Passa ai contenuti principali

HELLOWEEN "GIANTS & MONSTERS" (2025)

Stendo subito un velo pietoso su quelli che...gli Helloween finiscono con "Walls Of Jericho", non considerando il fatto che sono passati quarant'anni. Un altro per coloro che...i due "Keeper" non mi piacciono perché troppo melodici. Il terzo è per i criticoni "a prescindere" della reunion "allargata" del 2021, quelli che..."cosa non si fa per i soldi". Vi assicuro che sono gli stessi pronti a vendere la propria madre per un promo gratis o un accredito a qualche concerto. Meglio se "big". Conosco i "miei polli", cambiano gli starnazzamenti ma non i subdoli secondi fini: da quando poi i social hanno sguinzagliato e sdoganato a piede libero ignoranza, maleducazione ed arroganza, lo spettacolo infimo delle "galline che si azzuffano per niente" (citazione Battiato) è diventato un deprimente spettacolo quotidiano. Siamo qui a parlare di "Giants & Monsters", eppure ho letto di gente che laconicamente scrive "gli ho dato un'ascoltata" e poi si lancia in spericolati giudizi tranchant. Ne parlavo con un caro amico: ma noi, che prima di dare giudizi su un album, lo imparavamo praticamente a memoria, abbiamo veramente qualcosa a che fare con questa gente soltanto perché sul nome della webzine ci sta scritta la parola "metal"? No, perché se gli Helloween fossero diventati un gruppo da "un colpo e via", credo che ci sia seriamente qualcosa che non torna. Primo, per l'importanza di un brand che ha letteralmente inventato quello che viene comunemente definito "power metal europeo"; secondo, perché comunque lo si guardi, "Giganti & Mostri" merita ben di più di una frettoloso passaggio in streaming. Non ci credete? Mi spiace per voi. Liberi di pensarla diversamente, ci mancherebbe; però vi avverto che state per sottovalutare uno dei migliori album firmati Helloween dalla fine degli anni '90. Niente di meno. 
C'è molto da analizzare tra i meandri dei pezzi che lo compongono, e chi sostiene "sarebbe meglio che cacciassero Deris" forse (anzi sicuramente) non ha la minima idea di quali siano le gerarchie attuali all'interno del gruppo. Che vanno avanti da parecchi anni, del resto. La tanto criticata scelta delle voci "all in", ovvero Andi, Kiske e Hansen, comporta un'abbondanza che regala "diversità" anche all'interno delle singole canzoni: la clamorosa "Majestic" ne è l'ennesimo esempio. Una "Skyfall" parte 2? Qualitativamente parlando, poco ci manca. Se poi ci si limita ad ascoltare il primo singolo "This Is Tokyo", con le sue geometrie di hard rock melodico "more Pink Cream 69 than Helloween", oppure il delizioso duetto in "A Little Is A Little Too Much", torniamo al discorso di prima: trattasi di ascolti bulimici ma assai superficiali. Nel disco c'è tanto, ma tanto di più: partendo dall'opener "Giants On The Run", dove sontuosi arrangiamenti sostengono linee vocali complesse, eppure di fruibilità pressoché immediata. Passando per "Into The Sun", ballad che prova a replicare l'intensità della drammatica "A Tale That Wasn't Right", grazie ad un Kiske che si distingue per le sue proverbiali tonalità profonde in Elvis style; una caratteristica che, tra i vocalist power/speed, solo lui possiede. Difficile possa ca(r)pirle chi scambia il canto per una gara di vomitate in compagnia. "Savior Of The World" ripropone quasi pari pari gli Helloween "happy" di fine 80's, che molti ricordano ancora con immutato affetto, ma ci pensa "Universe (Gravity For Hearts)" a bilanciare nuovamente la scaletta, con i suoi improvvisi cambi di scenario che fanno tanto Gamma Ray. "Hand Of God" è il tipico episodio metal rock alla Deris: una replica più gentile e sofisticata rispetto a "Mass Pollution", tuttavia altrettanto ficcante nella sostanza. Se il precedente, omonimo album, pur splendido in molti momenti ("Best Time", "Skyfall", "Fear Of The Fallen"), segnava un paio di passaggi stanchi (soprattutto "Angels"), in "Giants & Monsters" farei fatica ad individuare una sola traccia da definire meno che "piacevole". Ora attendo le leccate di culo di alcuni "addetti ai lavori" che, già ai tempi di "The Dark Ride", li consideravano finiti, ma che oggi devono spingerli per questioni di convenienza. A proposito di coerenza. 
ALESSANDRO ARIATTI

