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"BORN AGAIN": QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE!

Dopo l'uscita di "Live Evil", novembre 1982, Toni Iommi e Geezer Butler si trovano in un fumoso pub con un vecchio amico. Il suo nome è Ian, il cognome Gillan. In seguito ad una nottata di bevute da stendere un toro, metà dei problemi dei "superstiti" Black Sabbath sembrano risolti. Il cantante dei Deep Purple che prende il posto di Ozzy Osbourne prima e di Ronnie James Dio poi? Bizzarro, ma anche solo la suggestione di una simile unione aiuta a creare l'attesa. Dice lo stesso Gillan alla rivista Recension: "Non mi piaceva l'immagine dei Black Sabbath: sai, tutto quel cuoio nero, mentre io ero più uno da jeans. Però, su esplicita richiesta del mio manager, accettai di incontrare Toni e Geezer. Quest'ultimo fu il primo a svenire per l'alcol ingurgitato, ed improvvisamente capii che unirmi a loro era una cosa sulla quale riflettere seriamente". La notizia inizia a circolare, come si diceva, e suona oggettivamente clamorosa: fatte le debite proporzioni rispetto al genere di riferimento, era come se Mick Jagger cantasse per i Beatles, oppure Paul McCartney per i Rolling Stones. Pazzesco. Ad essere onesti Sabbath e Purple avevano già incrociato, pur se indirettamente, i loro cammini: Dio era stato frontman dei Rainbow di Ritchie Blackmore, ad esempio, e sia "Heaven And Hell" che "Mob Rules" potevano contare sulla produzione di Martin Birch. Ma tutto finiva lì. L'idea iniziale da entrambe le parti è comunque del tipo "Ian Gillan registra un album con Iommi, Butler e Ward", non quella di unire le forze sotto lo stesso monicker. A tal proposito, Geezer afferma: "Chiusa l'esperienza con Ronnie, dissi a Toni che continuare a chiamarci Black Sabbath stava diventando un pò uno scherzo. Lui era d'accordo, Ian pure: registriamo un disco assieme, poi ognuno per la sua strada, questo sarebbe stato l'intento".
Pur consapevoli di una possibile reunion dei Deep Purple, che si sarebbe concretamente verificata l'anno successivo (1984) con la pubblicazione di "Perfect Strangers", i tre entrano in studio con le migliori intenzioni. C'è il problema Bill Ward da risolvere: esautorato dal gruppo dopo l'incisione di "Heaven And Hell" per la sua proverbiale inaffidabilità legata all'abuso di sostanze alcoliche e chimiche, il batterista sembra tornato in grado di assolvere ai propri compiti. Dice il drummer inglese: "Prima del 1983 ero completamente andato: bevevo e mi drogavo senza alcun controllo. Così decisi di affrontare finalmente un ciclo di riabilitazione in ospedale: Toni e Geezer lo vennero a sapere, e mi offrirono di rientrare nei Black Sabbath. Il loro aiuto fu molto importante. 'Heaven And Hell'? Ho soltanto vaghi ricordi del lavoro che svolsi per quel disco, e so bene che, quando abbandonai gli altri durante il tour, li delusi profondamente. Alcolismo a parte, il mio vero problema era la depressione: sentivo di non avere più alcun motivo per vivere, così mi rifugiavo nella bottiglia e negli stupefacenti per non sentire quell'orribile sensazione. Provai anche a farmi saltare il cervello per ben tre volte, ma non riuscii mai a premere quel maledetto grilletto". Con Vinnie Appice che segue Ronnie James Dio nella sua band, il reintegro di Ward diventa perciò definitivo. Almeno per quanto concerne la registrazione di "Born Again".
Il 33 giri esce il 24 settembre 1983 e, grazie anche all'entusiasmo derivante dall'ingresso di Gillan, raggiunge il numero 4 delle classifiche inglesi. Un risultato imprevedibile ed impressionante, che tutto sommato premia la fiducia nel progetto della casa discografica. Dice Butler: "Non doveva uscire col nome del gruppo, ma quelli di Vertigo ci ingannarono per l'ennesima volta. Ci dissero che avevano pagato per un album dei Black Sabbath, ed era ciò che avrebbero pubblicato. Fine dei discorsi. Noi non potevamo farci un bel niente". Introdotto visivamente da una copertina shock, raffigurante un neonato rosso fuoco, dotato di zanne e lunghe unghie giallastre (molto