"La pandemia ed il lockdown hanno davvero portato in ogni casa una verità: la spontaneità della vita quotidiana può essere spazzata via da un momento all'altro" dice Bryan Adams in fase di presentazione di "So Happy It Hurts". Reduce da due prove non molto rappresentative della sua filosofia artistica ("Get Up" e "Shine A Light"), il canadese riannoda i fili del passato, che tornano a muovere il songwriting in senso più tradizionale. Non si può probabilmente parlare di un ritorno a "Waking Up The Neighbors" (nonostante la rinnovata collaborazione con Mutt Lange), tantomeno a quello di un "Reckless" o di un "Into The Fire". È però un dato di fatto che soltanto lui, l'eterno ragazzo della "estate del '69", poteva scovare un pertugio di felicità in uno dei momenti più drammatici della storia. Già, perché "So Happy It Hurts" recupera la vena festaiola del rocker canadese, che negli ultimi ...