Se si potesse indire un concorso sulla copertina più brutta nella storia dell'heavy metal, questo "Trials Of Torment" avrebbe tutte le caratteristiche necessarie per entrare in competizione. Gli autori, i Ritual, credo che vantino anche il record del maggior numero di cambiamento di nomi, almeno cinque o sei, da Firedance a Rotterdam ed altri ancora. Il gruppo di Cleveland nasce addirittura nel 1985, ma arriva al debutto sulla lunga distanza solamente otto anni dopo, quando l'allora rampante Massacre Records decide di puntare su di loro per l'uscita numero 11 del proprio catalogo. Sono stagioni non facili per gli esponenti dell'HM classico e dintorni, e sembra incredibile che una band americana debba ricorrere alle attenzioni di una label tedesca per vedere pubblicati i propri sforzi professionali. Ma si accennava inizialmente al cover artwork: la dozzinalità un pò ignorantella farebbe infatti pensare ad un album estremo, magari con un sense of humor alla Tankard (senza riferimenti alla birra, in questo caso), tuttavia l'ascolto suggerisce ben altro. Come l'improbabile, ma credibile ed esplosivo, blend tra Helloween e primi Fates Warning dell'iniziale "She Rides The Sky", le cui strofe sembrano ispirarsi proprio al quasi omonimo hit di Kai Hansen e soci. E se "Where I Belong" sembra il classico pezzo definito "progressive metal" dopo l'avvento dei Queensryche di "The Warning", la successiva "Espionage" non disdegna alcuni raid in territorio thrash, pur mantenendo una sorprendente fluidità stilistica (vedi gli improvvisi stacchi acustici ed i repentini rallentamenti ritmici). "Addicted To Fire" suona un pò come se gli Anthrax avessero dimostrato un anima power, e risulta suggestiva persino la somiglianza tra la voce del qui presente Juan Ricardo con quella di Joey Belladonna, voce "classica" prestata alla Bay Area. "The Forgotten" parte a cannone, con echi degli Helstar di "Nosferatu" tra le righe, ma è con "Pain Of It All" che i Ritual inscenano uno degli episodi più complessi dell'album, tra continui cambi di tempo e di riff: tra Jag Panzer e Mercyful Fate, al netto dello zolfo mancante. Convincenti anche i passaggi shredding thrash vagamente alla Annihilator di "In The Dungeon", "Dementia" e, soprattutto, "Obscured By Twilight", con i due chitarristi Mike Ruzbanszki e Bob Allerton sulle inarrivabili orme di Jeff Waters. Chiude "City Of The Dead", sospesa tra sfuriate speed e visioni horror alla King Diamond, tanto che l'epilogo non avrebbe potuto essere maggiormente efficace. Sulla band scendono ben presto le ombre dell'olio, eppure "Trials Of Torment" ha beneficiato di una meritata rivalutazione postuma con una ristampa piuttosto recente.
Se gli Iron Maiden sono la band heavy metal più unanimamente amata nell'universo, altrettanto unanime (o quasi) sarà la risposta alla domanda su quale sia il loro album peggiore. Per la solita storia "vox populi, vox dei" si concorderà a stragrande maggioranza su un titolo: "Virtual XI". Il fatto è che questo è un blog, neologismo di diario personale; e caso vuole che, al sottoscritto, questo album è sempre piaciuto un sacco. Ma proprio tanto! Reduci dal discusso "The X Factor", oggi sicuramente rivalutato da molti eppure all'epoca schifato da tutti, Steve Harris e soci confermano ovviamente Blaze Bayley, lasciando appositamente in secondo piano la vena doom-prog del 1995. Due anni e mezzo dopo, tempo di mondiali di football, ed una realtà che inizia ad entrare con tutte le scarpe nella "web zone": col loro consueto talento visionario, gli Iron Maiden prendono tre piccioni con una fava. 1) Il Virtual sta ovviamente a rappresentare la perc...


Grande album, che comprai insieme agli Oracle di " As Darkness Reigns" e i Winter's Bane di " Heart of a Killer" ( usciti piú o meno nello stesso periodo) dopo aver letto le rispettive recensioni su Metal Shock
RispondiEliminaCiao. Si, un gran bel disco, che, assieme agli altri due che hai citato, fa un bel terzetto dell'HM anni 90. Grazie della lettura e del tuo intervento, lo apprezzo molto. Un caro saluto.
EliminaGrazie a te
RispondiElimina