simile a quella del singolo "New Life" dei Depeche Mode del 1981), il disco viene aperto dalla dinamica "Trashed", che potrebbe essere forse definita come la versione HM di "Speed King" dei Deep Purple. Gillan canta una storia di auto veloci, whiskey e sballo: non propriamente i temi preferiti per i Black Sabbath, eppure il pezzo funziona che è una meraviglia. Tanto da venire pubblicato come singolo/videoclip. Piuttosto la cosa che balza immediatamente all'orecchio è un suono completamente sbilanciato su basso e batteria, mentre chitarra e voce non risultano abbastanza incisive: d'accordo che la storia del gruppo è intrecciata a tematiche oscure, ma un simile pandemonio pare troppo persino per i fans. Dice Geezer Butler: "Sono il primo a dire che il mixaggio fa schifo, ma quando Ian mi accusa di avere manipolato apposta le registrazioni, non sa di cosa parla. Lui non c'era, perché se ne andò sei mesi in vacanza. Tornò e mi chiese cosa fosse quella porcheria, ma io nel frattempo avevo detto a tutti che l'album aveva dei problemi. Se ne sono fregati, e questo è il risultato". Polemiche sulla produzione a parte, "Born Again" contiene inaspettatamente alcuni dei brani più "luciferini" che la band abbia mai composto. Non tanto la già citata "Trashed" ma, ad esempio, la traccia successiva: anticipata dall'atmosferica strumentale "Stonehenge", che lascia intravedere spiragli da colonna sonora horror, "Disturbing The Priest" è infatti un assurdo monolite heavy, dove Gillan si prodiga in urla da indemoniato, alternate a momenti soffusi ed epici. Le bizzarre armonie vocali, eseguite quasi in forma parlata, vanno appunto a smussare i momenti di pazzia sghignazzante, ed anche le parti strumentali fluiscono in elaborati virtuosismi. 
"Stavamo incidendo negli studi di Richard Branson, e c'era un monastero nelle vicinanze. Il volume che tenevamo era talmente alto che i monaci iniziarono a protestare, ed il titolo è venuto semplicemente fuori così" dice Butler. Versi come "la forza del diavolo è l'oscurità che il prete deve fronteggiare, la forza della notte lo distruggerà ma non sarà un disonore" mettono in luce un Gillan finora inedito, eppure molto calato nella parte, nonostante le iniziali ritrosie liriche verso i testi del gruppo. "The Dark" è un altro breve passaggio affidato a rigurgiti di tastiera (Geoff Nichols), che spianano la strada a "Zero The Hero", mastodontica valanga di riff stratificati per i quali Ian si inventa melodie oblique e sinistre. "La tua testa è fermamente inchiodata al tuo canale tv, ma ci sono le dita di qualcun altro sul pannello di controllo": indipendentemente da chi si posizioni dietro il microfono, i Black Sabbath non perdono il "vizio" di parlare con lingua tagliente. E siamo solo nel 1983, non dimentichiamocelo. 
Molto più easy, a livello prettamente musicale, risulta invece "Digital Bitch", anche se l'argomento trattato delinea un contesto di rifiuto verso i minacciosi computer, ancora lungi dal conquistare il mondo. I sei minuti della title-track sono quanto di più suggestivo i Black Sabbath "extra Ozzy" abbiano mai scritto: trattasi di una ballad dalle brume malinconiche, con la chitarra di Iommi che emette echi lontani e mostruosi, come la deforme creatura dipinta sulla copertina. Gillan, a sua volta, risponde con un testo che ripesca enigmatiche dimensioni fantasy alla Ronnie James Dio: "L'impeto della mia sfida punta ai cuori di divinità mutanti che pensano che siamo tutti uguali". Cosa volesse dire Ian con questo verso, lo sa soltanto lui. L'effetto è comunque assicurato per una canzone dai toni lenti ed epici, con un finale assolutamente perfetto che viene firmato in calce dal riverbero della sei corde. "Hot Line" risulta probabilmente l'episodio più Purple oriented, grazie ad una sostanziosa incursione nell'hard rock più classico, con un riff corposo e ficcante che viene accompagnato da tastiere al limite dell'invadenza. Le urla liberatorie di Gillan sono il definitivo anello mancante che unisce i due mondi delle rispettive band. A "Keep It Warm" viene affidata