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KERRY KING "FROM HELL I RISE" (2024)



Ormai se ne leggono di ogni tipo. E se le fregnacce sono all'ordine del giorno nel mondo dell'informazione "ufficiale", figuriamoci in quello musicale. Sullo scioglimento della band "estrema" per eccellenza, gli Slayer, è stato scritto di tutto e di più. Bastava un "King ed Araya non si possono più vedere", e sarebbe stata una spiegazione esaustiva. La scomparsa prematura di Hanneman, al netto di un Lombardo che dagli anni 90 in poi si è sempre fatto gli affaracci suoi, ha sicuramente destabilizzato il delicato equilibrio in seno alla band. 50 e 50 in mano a due che non si sopportano: è possibile continuare? Ovviamente no. Ma se il buon "zio Tom" sembra aver trovato la pace dei sensi, il gran capo del "metal satanico" Kerry non trova pace nel suo personale Inferno. Ora, che King risulti simpatico è altamente discutibile: ma che sia improvvisamente diventato l'ultimo degli idioti come alcuni vorrebbero far intendere, consegnando nelle mani del compianto Hanneman tutta la bontà del repertorio Slayer, appare addirittura irrispettoso. Raggiunto dal fido Paul Bostaph ("lui sta a me come Vinnie Appice stava a Ronnie Dio" dichiara Kerry), ingaggiato Mark Osegueda dei Death Angel alla voce, completato infine il quintetto con Phil Demmel alla seconda chitarra (Vio-lence, Machine Head), e Kyle Sanders al basso (Hellyeah), "From Hell I Rise" è sostanzialmente un nuovo album degli Slayer. Anzi, citando lo stesso King "il nuovo album degli Slayer senza che siano gli Slayer". Se Hanneman è sempre stato l'anima dei riff "chirurgici", Kerry rappresentava l'elemento "caotico" nella musica del gruppo, con quei solo fulminanti che hanno fatto del "noise" una forma d'arte. Il songwriting regala ben poche sorprese, anzi praticamente nessuna. E se questo rappresenta sicuramente un limite, dall'altro lato si tratta di una scelta che può indubbiamente soddisfare chi avrebbe finalmente desiderato un seguito a "Repentless", datato ormai 2015. Peraltro i guizzi di qualità non mancano, e pazienza se Osegueda insegue un pò lo "standard Araya", nonostante una personalità spiccata di suo, ed un'autorità meritatamente consolidata in ambito thrash. I desiderata del Boss della situazione risultano ben chiari fin dalle dichiarazioni, quindi i suoi fedeli scudieri lo assecondano in tutto. Come è giusto che sia.


ALESSANDRO ARIATTI




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