Lo dico subito per spazzare il campo da dubbi ed equivoci, cosicché chi la pensa diversamente possa decidere se proseguire oppure no la lettura. Più che gli Avantasia, a me mancano gli Edguy: una band soppressa da questa creatura che ha invece inevitabilmente preso il sopravvento, sulle ali di partecipazioni nobili e sontuose produzioni. Il deus ex macchina Tobias Sammett aveva annunciato un album che avrebbe recuperato la vena power più nuda e cruda degli esordi, al netto di orchestrazioni invadenti e spesso più "estetiche" che necessarie. Il proposito è stato mantenuto solo in parte, nel senso che è diventato ormai impossibile per l'artista tedesco liberarsi da certe sovrastrutture, diventate esse stesse parti integranti del concept che sta dietro a produzioni così ingombranti. Non fatevi ingannare dal primo singolo iniziale "Creepshow" col suo piglio hard rock/AOR alla Edguy, perché poi l'album imbocca tutta un'altra direzione. Fin dalla lunga title-track, con gli interventi pregiati di Geoff Tate: è una caratteristica di Tobias mettere come secondo brano in scaletta il più complesso ed epico, così come da tradizione Ronnie James Dio. "The Moorland At Twilight" vede invece la partecipazione di Michael Kiske, ed il pezzo non può che trasformarsi nell'ennesimo omaggio agli Helloween, mentre sul mid tempo tastieroso "The Witch" comanda Tommy Karevik dei Kamelot. Nonostante la veneranda età, Bob Catley (Magnum) e Ronnie Atkins (Pretty Maids) incantano ancora come ai vecchi tempi, rispettivamente in "Bring On The Night" e "Phantasmagoria", anche se uno degli episodi migliori dell'album risulta "Unleash The Kraken", nella quale Sammett se la sbriga egregiamente senza aiuti "esterni". Album piuttosto riuscito, probabilmente uno dei migliori Avantasia dai tempi di "The Scarecrow".
THE HELLACOPTERS "OVERDRIVER" (2025)
C'è stato un periodo, anche discretamente lungo, in cui The Hellacopters hanno contribuito alla causa del rock grezzo e stradaiolo. Poi una lunga pausa di ben 14 anni, dal 2008 al 2022, spezzata dal ritorno con un disco di valore quale "Eyes Of Oblivion". Evidentemente la band ci ha ripreso gusto, perché esce ora il nuovo "Overdriver", una dichiarazione d'intenti piuttosto lampante, dal titolo fino all'esplicativa copertina. "Suoniamo rock'n'roll duro, veloce ed energico" potrebbe essere il motto a pie' di pagina, ma chi li conosce sa benissimo che funziona così. Sempre fronteggiati dal cantante Nicke Anderson, originariamente drummer dei death metallers Entombed, The Hellacopters badano al sodo senza indugi, scatenando veemenza elettrica in brani di sicura efficacia come l'apripista "Token Apologies" o "Don't Let You Bring Me Down", che azzerano immediatamente ogni ipotesi di evoluzione non richiesta. Né dal gruppo, tanto meno dai loro aficionados. Stiamo parlando di tracce che fanno della semplicità una forma d'arte, ribadita nella bellissima "(I Don't Wanna Be) Just A Memory", che pare scritta apposta per la futura rappresentazione live. Compare un organo Hammond in "Wrong Force On", piuttosto spedita nella stesura ritmica, così come si possono toccare con mano atmosfere 70's oriented su "Soldier On", tra atmosfere darkeggianti e voci soffuse/effettate a ribadirne il concept basico. Se "Do You Feel Normal" (risposta ovviamente negativa) si candida a pezzo più easy del lotto, "The Stench" ostenta stimmate blues perfettamente coerenti al contesto. "Overdriver" attirerà la meritata attenzione di chi pretende il ritorno ad una forma di rock/hard rock primitivo. Questo è poco, ma sicuro.
THE HALO EFFECT "MARCH OF THE UNHEARD" (2025)
In occasione del loro fortunato esordio, The Halo Effect sono già stati salutati (ed incoronati) quali portavoce dello storico sound di Gothenburg, quel death metal melodico portato alla ribalta dagli arcinoti Dark Tranquillity ed In Flames. Il fatto che la band sia formata da cinque ex membri di questi ultimi, la dice lunga sull'indirizzo stilistico intrapreso dal primo lavoro "Days Of The Lost" (2022), ribadito ed accentuato oggi dal nuovo "March Of The Unheard". Se volessimo proprio andare ad individuare il pelo nell'uovo, che dovrebbe essere la prerogativa principale di chi discetta di musica, la differenza principale tra i due album risiederebbe nell'ulteriore semplificazione del suono, in favore di un impatto che non lascia scampo. Il quintetto è a tutti gli effetti l'inventore del genere in questione, quindi non ha nulla da dimostrare se non ribadire l'originale copyright: e, magari, prendersi in mano lo scettro di portavoce. Tutto qui. Detto ciò, ovvero che non potrete aspettarvi sostanziali novità, The Halo Effect impacchettano alla perfezione un prodotto difficilmente criticabile. Se non, appunto, per il fatto di insistere su un canovaccio già sentito. Tuttavia, quando hai a disposizione del tuo arco, frecce acuminate quali "Detonate" e l'emblematica "Conspire To Deceive", le cui lyrics paiono andare di pari passo con le tematiche degli ultimi In Flames ed Arch Enemy, le chiacchiere si azzerano immediatamente. Non puoi insegnare ai "maestri" l'arte di maneggiare la propria materia. Consentitemi il paragone, ma sarebbe come pretendere che gli Airbourne diano consigli agli AC/DC. Follia. "March Of The Unheard" è sulla rampa di lancio, e prevederne il successo diventa un esercizio piuttosto scontato.
ALESSANDRO ARIATTI
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