Passa ai contenuti principali

KANE ROBERTS "KANE ROBERTS" (1987)



Se c'è un artista che, per impatto shocking e trovate sceniche, si è ritrovato catapultato negli anni 80 come nell'accogliente ventre materno, questo è sicuramente Vincent Fournier, al secolo Mister Alice Cooper. Per lui è la cosa più naturale di questo mondo nutrirsi degli eccessi visivi e coreografici dei vari Motley CrueWASP et similia, tanto che il ritorno sulle scene di "Constrictor" lo vede alle prese con un class metal deluxe come se niente fosse. Anzi, come se avesse sempre interpretato questo genere. Per ribadire il concetto, Alice sceglie dal mazzo un chitarrista-energumeno che sembra fuoriuscire dai fotogrammi di Rambo 2, e che imbraccia la sua sei corde come se stesse maneggiando un mitragliatore. Visualizzate il periodo: gli "eroi" dell'immaginario collettivo non sono ancora personaggi depressi che cercano di combattere i propri demoni personali prima ancora che le brutture del mondo, ma figure tutte d'un pezzo che accendono la fiamma della fantasia popolare. Alcuni esempi? Oltre al succitato "borderline" Rambo, i vari Indiana Jones, Marty McFly di Ritorno Al Futuro, la Sigourney Weaver che protegge da sola l'umanità da una razza aliena. Prendete un pò di sano machismo, mescolatelo ad una abbondante dose di ironia, e non vi sembrerà strano vedere un bodybuilder nei panni di un chitarrista. La domanda è ovviamente legittima: "oltre i muscoli c'è di più"? Se la risposta non è ancora affermativa, nonostante il convincente apporto creativo nello spettacolare "Constrictor" e nel tagliente "Raise Your Fist And Yell" alla corte di Cooper, Roberts approfitta dell'improvvisa fama extra-palestra tentando pure la carta solista. Si circonda di altri due marcantoni, nelle persone di Steve Steele al basso e Victor Ruzzo alla batteria, accollandosi anche l'onere delle parti vocali. La copertina, con la chitarra-lanciafiamme ed i pettorali in bella evidenza, suscita ovviamente qualche ilarità, che però viene spazzata via senza possibilità di replica da un songwriting che sembra quasi cozzare rispetto ad un'immagine così truce. Il singolo "Women On The Edge Of Love", ad esempio, è un hit a presa rapida degno dei primissimi Bon Jovi, con le tastiere che accompagnano un chorus splendido. L'inaspettata ed insospettabile magia da "spaccaclassifiche" AOR si ripete con l'altrettanto sontuosa "Too Much (For Anyone To Touch)", dove il meccanismo strofa-refrain non fa letteralmente prigionieri, una predisposizione naturale sancita anche dalla ballad al velluto "Tears Of Fire", perfetta come colonna sonora per i crepuscoli californiani immortalati dalla serie Miami Vice. L'unico momento di heavy metal tout-court viene rappresentato dalla pesantissima "Out For Blood", ma si capisce benissimo che il vero talento di Roberts si esprime appieno in ben altri contesti, ovvero quando il rock duro si scioglie in melodie di immediata assimilazione. Come nel caso della conclusiva "A Strong Arm Needs A Stronger Heart", dell'anthemica "Outlaw", oppure nella traccia simil-Kiss a titolo "Triple X". Oltre alle indubbie doti di chitarrista, Kane non sfigura affatto nemmeno come cantante, grazie ad una timbrica calda e passionale che viene sciorinata con smaliziato mestiere, e che sopperisce ad un'estensione sicuramente non illimitata. Il disco viene rilasciato dalla major MCA, la stessa del suo principale nonché "datore di lavoro", ed in quel periodo sembra davvero la cosa più logica del mondo. Si vendono album a palate, il genere trattato da Roberts è al top della diffusione, ed infatti riceve un prevedibile airplay radiofonico, merito soprattutto del succitato hit single "Women On The Edge Of Love". Siamo veramente sicuri che l'epoca dei "connessi" sia autentica evoluzione? Permettetemi di dubitare.


ALESSANDRO ARIATTI



Commenti

Post popolari in questo blog

KEITH BOYCE (HEAVY METAL KIDS) & GRAZIA ZULIANI: SIAMO LA COPPIA PIÙ ROCK DEL MONDO!

KEITH BOYCE: THE FLAME STILL BURNS!   Disse Keith Richards dei Rolling Stones, non propriamente un tizio qualsiasi: "Gli anni 70? Non ricordo molto, ma so che ascoltavo a ripetizione quel gran gruppo degli Heavy Metal Kids!". Come referenza, niente male, che dite? Keith Boyce, professione batterista di quella band tanto amata dall'alter ego di Mick Jagger, una vita (oltre 50 anni!) dedicata al rock'n'roll, ha gentilmente accettato di essere "torchiato" per bene dalle domande di Deja-Vu, e quindi dalla curiosità del sottoscritto. Anche perché il "nostro" Keith è stato sedotto senza pietà dal fascino della "donna italiana", nella persona di Grazia Zuliani. I più "anziani" ricorderanno le sue chilometriche gambe fasciate da una vertiginosa minigonna sulla copertina di "Game Over", best seller dell'orgoglio nazionale Vanadium. Ma ricorderanno altrettanto bene gli straordinari album degli Heavy Metal Kids, un manipo

HOLLER: WHAT DOESN'T KILL YOU MAKES YOU STRONGER!

Dopo la frastornante notizia della separazione dagli Eldritch, non so quanti avrebbero scommesso sulla prosecuzione della carriera artistica di Terence Holler. Assai arduo accettare a cuor leggero un cambiamento di prospettive tanto traumatico senza prevedibili conseguenze, anche personali. Non molti avrebbero avuto la forza di rialzarsi, mettersi tutto alle spalle e ripartire da zero. Oddio, forse da zero non è corretto, vista la meritata fama che il cantante italo-americano si è costruito nel corso di ben tre decenni abbondanti. "Reborn" ridefinisce gerarchie e priorità nello stile musicale di Terence, puntando le sue "fiches" sulla roulette di un melodic rock/AOR tanto ispirato quanto ficcante: ed è veramente un piacere avere l'occasione di farsi raccontare la genesi di un album, nato sotto circostanze decisamente particolari, dalla voce del suo stesso protagonista.  Ciao Terence, intanto grazie per aver accettato l'invito per questa intervista. Il nuovo

MONSTERS OF ROCK 1987: 26/8/1987, Reggio Emilia, Arena Del Chionso

"Io sono Dio" intitola il numero 5/6 di Metal Shock del 1987, che copre rispettivamente i mesi di agosto/settembre. La nascita di un magazine con firme così importanti, sia sul fronte nazionale che dall'estero, è una "sliding door" fondamentale per l'affermazione definitiva dell'hard'n'heavy anche nel nostro Paese. Con mani sudaticcie ed entusiasmo alle stelle, mi appresto a sfogliare il giornale, "zompando" immediatamente all'intervista rilasciata da Ronnie James Dio, che presenta per l'occasione il suo nuovo lavoro da studio "Dream Evil". Rimango tuttavia abbastanza deluso dal pezzo, quasi sia messo lì semplicemente come corollario per promuovere un evento destinato a diventare storico: il primo Monsters Of Rock tricolore, sulla falsariga del grande happening estivo di Donington, del quale noi poveri metallari italiani abbiamo sentito solamente fantasticare. Per fortuna, poco prima dei due concerti (25 agosto Palatru