonde linfa vitale a molti gruppi della "golden era" del progressive rock. Dopo diverse esperienze e parecchi anni dal bersaglio preferito dei fans ("Love Beach"), anche il trio più famoso dei 70's, nelle persone di Keith Emerson, Greg Lake e Carl Palmer, decide che è arrivato il momento di rispolverare il vecchio marchio: ELP. Nel 1986, i primi due avevano tentato di ripetere i fasti del passato sostituendo la P finale con quella di Cozy Powell, ma ovviamente il risultato non poteva essere il medesimo. Anzi, Emerson e Lake scherzavano sul fatto che l'ex batterista di Rainbow e Whitesnake non fosse in grado assolutamente di suonare "Pirates" dal vivo. Palmer accetta finalmente l'invito di Keith e Greg, anche sotto pressione della casa discografica (Victory), e nel 1992 esce l'album del grande rientro sulle scene. Per evitare contrasti interni, il gruppo decide di affidarsi per la prima volta ad un produttore esterno (Mark Mancina), in grado di fungere da arbitro super partes della situazione. Troppo importante la posta in palio per rischiare di anteporla a questioni di carattere personale e/o di ego. La scelta si rivela saggia e felice, perché il lavoro che esce dagli studi di registrazione è perfettamente bilanciato per l'anno di riferimento. E soprattutto, pur mantenendo un carattere omogeneo, tiene conto delle differenti esigenze dei brani, alquanto fantasiosi e variegati. La granitica title-track è un mid tempo hard rock dalla dimensione epica, ispirata alla Guerra del Golfo ed a quel sole che, a causa dei pozzi di petrolio incendiati, diventa nero: la batteria di Palmer suona come un autentico martello degli Dei. "Paper Blood" deborda addirittura verso i Deep Purple: le tastiere di Emerson scavano fino alle fondamenta, e c'è spazio anche per una ficcante armonica d'accompagnamento. Colpiscono il bersaglio anche le ballad "Affairs Of The Heart" (composta da Lake assieme a Geoff Downes degli Asia) e soprattutto "Farewell To Arms", con quel finale che diventa un trionfo della fantasia pittorica di Keith. Nonostante i 90's siano probabilmente gli anni meno indicati per il rientro di virtuosi dello strumento, "Black Moon" ottiene un lusinghiero feedback da parte del pubblico, in larga parte formato da nostalgici della prima ora. La platea presente all'Arena di Verona il 26 settembre del 1992 ne è un esempio.
La reunion si chiude tuttavia nel peggiore dei modi perché, in seguito alla pubblicazione del disco dal vivo "Live At The Royal Albert Hall", il gruppo è chiamato per motivi contrattuali alla realizzazione (in tempi stretti) di un nuovo album da studio. Emerson è affetto da distonia focale, un disturbo che gli consente di utilizzare soltanto tre dita della mano destra, Palmer da sindrome del tunnel carpale. "In The Hot Seat" esce a soli due anni di distanza da "Black Moon", e francamente non sembra nemmeno un disco a firma ELP. In effetti, per gran parte non lo è, poiché sono solo tre i brani interamente scritti da loro. Gli aiuti esterni sono presenti e si fanno sentire, anche se tutto sommato non pregiudicano la qualità di un disco sicuramente "diverso" ma, preso per quello che è (pop rock) decisamente godibile. Il "Love Beach" degli anni 90? Probabilmente si, anche perché si tratta dell'album meno venduto nell'intera storia della band: tuttavia credo che, in questa occasione, siano subentrate anche logiche di mercato legate al periodo a decretarne la disfatta. Palmer lo definirà un "disastro totale" senza mezzi termini, ed al coro si unirà anche il produttore Keith Olsen: "niente pezzi niente preparazione e nessuna etica del lavoro". In realtà non è tutto da buttare: anzi, l'iniziale "Hand Of Truth" raggiunge addirittura livelli di eccellenza, con quell'assolo di tastiere finale che mette ancora i brividi. Ma al di là del valore di "In The Hot Seat", è triste che la parabola artistica degli ELP si concluda così in sordina: una fine che cozza brutalmente contro la stessa spettacolare origine di una band che dovrebbe, per sua stessa natura, evocare spettacolarità. Così come particolarmente triste sarà la fine di Emerson nel marzo del 2016: distrutto da una malattia degenerativa che gli impedisce di suonare, Keith prende una pistola e mette fine alla propria vita. Greg Lake ne seguirà la sorte a dicembre dello stesso anno, ma stavolta per cause naturali.
ALESSANDRO ARIATTI
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