la chiusura, uno struggente slow hard rock sulla falsariga di quella "Over And Over" che aveva messo la parola fine al precedente "Mob Rules". Se le lyrics appaiono abbastanza banali (un uomo che si tormenta per avere messo su famiglia), la spirale solistica di Iommi si dipana implacabilmente per tutta la durata del pezzo, risultandone il vero punto di forza. Nonostante i difetti, legati prevalentemente al mixing, nonostante Ian non venga realmente mai accettato come cantante dei Black Sabbath, "Born Again" ottiene un successo notevolissimo. Dice il vocalist: "È stata un'esperienza molto divertente, anche se non è durata molto. Vedevo poco gli altri ragazzi del gruppo, perché loro erano autentici animali notturni. Tornavano quando io mi alzavo a preparare la colazione, tanto per capirci". 
Anche Bill Ward ricorda il 33 giri con particolare piacere: "La mia concentrazione fu massima, volevo a tutti i costi svolgere un grande lavoro per recuperare la stima da parte di Toni e Geezer. Ero felicissimo di stare assieme a loro ed a Ian, e non ho alcun ricordo negativo legato a quell'album. Posso dire che è stato il disco più impegnativo che abbia mai realizzato. Allo stesso tempo avevo molta paura di andare in tour, anche se non lo dissi mai a nessuno. La verità è che avevo un ottimo rapporto sia con Ronnie James Dio che con Gillan, ma per me non potevano considerarsi veramente Black Sabbath senza Oz. Questa è la verità". Ward riprende a bere, così il suo posto viene preso da Bev Bevan, già batterista degli Electric Light Orchestra. È con questo innesto in formazione che il quartetto si imbarca nella lunga trafila concertistica a supporto di "Born Again". Don Arden, papà di Sharon (futura signora Osbourne) e manager del gruppo, ha in mente di fare le cose in grande: propone un palco che sia un'imitazione il più fedele possibile di Stonehenge, annotandone addirittura le misure. Sorge però un problema, quando gli addetti alle scenografie leggono 15 metri anziché 15 piedi. Dice Iommi: "Ci trovammo un'impalcatura talmente gigantesca che non sarebbe entrata in nessun edificio. Costò una fortuna, ma in realtà la utilizzammo una sola volta: al festival di Reading. Neppure le grandi arene americane potevano contenere un plastico così grande: infatti rimase quasi sempre rinchiuso nei container". Non bastasse il disastro scenico, la follia si spinge oltre. Per l'intro degli show viene previsto che un nano, agghindato come il neonato della copertina dell'album, si sieda sopra il monolite della finta Stonehenge, contorcendosi e piangendo, per poi cadere sul materasso posto dietro la struttura. Infine, una processione di roadies travestiti da druidi incappucciati avrebbero dovuto rappresentare una trafila di monaci posseduti: il tutto "con le Reebok che spuntavano dalle tonache", per citare le parole di Gillan. Della serie effetto trash assicurato: nonostante le perplessità manifestate dal cantante inglese e da Bevan, Arden insiste, sostenendo che "il pubblico ne rimarrà entusiasta". Il tour percorre il mondo in lungo ed in largo, con una setlist che prevede pure l'esecuzione di "Smoke On The Water" dei Deep Purple, quale segno di rispetto per il passato di Ian. Tuttavia Geezer e Toni sanno benissimo che si ritroveranno nuovamente soli di lì a pochi mesi: esattamente come quella famosa nottata nel pub ad inizio 1983.
ALESSANDRO ARIATTI

Commenti

  1. Ciao Alessandro, "Born Again" é un album particolarmente controverso nella discografia dei Sabbath, ma chi vuole averne un quadro esaustivo, dalle premesse al tour conseguente, deve senz'altro leggere un intervento approfondito come il tuo. Le valutazioni sul contenuto poi sono sempre soggettive, ma l'argomento è ben contestualizzato. Complimenti.

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    1. Ciao Beppe. Intanto grazie per la lettura: i complimenti, soprattutto se fatti da te, sono super graditi! Tu che ne pensi, oggi, di questo album che giustamente definisci molto controverso? Ancora grazie.

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