Passa ai contenuti principali

PERFECT PLAN "HEART OF A LION" (2025)


E sono quattro. Difficile scartare anche un solo disco, perché i Perfect Plan hanno sviluppato una media di songwriting veramente altissima, e soprattutto ligia ai punti di riferimento che invocano in sede di dichiarazioni ufficiali. "È chiaro che le nostre influenze principali sono Survivor, Europe e Foreigner, ma abbiamo anche un tocco che ci rende riconoscibili". Impossibile dare loro torto. Il vocalist Kent Hilli è talmente bravo da essere entrato nelle grazie dei Giant, di cui è diventato il frontman, ma anche il resto del gruppo non scherza. Il fulcro del discorso resta sempre quello: gli anni '80 e quel sound che, ancora oggi, è linfa vitale per una fetta di pubblico che non ne vuole sapere di piegarsi al mainstream odierno. Diciamo che se il nocciolo della questione diventa questo, ai Perfect Plan non c'è proprio nulla da contestare. Esattamente come i The Night Flight Orchestra di "Give Us The Moon", che evocano il "vecchio" con spirito rinvigorito, anche la band scandinava sembra riprendere esattamente laddove i Survivor avevano lasciato Rocky Balboa con le loro celebri soundtrack. In fondo, dall'occhio della tigre al cuore del leone, stiamo sempre parlando di nobili felini. La title-track, ad esempio, ricorda piuttosto da vicino "Burning Heart", tema portante dal quarto episodio del più celebre pugile mai apparso sullo schermo cinematografico. Lo stesso videoclip conferma la fonte ispirazionale del brano, con guantoni e ring ad accompagnare la performance del quintetto scandinavo. Non si tratta certo di ragazzini di primo pelo, come si può vedere (e sentire!), ma questo già si sapeva. Chitarra pizzicata e tastiere a tappeto contraddistinguono "We Are Heroes", con il cantato di Hilli a salire man mano che si arriva al coro. E se "Too Tough" ed "All Night" persistono nella forma e nei contenuti già ampiamente descritti, con "Lady Mysterious" si aggiunge un tocco di blues edulcorato (stile Alannah Myles, per capirsi) ed introdotto dal sinuoso Hammond di Leif Ehlin. "Turn Up Your Radio" è un titolo quasi omonimo del classico firmato Autograph, ma state tranquilli: l'essenza suona talmente fedele che potrebbe risultare intercambiabile. Con "Ready To Break" si entra quasi in "campo Giant", un pedaggio da pagare probabilmente doveroso, a causa del coinvolgimento di Kent Hilli nel colossale marchio (è rimasto solo quello) degli autori di "Last Of The Runaways" e "Time To Burn". Notevole il coinvolgimento onirico/nostalgico di "One Touch", così come appaiono funzionali ed efficaci "At Your Stone" e "Danger On The Loose", col loro "carico" Europe del periodo aureo. Dopo "Brace For Impact" (2022), Perfect Plan ribadiscono il ruolo di leader di un genere ormai di nicchia, ma ben lungi dal deporre le raffinate armi nel cassetto dell'oblio. 


ALESSANDRO ARIATTI 

Commenti

Post popolari in questo blog

INTERVISTA A BEPPE RIVA

C'è stato un tempo in cui le riviste musicali hanno rappresentato un significativo fenomeno di formazione personale e culturale, ed in cui la definizione "giornalista" non era affatto un termine usurpato. Anzi, restando nell'ambito delle sette note, c'è una persona che, più di tutte, ha esercitato un impatto decisivo. Sia nell'indirizzo degli ascolti che successivamente, almeno per quanto mi riguarda, nel ruolo di scribacchino. Il suo nome è Beppe Riva. E direi che non serve aggiungere altro. La parola al Maestro. Ciao Beppe. Innanzitutto grazie di aver accettato l'invito per questa chiacchierata. Per me, che ti seguo dai tempi degli inserti Hard'n'Heavy di Rockerilla, è un vero onore. Inizierei però dal presente: cosa ha spinto te e l'amico/collega storico Giancarlo Trombetti ad aprire www.rockaroundtheblog.it? Ciao Alessandro, grazie a te delle belle parole. L'ipotesi del Blog era in discussione da tempo; l'intento era quello di ritag...

WARHORSE "RED SEA" (1972)

Sul blog abbiamo già parlato del primo, omonimo album dei Warhorse, band nata dall'ex bassista dei Deep Purple, Nick Simper. Il loro debutto, datato 1970, esce in un periodo abbastanza particolare dove, il beat prima ed il flower power poi, si vedono brutalmente scalzati da un suono ben più burrascoso e tumultuoso. Il succitato Simper, pur avendo fatto parte "soltanto" degli albori (i primi 3 dischi) dei Deep Purple, vede la sua ex band spiccare letteralmente il volo con il rivoluzionario "In Rock", contornato a propria volta da altre perniciose realtà quali Led Zeppelin o Black Sabbath. "Warhorse" suonava esattamente come il giusto mix tra l'hard rock "Hammond-driven" di Blackmore e soci, e le visioni dark di Toni Iommi. Il 33 giri, nonostante l'eccellente qualità di tracce tipo "Vulture Blood", "Ritual" e "Woman Of The Devil", non vende molto. Anzi, contribuisce al rimpianto di Simper di essere stato sc...

LABYRINTH: "IN THE VANISHING ECHOES OF GOODBYE" (2025)

Se quello che stiamo vivendo quotidianamente, ormai da una ventina d'anni, non fosse un fottutissimo "absurd circus"; se esistesse una logica a guidare le scelte della mente umana, divenuta nel frattempo "umanoide"; se insomma non fossimo nel bel mezzo di quel "Pandemonio" anticipato dai Celtic Frost quasi 40 anni fa, i Labyrinth dovrebbero stare sul tetto del mondo metal. Nessuna band del pianeta, tra quelle dedite al power & dintorni, può infatti vantare, neppure lontanamente, una media qualitativa paragonabile ai nostri valorosi alfieri dell'hard'n'heavy. Certo, hanno vissuto il loro momento di fulgore internazionale con "Return To Heaven Denied" (1998), della cui onda lunga ha beneficiato pure il discusso "Sons Of Thunder" (2000) che, ricordiamolo ai non presenti oppure ai finti smemorati, raggiunse la 25esima posizione della classifica italiana. Poi la "festa" terminò, non in senso discografico, perché...