Commenti

Post popolari in questo blog

IRON MAIDEN "VIRTUAL XI": DIFESA NON RICHIESTA

Se gli Iron Maiden sono la band heavy metal più unanimamente amata nell'universo, altrettanto unanime (o quasi) sarà la risposta alla domanda su quale sia il loro album peggiore. Per la solita storia "vox populi, vox dei" si concorderà a stragrande maggioranza su un titolo: "Virtual XI". Il fatto è che questo è un blog, neologismo di diario personale; e caso vuole che, al sottoscritto, questo album è sempre piaciuto un sacco. Ma proprio tanto! Reduci dal discusso "The X Factor", oggi sicuramente rivalutato da molti eppure all'epoca schifato da tutti, Steve Harris e soci confermano ovviamente Blaze Bayley, lasciando appositamente in secondo piano la vena doom-prog del 1995. Due anni e mezzo dopo, tempo di mondiali di football, ed una realtà che inizia ad entrare con tutte le scarpe nella "web zone": col loro consueto talento visionario, gli Iron Maiden prendono tre piccioni con una fava. 1) Il Virtual sta ovviamente a rappresentare la perc...

INTERVISTA A BEPPE RIVA

C'è stato un tempo in cui le riviste musicali hanno rappresentato un significativo fenomeno di formazione personale e culturale, ed in cui la definizione "giornalista" non era affatto un termine usurpato. Anzi, restando nell'ambito delle sette note, c'è una persona che, più di tutte, ha esercitato un impatto decisivo. Sia nell'indirizzo degli ascolti che successivamente, almeno per quanto mi riguarda, nel ruolo di scribacchino. Il suo nome è Beppe Riva. E direi che non serve aggiungere altro. La parola al Maestro. Ciao Beppe. Innanzitutto grazie di aver accettato l'invito per questa chiacchierata. Per me, che ti seguo dai tempi degli inserti Hard'n'Heavy di Rockerilla, è un vero onore. Inizierei però dal presente: cosa ha spinto te e l'amico/collega storico Giancarlo Trombetti ad aprire www.rockaroundtheblog.it? Ciao Alessandro, grazie a te delle belle parole. L'ipotesi del Blog era in discussione da tempo; l'intento era quello di ritag...

LABYRINTH: "IN THE VANISHING ECHOES OF GOODBYE" (2025)

Se quello che stiamo vivendo quotidianamente, ormai da una ventina d'anni, non fosse un fottutissimo "absurd circus"; se esistesse una logica a guidare le scelte della mente umana, divenuta nel frattempo "umanoide"; se insomma non fossimo nel bel mezzo di quel "Pandemonio" anticipato dai Celtic Frost quasi 40 anni fa, i Labyrinth dovrebbero stare sul tetto del mondo metal. Nessuna band del pianeta, tra quelle dedite al power & dintorni, può infatti vantare, neppure lontanamente, una media qualitativa paragonabile ai nostri valorosi alfieri dell'hard'n'heavy. Certo, hanno vissuto il loro momento di fulgore internazionale con "Return To Heaven Denied" (1998), della cui onda lunga ha beneficiato pure il discusso "Sons Of Thunder" (2000) che, ricordiamolo ai non presenti oppure ai finti smemorati, raggiunse la 25esima posizione della classifica italiana. Poi la "festa" terminò, non in senso discografico, perché...