Difficile da crederlo, vista la carriera ultraquarantennale della band di Gelsenkirchen, eppure sembra venuto il momento, anche per i Sodom, di appendere gli strumenti al chiodo. Almeno così ha fatto intendere Tom Angelripper, leader incontrastato ed incontrastabile di un gruppo che ha fatto della coerenza artistica un'autentica medaglia al valore. "Ho 62 anni, ed anche per me è venuto il tempo di stare con la famiglia e coltivare i miei hobby" ha detto recentemente il bassista/cantante, facendo intendere che, nei piani immediati all'orizzonte, ci sarà molto silenzio e ben poca musica. Alzi la mano chi, ai tempi di "In The Sign Of Evil", avrebbe predetto un futuro così longevo per un nome che aveva alzato l'asticella del "marcio" a livelli probabilmente mai sentiti fino a quel momento. Roba che i primi Venom facevano la figura degli intellettuali. La sopravvivenza agli spesso fatali anni 90 è stata la chiave di volta per il proseguimento di un cammino che, nel bene e nel male, è giunto addirittura ai giorni nostri, anno domini 2025. Ed è da qui che bisogna iniziare ad analizzare un album che, fin dal titolo ("l'incendiario"), sembra voler fare riferimento ai tempi che stiamo vivendo. Molti gruppi thrash degli anni 80 parlavano della "Bomba" come dell'ultima e definitiva paura dell'immaginario collettivo: ma se allora tale terrore era "soltanto" uno spettro, dal 2020 in poi tutto è diventato molto più concreto. Pandemie, guerre a raffica, genocidi in atto: tutto accidentale? Non credo proprio, ma soprattutto non lo crede (ovviamente) Tom Angelripper, pronto a scaricare un pò di disillusa rabbia nei suoi testi al napalm. Inutile persino descrivere, almeno nei dettagli, un disco che si nutre delle stesse rappresentazioni stilistiche create dalla band: velocità, furia canora, ed un pugno di canzoni ancora efficaci. Su tutte "Witchunter", dedicata al primo batterista della band, purtroppo scomparso; ma anche "Trigger Discipline" e "Twilight Void", molto Slayer-oriented nelle dinamiche e nelle vocals, nonché una "Scavenger" dalle tinte piuttosto "blackened". Veniamo alle "note" dolenti: diciamo che, se i Sodom dovessero malauguratamente finire qui il loro percorso, "The Arsonist" non sarebbe esattamente il commiato ideale perché, al di là del titolo, è proprio un pò di quello stesso "sacro fuoco" che manca all'appello. Forse sarebbe ingeneroso persino pretenderlo, tuttavia i Possessed di "Revelations Of Oblivion" hanno dimostrato che si può ancora registrare un album "alla vecchia maniera": addirittura per Nuclear Blast. Perché non potrebbero farlo Tom e fedeli scudieri?
ALESSANDRO ARIATTI
Commenti
Posta un commento