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AMARCORD: NIKOLO KOTZEV ED IL MITO DI NOSTRADAMUS

Dai meandri della memoria, tocca stavolta riproporre un album dedicato ad un personaggio storico da sempre ammantato di oscuro fascino: il profeta Nostradamus che, ben prima dei Judas Priest, fu celebrato nel 2001 dal chitarrista e compositore bulgaro Nikolo Kotzev in un'omonima opera doppia. Ambizione e talento, nel suo caso, sono sempre andati di pari passo: prima con i Baltimoore, poi con il suo project Brazen Abbot e la relativa "parata" di cantanti dal curriculum vitae nobile. Tirare fuori dal cassetto l'intervista su questo sontuoso concept, nel venticinquesimo anniversario dall'uscita, mi sembra cosa buona e giusta. Spero che tale sentimento sia condiviso.

 

INTERVISTA NIKOLO KOTZEV

Inutile nasconderlo, 'Nostradamus' è  probabilmente il tipo di album che avremmo voluto sentire da Ritchie Blackmore, purtroppo ancora impelagato in improbabili musiche da nozze cortigiane del 1400. D'altra parte, la devozione di Nikolo Kotzev nei confronti del Purple, Rainbow and Whitesnake sound è a prova di bomba, e risale addirittura ai tempi dei Baltimoore di 'Double Density' (1992) e 'Thought For Food' (1994). Poi ci sono stati i Brazen Abbot a dare voce alla tradizione, con il coinvolgimento di personaggi dal passato "profondo porpora" come Glenn Hughes e Joe Lynn Turner. E c'è stato soprattutto 'Bad Religion' (1997), album-capolavoro che ridava veramente lustro all'hard rock di derivazione Deep Purple, senza perciò scadere in quelle operazioni calligrafiche tipiche, ad esempio, del novanta per cento dei gruppi scandinavi dediti al genere. Dopo un simile "botto", Kotzev ha cominciato a parlare, soprattutto attraverso il web, di una sua imminente metal-opera, che avrebbe avuto come tema unico la vita e le profezie di Nostradamus. Detto fatto, il solito contorno di ospiti a cinque stelle alla voce (Hughes, Turner, Lande, Edman, Alannah Myles, Sass Jordan) ed un album importante, sia per l'enorme spessore tecnico che per gli squisiti contenuti artistico-musicali.

Un disco come 'Nostradamus' non è un'operazione da tutti i giorni. Che ne dici di raccontarci la sua genesi?

Con grande piacere. Innanzitutto, l'idea di una hard rock opera ha iniziato a ronzarmi in testa fin dal 1997. A dire il vero, avrei sempre sognato di comporne una, ma sai com'è, un'operazione del genere richiede un alto budget e buoni contatti nell'ambiente che conta. I dischi che ho pubblicato come Brazen Abbot mi hanno però offerto la possibilità di realizzare 'Nostradamus', dato che nel frattempo avevo sviluppato ottimi rapporti con molti artisti, e allo stesso tempo ero riuscito a farmi conoscere nella scena rock. Vedi, un concept delle dimensioni di 'Nostradamus' è una vera e propria impresa, che ha richiesto pianificazione, devozione e tanta pazienza. Ho iniziato a contattare i cantanti solo quando avevo già scritto i demos, e le qualità che ricercavo in loro erano ovviamente un gran talento vocale, ma anche una spiccata personalità a livello umano. Con Goran, Joe e Glenn, tutto è stato estremamente semplice, perché avevano già lavorato assieme a me con i Brazen Abbot; è bastato spedirgli i demos con la musica per averli nel cast. Alannah Myles era invece una voce con la quale volevo a tutti i costi incidere qualcosa, così appena ho intravisto l'opportunità di offrirle un ruolo, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione. Fortunatamente, Alannah ha accettato, e ha fatto anche di più; pensa che è stata proprio lei a raccomandarmi Sass Jordan. Ancora io non la conoscevo, ma siccome mi era stata caldamente consigliata da Alannah, sono subito uscito a procurarmi alcuni suoi album. La sua voce mi ha talmente entusiasmato che le ho immediatamente offerto il ruolo, un ruolo che Sass ha prontamente accettato. Doogie White è stata invece una scelta piuttosto ovvia per me, dato che ho apprezzato molto il suo operato sull'ultimo cd dei Rainbow. Discorso diverso per Jorn Lande, che mi fu a suo tempo segnalato da un giornalista norvegese; con quella voce così possente e drammatica, la parte dell'Inquisitore gli calzava a pennello. Una volta avuto l'assenso anche di Jorn, realizzai di avere un cast incredibile, composto da alcuni dei migliori rock singer sulla faccia della terra; e capii che 'Nostradamus' sarebbe stata un'opera importante, almeno per la mia carriera.

