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AMARCORD: INTERVISTA ANGEL


In occasione del cinquantesimo anniversario dell'omonimo esordio (leggendario) degli Angel con relative ristampe celebrative, mi sembrava doveroso rispolverare questa intervista col tastierista Charlie Calv. Era appena uscito l'ultimo "Once Upon A Time" (2023) che, assieme a "Risen", rappresenta il secondo tassello di una seconda giovinezza del gruppo. E proprio il sostituto di Gregg Giuffria ne sembra il principale artefice. Buona lettura, o rilettura!


Il ritorno degli Angel non è stata affatto una rimpatriata tra vecchi compagni, giusto il tempo per registrare un nuovo disco, fare qualche data live, e poi buonanotte ai suonatori. Con “Risen”, Frank DiMino e soci già dimostrarono di fare terribilmente sul serio, ora con “Once Upon A Time” dimostrano una coesione ancora maggiore, in gran parte dovuta ad un suono di tastiera più in risalto rispetto al già esaltante predecessore. Il ruolo che fu del leggendario Gregg Giuffria è ora nelle mani di Charlie Calv, già protagonista principale con gli Shotgun Symphony, un nome che non è certo sfuggito ai radar dei melodic rockers sparsi per il pianeta. Ed è proprio Mister Calv il gradito interlocutore della nostra intervista.

Ciao Charlie. “Once Upon A Time” è uscita qualche mese fa, ma la tua entrata negli Angel risale a molto prima. Che differenze hai riscontrato tra quest’ultimo album e “Risen”?
L’abbiamo registrato sostanzialmente nello stesso modo, ma questa volta sono stato particolarmente felice nel vedere che il mix finale ha reso maggiore giustizia alle tastiere. Su “Risen” furono un pò sepolte, e molte parti che avevo inciso non sono poi finite sul prodotto finale. In “Once Upon A Time”, invece, tutto è stato utilizzato, ed infatti puoi sentire un maggior bilanciamento tra keyboards e chitarra.
Parliamo di “The Torch”, che non esito a definire una delle più grandi canzoni mai scritte dagli Angel.
E’ il mio pezzo preferito del disco. Si tratta di un’idea che Danny mi ha fatto ascoltare per telefono in acustico, ed ho subito capito che la melodia sarebbe stata qualcosa di realmente buono. Una volta che ci siamo ritrovati per le prove e per registrarla, abbiamo immediatamente realizzato che avrebbe dovuto diventare l’opener dell’album. Successivamente io ho composto la parte introduttiva di tastiere per farla volare “over the top”. Tutti quanti amano “The Torch”.
“It’s Alright” è stata invece pubblicato come primo singolo, altro brano di grande impatto e con un importante dose di tastiere.
Stesso discorso: un’altra grande canzone classicamente Angel. Quando la band era in studio, tutti pensavano che sarebbe stato un fantastico singolo, ma anche un’efficace rappresentazione del nostro sound. Non potevo essere più d’accordo, ed infatti è andata così.
“Black Moon Rising” è una funky hard rock song che mi ha ricordato i Deep Purple Mark III e IV.
Infatti avrei visto bene questa canzone su “Come Taste The Band”, tanto per rispondere alla tua domanda. Punky è arrivato col pezzo praticamente pronto, poi noi abbiamo aggiunto parti di tastiera ed altre ottime idee per le linee melodiche. “Black Moon Rising”, ma anche altri episodi del disco, dimostrano la diversità di ciò che questo gruppo può ancora fare.


