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Visualizzazione dei post da dicembre, 2024

"DEHUMANIZER": DIETRO LE QUINTE DI UN RITORNO ED I REHEARSALS CON COZY POWELL

Solo due album in studio, più un discusso live: eppure i Black Sabbath versione Ronnie James Dio hanno permesso al gruppo di superare indenne gli anni '80. Incentrati su un suono più urgente, dischi come "Heaven And Hell" e "Mob Rules" hanno scritto le regole per l'epic metal del periodo. Oltre, ovviamente, a raggiungere risultati commerciali non indifferenti. Fulminato dalla NWOBHM, Dio "costringe" Toni Iommi a suonare ad una velocità per lui inedita, come quella sciorinata con disinvoltura in "Neon Knights", "Die Young" o "Turn Up The Night", introducendolo ad una seconda giovinezza. È dai tempi di "Tyr" e dai deludenti riscontri di "Lock Up The Wolves" che si vocifera su una reunion dei Black Sabbath Mark 2, visto che Ozzy non ha ancora bisogno di rimpatriate: la sua carriera solista viaggia infatti a gonfie vele. Nonostante la qualità dei dischi con Tony Martin e l'eccellenza della formazion...

EMERSON LAKE & PALMER: SOTTO LA LUNA (NERA) DEGLI ANNI 90

Il successo riscosso dalla reunion dei Pink Floyd, seppur zoppa di Roger Waters, infonde linfa vitale a molti gruppi della "golden era" del progressive rock. Dopo diverse esperienze e parecchi anni dal bersaglio preferito dei fans ("Love Beach"), anche il trio più famoso dei 70's, nelle persone di Keith Emerson, Greg Lake e Carl Palmer, decide che è arrivato il momento di rispolverare il vecchio marchio: ELP. Nel 1986, i primi due avevano tentato di ripetere i fasti del passato sostituendo la P finale con quella di Cozy Powell, ma ovviamente il risultato non poteva essere il medesimo. Anzi, Emerson e Lake scherzavano sul fatto che l'ex batterista di Rainbow e Whitesnake non fosse in grado assolutamente di suonare "Pirates" dal vivo. Palmer accetta finalmente l'invito di Keith e Greg, anche sotto pressione della casa discografica (Victory), e nel 1992 esce l'album del grande rientro sulle scene. Per evitare contrasti interni, il gruppo decid...

KINGDOM COME "KINGDOM COME" (1988)

Gli anni 80 si aprono sulle triste ali dello scioglimento dei Led Zeppelin, in seguito al decesso del "martello degli Dei" John Bonham. Probabilmente il mondo musicale non si rende ancora conto della perdita artistica, distratto dall'era dei synth (che persino la band utilizzò su "In Through The Outdoor") e dall'avvento di MTV. Succede però che, negli Stati Uniti, la band sia talmente amata da ispirare ben due radio a trasmettere soltanto musica loro, ottenendo peraltro un massiccio consenso. Una lascia risuonare "Stairway To Heaven" addirittura per 24 ore al giorno: robe folli! Mentre si rincorrono, già allora, voci sulla più attesa reunion del rock mai avvenuta, Plant si affranca sempre di più dagli ingombranti fantasmi del passato, con album solisti assai più distanti dal "modello base". Page prova la carta "Zeppelin 2" assieme a Paul Rodgers nei The Firm, Jones invece sembra accettare che i "glory days" siano defin...

AMARCORD: VOIVOD "TARGET EARTH" (2013)

Dura, durissima riprendersi dalla prematura scomparsa di Denis “Piggy” D’Amour, il chitarrista che, con le sue sfuriate cibernetiche aveva, forse più di ogni altro membro posto il sigillo di riconoscibilità su un sound unico e peculiare come quello dei Voivod. I “terroristi del suono” canadesi sono artefici di alcune delle più importanti metal extravaganza degli anni ’80, “Dimension Hatross” e “Nothingface” in primis. Come i loro ex compagni di etichetta Celtic Frost, ma in modo completamente diverso, i Voivod erano in grado di spostare gli orizzonti del metal qualche centimetro più in là dell’umanamente noto. Chi vedeva nel loro mix sonoro delle primordiali iniezioni di punk mutante, chi li catalogava nel filone techno-thrash, chi li candidava a eredi dei Killing Joke. Tutte balle, la verità è che lo stralunato Away ed i suoi degni compari “usavano” tutte queste influenze a proprio piacimento, trasformandole in qualcosa di inedito e completamente “alieno”. Ecco perché a volte, come ne...

HIGHLIGHTS 2024

Come da tradizione, il mese di dicembre è il momento per celebrare l'anno che sta per chiudersi. Quale occasione migliore, infatti, per una rapida carrellata delle migliori uscite relative a questi dodici mesi appena trascorsi? Per quanto mi riguarda, un 2024 partito musicalmente col botto, seguito da una parte centrale decisamente fiacca, e da un finale chiuso quasi in gloria. Opinione personale, ovviamente: così come sono strettamente soggettivi i dieci nomi scelti qui sotto. Buona lettura.  1 THY CATAFALQUE "XII" Se il metal 2.0 è diventato ormai un fenomeno "multimediale" (come tutto il resto), significa che continua comunque a vigere la vecchia regola della musica come "specchio dei tempi". Tamàs Katài ne esalta lo  spirito, elevando questa nuova "forma mentis" ad espressione d'arte. Album totalizzante.  2 OPETH "THE LAST WILL AND TESTAMENT" Concept dalle brume gotiche, perfetto per una buona sceneggiatura con relativa pell...

THY CATAFALQUE "XII - A GYÖNYÖRU ÖNYÖRU ÁLMOK EZUTÁN JÖNNEK" (2024)

Tamàs Katài, padre-padrone del progetto Thy Catafalque, è un personaggio talmente istrionico da risultare praticamente un "unicum" nel panorama del metal d'avanguardia. Nonostante, a volte, le sue composizioni risentano ancora delle dinamiche post Black/Extreme (ne troviamo anche su questo album che, per comodità linguistica, chiamerò solamente "XII"), la sua maniacale passione per la ricerca sonora non può essere ingabbiata in alcun genere. Anche le scelte cromatiche, nel caso della discografia Thy Catafalque, rivestono una propria importanza o, perlomeno, riescono a dare un'inequivicabile indicazione sulle scelte stilistiche di riferimento dei vari album. Il bianco e nero di "Alfold", ad esempio, rivelava appunto l'intento di un disco decisamente unidirezionale, che andava a recuperare la brutalità degli esordi, rinnegando la versatilità del bellissimo "Vadak". La forza di Tamàs, invece, è sempre stata quella di tentare soluzioni ar...