Sembra quasi che Brazen Abbot sia stato un mezzo per arrivare a 'Nostradamus'; eppure 'Bad Religion' era grandioso.

Forse mi sono spiegato male, Brazen Abbot è un progetto vivo e vegeto, anzi, proprio adesso ho iniziato a buttare giù delle idee per il nuovo album, che dovrebbe uscire nei primi mesi del 2002. Sto anche cercando di mettere in piedi un gruppo stabile dal vivo, con cui girare l'Europa per un tour esteso. Quello che volevo esprimere era semplicemente un concetto: non puoi concepire qualcosa di grosso come 'Nostradamus' senza prima esserti fatto un nome, tutto qui.


Tra l'altro, nell'album sono descritti con dovizia di particolari date, luoghi, personaggi e, ovviamente, profezie. Quanto tempo hai passato sui libri?

Ho studiato intensivamente la vita di Nostradamus per qualche mese, dopo di che gli ho costruito attorno una storia di base, riservandomi di decidere quale profezie fossero funzionali per la riuscita del concept. Tuttavia, le liriche dei singoli pezzi sono state scritte dai rispettivi cantanti coinvolti; Jorn Lande, ad esempio, ha scritto con grande efficacia il testo di 'Inquisitor's Rage'. Il lavoro più difficile è spettato probabilmente al povero Goran Edman, perché doveva tradurre in parole comprensibili le profezie più difficoltose da interpretare, ovvero quelle che riguardano la seconda e la terza guerra mondiale. Goran ha passato dei lunghi pomeriggi in qualche polverosa biblioteca svedese, al fine di ottenere le necessarie informazioni! Comunque sono estremamente soddisfatto delle lyrics del disco, penso che da sole siano un piccolo capolavoro di sintesi e precisione storica.

Goran, Joe e Glenn erano già passati attraverso l'esperienza Brazen Abbot. C'è qualcuno di loro con cui hai instaurato un rapporto più stretto?

Io nutro un grande rispetto verso tutti i cantanti con cui ho lavorato; si tratta di artisti pieni di talento, veloci nel lavoro, e professionali nell'impegno profuso. E questa è una qualità determinante in uno studio di registrazione, poiché l'interazione reciproca e l'amicizia giocano un ruolo primario nella creazione artistica. Sarò sempre grato ad ogni singer che ha partecipato al progetto Nostradamus perché, senza il loro input, il risultato finale non  sarebbe stato così buono.

Anche con Bjorn Lodin ed i Baltimoore hai scritto songs di tutto rispetto. Come consideri, oggi, quel periodo?

Baltimoore è stato il mio primo coinvolgimento vero nel rock business, grazie al quale ho sviluppato parecchi contatti. Ho anche scritto dei gran bei pezzi nei due album a cui ho partecipato, ma ad un certo punto ho sentito l'esigenza di staccarmi per iniziare un mio progetto personale. Oggi non ho più alcun rapporto con Bjorn.

Hai sempre suonato hard rock classico alla Deep Purple, Whitesnake, Rainbow. Mai pensato di dedicarti a qualche altro genere, magari più redditizio?

Ci ho pensato in effetti, ma ho deciso che dovevo essere onesto con me stesso, perchè il mio cuore è legato indissolubilmente alla musica hard rock. Potrei anche scrivere qualcosa di differente, ma non l'ho mai fatto in passato e credo che non lo farò nemmeno in futuro, almeno fino a che non lo riterrò un passo necessario per le mie esigenze artistiche. Chiamami pure ingenuo, ma credo che non abbia alcun senso fare qualcosa solo per soldi, oppure per inseguire il trend del momento.




ALESSANDRO ARIATTI 

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