“Risen” fu un altro gran disco, che vide il tuo ingresso ufficiale nella band. Com’è stato lavorare con delle leggende? Immagino che tu fossi un loro fan.
Certo, ero un ammiratore degli Angel, anche se iniziai a conoscerli veramente solo dopo aver ascoltato il lavoro di Gregg nei suoi Giuffria. Praticamente prima ho scoperto i Giuffria, e successivamente gli Angel. Avevo anche suonato sull’album solista di Punky prima di essere coinvolto in “Risen”. Frank ha dimostrato di essere ancora oggi un cantante straordinario: ci sono ancora artisti di quella generazione che riescono a suonare come una volta, ed io sono felice di far parte di una di queste realtà.
Come fosti scelto dal gruppo? Forse ascoltarono gli Shotgun Symphony?
Come ti ho detto, avevo già suonato sul solo album di Punky, e poi l’avevo accompagnato nel tour di supporto. Ovviamente, durante gli show, eseguivamo anche brani risalenti ai tempi degli Angel, quindi lui sapevo che ero in grado di affrontarle. Quando venne il momento di rimettere assieme il gruppo, ed una volta saputo che Gregg non avrebbe fatto parte della formazione, mi offrì il posto. Ovviamente accettai immediatamente, come avrei potuto rifiutare una simile occasione?
L’eredità di Gregg Giuffria è particolarmente pesante. Come ti sei approcciato a ricoprire il ruolo di un musicista che è ancora così tanto ammirato da miriadi di fans sparsi per il pianeta?
Essendo Gregg una mia influenza musicale, avevo già suonato in quel modo, ma più sul tipo di sound che era presente negli ultimi album degli Angel. Sai, quell’approccio lussureggiante e maestoso. Quando è stato il momento di eseguire il materiale dei primi dischi, inclusi gli assoli, fu una bella sfida per me. Del resto, sono qui per continuare a preservare la “legacy” della band, ed apprezzo il supporto dei fans nell’accettazione del sottoscritto come colui che ha accettato di indossare un paio di scarpe piuttosto ingombranti.


Su YouTube ho visto che Gregg ha suonato con voi a Las Vegas, città dove è attualmente un business man di enorme successo. Immagino sia stato un episodio particolarmente emozionante.
E’ stato grande: ricordo che ero seduto nella camera d’albergo di Punky, e siccome sapevamo che Gregg sarebbe stato presente, lo abbiamo chiamato. Lo avevo incontrato una volta in precedenza ma, quando venne allo show, fu bellissimo rivolgergli di persona alcune specifiche domande su come era riuscito ad ottenere un determinato sound e cose del genere. Mi ha raccontato storie bellissime, ed io gli ho detto che a molti fans mancava il fatto che lui non suonasse con la band. Da qui, per me nacque spontaneo chiedergli di unirsi a noi per la serata. Inizialmente Gregg si dimostrò riluttante, ma siccome tutti gli rinnovarono l’invito, alla fine accettò. Dovevamo solo scegliere il pezzo su cui avrebbe suonato, ma ovviamente la risposta fu “Tower”. Vederlo posizionato alle mie tastiere fu stupendo, e lui è incredibile oggi come allora.
Ti rivolgo una domanda come se fossi ancora un fan del gruppo. Dell’epoca Giuffria, preferisci i primi album (l’omonimo e “Helluva Band”), oppure gli ultimi (“White Hot” e “Sinful”)?
Diciamo che le mie preferenze pendono dalla parte dell’ultimo materiale di quel periodo, anche perché erano gli album che conoscevo di più da ragazzino. “Don’t Leave Me Lonely” , ad esempio, è la mia canzone preferita in assoluto degli Angel. Tuttavia, anche suonare le primissime song è bellissimo: they really rock! Amo eseguire “Tower” o “The Fortune”, esperienze epiche.
State suonando molto anche dal vivo: c’è un grande ritorno delle “vecchie band”. Come vedi questa cosa? Forse non ci sono gruppi abbastanza bravi in giro?
No, penso che ci siano tante buone nuove realtà, ma devo dirti che gli Angel sono ancora in grado di offrire ai fans uno show talmente energetico da rivaleggiare con gente che ha la metà dei loro anni! Vedere Punky e Frank in questa forma strepitosa è semplicemente straordinario.

Tutte le immagini di questa intervista sono state concesse per uso libero e gratuito da Charlie Calv. 

ALESSANDRO ARIATTI

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