THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA CI "PORTANO LA LUNA": LA PIÙ GRANDE MELODIC ROCK BAND DEL SECONDO MILLENNIO CONTINUA IL PROPRIO VIAGGIO
C'era una volta...l'AOR che dominava il mondo. C'era una volta...il rock duro che si sposava armoniosamente alla melodia: e la gente ne era conquistata. C'era una volta...il Maestro del giornalismo hard'n'heavy italiano (Beppe Riva) che firmava articoli sontuosi quanto la musica che descriveva. Lo so, si parla di tempi lontani, e si rischia di essere tacciati per nostalgici, nella migliore delle ipotesi: oppure per vecchi rincoglioniti, quando l'interlocutore è cresciuto con la poco edificante educazione da social. Nel secondo caso, trattasi di ragazzini da compatire, a cui la vita presenterà presto un conto salatissimo; quando sarà la realtà a sfondare direttamente la porta della loro patetica "comfort zone" virtuale. Considerazioni sociologiche a parte, peraltro altamente personali, il nesso con l'amarcord iniziale è dettato dalla celebrazione di un disco ("Give Us The Moon") e di una band (The Night Flight Orchestra) che hanno elevato il vintage a propria ragione di esistere. Sembra incredibile a dirsi, eppure la stella più brillante del melodic rock 2.0 è rappresentata da artisti provenienti in massa dal metal estremo. I due membri più famosi rispondono ai nomi di Bjorn "Speed" Strid, voce spietata dei Soilwork, e da Sharlee D'Angelo, proveniente dai "blockbusters" Arch Enemy. Scomparso tragicamente nel 2022, invece, il chitarrista David Andersson, pure lui salito alla ribalta con i succitati Soilwork. Nati quasi come "hobby", i The Night Flight Orchestra sono diventati, nel corso del tempo ed album dopo album, un punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere. Tastiere anni '80, una costruzione quasi "geometrica" dei brani, refrain che ti si attaccano alla pelle come l'umidità delle canicole estive. "Amber Galactic" e "Sometimes The World Ain't Enough", qui lo dico e lo firmo, sono due dischi capolavoro che non avrebbero affatto sfigurato se messi a fianco dei classici del periodo cui si ispirano spudoratamente. "Domino" o "Lovers In The Rain", tanto per citare un paio di episodi, sciorinavano una maestria compositiva degna di Asia o Toto, e sfido chiunque ad affermare il contrario.
La magia aveva registrato una parziale battuta d'arresto con i due "Aeromantic", usciti nel periodo pandemico, che risentivano (soprattutto la seconda parte) di una vena creativa affievolita rispetto alle prove precedenti. "Give Us The Moon" arriva giusto giusto per ristabilire le gerarchie: chi pensava ad un'abdicazione dell'Orchestra Notturna Volante dovrà rimandare i sogni di gloria, per usurparne il trono. Già il primo singolo "Shooting Velvet", col suo saltellante chorus, aveva immediatamente chiarito il perentorio tono dell'album: ma sinceramente non riesco a trovare una sola caduta di tono tra le 13 canzoni che lo definiscono. Impossibile non ritrovarsi a canticchiare "Paloma" o "Like The Beating Of A Heart" dopo un solo passaggio: perché, al di là di questioni stilistiche, era questa la forza del songwriting datato Eighties. I citazionismi sono importanti ma, se non possiedi una firma autoctona (magari sviluppatasi in altri contesti), il tutto finisce per diventare poco credibile. Invece, esattamente come nel caso dei Ghost (anche loro svedesi, ma guarda un pò), The Night Flight Orchestra si propongono come "nuovi esponenti del vecchio", non come poco credibili cloni di un passato irripetibile. La differenza è sottile, eppure di vitale importanza, almeno per chi ne coglie il significato. Quell'atmosfera volutamente retrò, sospesa tra fine '70s e primi 80's, indossa lo stesso vistoso guardaroba di Bjorn Strid e delle coriste hostess, tra i Fleetwood Mac di "Rumors" ed i Blue Oyster Cult di "Fire Of Unknown Origin", più tutto ciò che vi sta in mezzo. A differenza della stragrande maggioranza di chi vuole mantenere i piedi in due scarpe, anche il suono si rifiuta di adattarsi al p(i)attume digitale, infatti i suoni sembrano uscire ben distinti, strumento per strumento, dagli speaker dello stereo. Tutti a bordo, il viaggio sarà fantastico!
ALESSANDRO ARIATTI
Ciao Alessandro, apprezzo la tua linea nella scelta delle recensioni e mi è piaciuto questo tuo commento "nuovi esponenti del vecchio" che potrebbe suonare un pò penalizzante, invece sottolinea la possibilità di rifarsi con uno stile proprio a certe scuole "classiche", da troppi superficiali ritenute superate e che invece noi vogliamo difendere. Bravo, anche nell'analisi in generale che proponi sui temi affrontati.
RispondiEliminaCiao Beppe. Grazie mille per il prezioso contributo: ovviamente hai colto alla perfezione cosa intendo come "nuovi esponenti del vecchio". Ti ringrazio tanto per gli apprezzamenti generali agli articoli/recensioni del blog: detto da te è un onore!
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