"Io sono Dio" intitola il numero 5/6 di Metal Shock del 1987, che copre rispettivamente i mesi di agosto/settembre. La nascita di un magazine con firme così importanti, sia sul fronte nazionale che dall'estero, è una "sliding door" fondamentale per l'affermazione definitiva dell'hard'n'heavy anche nel nostro Paese. Con mani sudaticcie ed entusiasmo alle stelle, mi appresto a sfogliare il giornale, "zompando" immediatamente all'intervista rilasciata da Ronnie James Dio, che presenta per l'occasione il suo nuovo lavoro da studio "Dream Evil". Rimango tuttavia abbastanza deluso dal pezzo, quasi sia messo lì semplicemente come corollario per promuovere un evento destinato a diventare storico: il primo Monsters Of Rock tricolore, sulla falsariga del grande happening estivo di Donington, del quale noi poveri metallari italiani abbiamo sentito solamente fantasticare. Per fortuna, poco prima dei due concerti (25 agosto Palatrussardi di Milano, 26 Festa dell'Unità a Reggio Emilia), esce una bellissima biografia dedicata al cantante americano, firmata da Piergiorgio Brunelli di H/M, che conservo tuttora gelosamente come un prezioso cimelio. Ovviamente il bill del festival sulle nostre lande non può assolutamente competere con l'abbuffata inglese, che vede Bon Jovi quale headliner della giornata, accompagnato in ordine di importanza dagli stessi Dio, da Metallica, Anthrax, Wasp e Cinderella. Eppure per noi, "figli di Sanremo", quella kermesse (seppur ridotta) che sta per sbarcare in Italia è la più bella del mondo. Soprattutto perché, e ce ne saremmo accorti col senno di poi, inserisce anche il Belpaese tra le cartine geografiche del metallo pesante. Il 1987 è poi un'annata "doc" per quanto concerne le uscite discografiche, talmente clamorose ed importanti da avvicinare al settore pure un pubblico solitamente poco avvezzo a sonorità "dure". Una su tutte? "Hysteria" dei Def Leppard, ma la lista sarebbe lunghissima. Col vento del consenso in poppa, ed una parte di mass media che sembra finalmente accorgersi del movimento senza ipocriti preconcetti, il popolo nazionale del metal si ritrova numeroso nel polveroso catino dell'Arena del Chionso, grande spazio aperto ritagliato all'interno della Festa Dell'Unità di Reggio Emilia. Il veterano Dio ed i rampanti enfant prodige Helloween sono i nomi di richiamo internazionale e, per qualche mese, si vocifera anche sull'inserimento degli eroi nazionali Vanadium tra gli special guest. Purtroppo il quintetto milanese (150 mila album venduti, tra cui il disco d'oro "Game Over") è alle prese con le registrazioni di "Corruption Of Innocence", e non può partecipare allo show. Sono anni in cui il mondo appare più "grande", perché non tutto è a portata di clic, nemmeno lontanamente. Ed anche le band tricolori possono sognare ad occhi aperti, come gli apripista Gow, che aprono sotto un caldo torrido emulando lo stile di Ratt e Dokken con estrema efficacia. Forti dell'inserimento nella compilation "The Italian Rock Invasion" (pubblicato da Dischi Noi) con il brano "Metal Roads", tocca poi ai Black Swan continuare ad intrattenere il pubblico, prima che i bolzanini Skanners si prendano la scena. Già affermati e con due 33 giri all'attivo ("Pictures Of War" addirittura per la CGD, stessa etichetta dei Pooh), il gruppo del frontman Claudio Pisoni sciorina potenza e classe esecutiva in pari misura. "Turn It Louder Now" resta un possibile hit ancora oggi: figuriamoci all'epoca. Il pomeriggio inizia a sfumare verso la sera, la graticola si fa meno opprimente ed è la volta dei primi pezzi grossi. Gli Helloween, grazie all'ingresso del diciottenne singer Michael Kiske, ha definito i confini dello speed/power metal europeo grazie a "Keeper Of The Seven Keys Part I" (uscito a maggio), le cui meraviglie continuano a riecheggiare nelle orecchie degli appassionati. Molti si stropicciano gli occhi per l'incredulità, perché Kiske replica anche in sede live le mirabolanti traiettorie vocali esibiti su album. "I'm Alive", "Twilight Of The Gods", "Future World", "A Tale That Wasn't Right", "A Little Time" si alternano senza soluzione di continuità, senza tralasciare estratti da "Walls Of Jericho" come "How Many Tears" e "Ride The Sky". Folla in visibilio, che certifica immediatamente la nascita di una nuova stella nel firmamento heavy. Mentre le tenebre calano su Reggio Emilia, giunge il momento del piatto forte dell'happening, quando i Dio irrompono sul palco con una travolgente "Stand Up And Shout, aizzando migliaia di corna verso il cielo stellato. Il set è monumentale, ed i classici si sprecano uno dopo l'altro, ovviamente inframezzati da songs tratte dall'appena pubblicato" Dream Evil ". Ben pochi se ne accorgono sulle ali del momento ma, nel finale di "Neon Knights", Ronnie si esibisce in un growl pazzesco, letteralmente inaffrontabile da chiunque. E non importa se la carriera dell'ex voce di Sabbath e Rainbow pare destinata ad un inesorabile declino, soppiantata dai nuovi eroi della Los Angeles patinata (e platinata). L'eccitazione di ammirare, per la prima volta in Italia, il protagonista di capolavori quali "Heaven & Hell", "Rising" e "Mob Rules" brucia ogni tentativo di ragionamento logico. Sicuramente ci saranno state falle organizzative, ed oggi si sprecherebbero commenti "social" su questa o quella mancanza, sui volumi o sul prezzo delle birre; ma francamente sono tempi in cui ci si adatta a tutto, pur di poter assistere ad un concerto dei propri beniamini musicali. Anzi, non paghi di una maratona di decibel dal primo pomeriggio a mezzanotte suonata, io ed i miei compagni di avventura ci addentriamo nello stand di Mariposa Dischi, uscendo con gli acquisti di "Hall Of The Mountain King" (Savatage), "Into The Pandemonium" (Celtic Frost) e "Raising Fear" (Armored Saint). Il tragitto verso casa è un dibattito acceso sul gradimento o meno dei Saxon americani, sulla svolta di Whitesnake e Def Leppard, nonché sulla sincerità o meno dei The Cult in "Electric". Costo del biglietto 25.000 lire, praticamente il corrispettivo di un album e mezzo, quando i dischi si vendevano sul serio e le band "SPA" non dovevano riversare tutto il proprio fatturato sui live. Altri tempi, che fortunatamente ho potuto vivere in pieno.
ALESSANDRO ARIATTI
Alessandro, mi complimento con te per l'apertura del tuo Blog personale, ho letto ben volentieri la capillare cronaca dell'evento live descritto, rivedendo con piacere una delle prime copertine di Metal Shock, con RJ Dio in austera posa. Auspico che entusiasmo e competenza alla base delle tue passioni musicali abbiano un positivo riscontro. Ciao!
RispondiEliminaCiao carissimo Beppe. Mi fa MOLTO piacere che l'articolo sul Monsters 1987 sia stato di tuo gradimento. Riguardo alla copertina di Metal Shock, che dire? Ricordi indelebili per noi lettori dell'epoca, ed immagino ancora di più per voi autori di quel leggendario magazine. Grazie anche per gli auguri, ormai lo si fa per passione e, certo, la competenza non dovrebbe mai mancare. Spero di essere all'altezza. Un caro saluto!
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