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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

ERIC CLAYTON "A THOUSAND SCARS" (2020)

Esistono artisti con cui, al di là delle preferenze personali, si avverte una sorta di sintonia spirituale e concettuale. Da quando, nel 1993, scoprii i Saviour Machine, non nascondo che Eric Clayton è il personaggio con cui ho instaurato un rapporto di "frequenza" maggiormente profondo. Non solo le sue opere, ma anche interviste (chiacchierate, sarebbe corretto definirle) "formative", quelle esperienze che ti lasciano dentro qualcosa di cui ti ricordi ancora a distanza di 30 anni. Molto più che le dotte conversazioni con altri musicisti che, di questa musica, hanno scritto la storia. Sta tutta lì la connessione che puoi stabilire, quando capisci che esiste l'equazione perfetta tra note, parole e personaggio: ciò che ascolti è esattamente quello che "senti". Molto semplice.  Per questo motivo, anche per sembrare il più attinente possibile alla realtà fattuale, quella che vedete non è la copertina originale di "A Thousand Scars", ma la cosidde...

NOCTURNUS "THE KEY" (1990)

Ci sono album che, pur non perfetti nella forma, gettano le fondamenta per l'evoluzione di un genere. Non mi ricordo chi, forse il grande Heintz Zaccagnini, eppure ricordo ancora le parole sull'articolo di Flash che facevano più o meno così: "I Nocturnus sono uno schiaffo morale a chi pensa che i Morbid Angel suonino techno-thrash". L'anno scorso molti si sono esaltatati, ad esempio, per i Blood Incantation: ebbene non credo che, nonostante siano passati 35 anni da "The Key", un disco come "The Stargate" sarebbe stato possibile senza questa prima fondamentale pietra artistica. Il succitato giornalista di Flash parlò espressamente di Morbid Angel non a caso, ma perché i Nocturnus nascono dal loro primo drummer (e qui pure vocalist) Mike Browning. A completare la formazione Floridiana, i due chitarristi Mike Davis e Sean McNennery, il bassista Jeff Estes, e dulcis in fundo il tastierista Louis Panzer. Forse oggi sembrerà quasi la normalità, ma vi...

GARY MOORE "AFTER THE WAR" (1989)

Reduce dal successo di vendite (e relativo tour di accompagnamento) di "Wild Frontier", Gary Moore si presenta in forma invidiabile nel 1989. Dopo i fasti dei Thin Lizzy, il chitarrista irlandese torna finalmente a veder campeggiare il proprio nome tra le priorità delle riviste specializzate (e non), tanto che "After The War" si candida a diventare una delle priorità dell'annata. Confermatissima l'alleanza con Virgin Records, l'album può contare su uno schieramento di "collaboratori" da paura: Cozy Powell, Bob Daisley, Don Airey, Simon Phillips, Neil Carter. Giusto per limitarsi ai più altisonanti. Senza ovviamente dimenticare la "stella" più brillante, che risponde al nome di Ozzy Osbourne, ospite sul brano "Led Clones". Trattasi di una presa in giro di quegli artisti che, all'epoca (andavano molto di moda i Kingdom Come), prendevano come punto di riferimento gli Zeppelin, sfiorando il plagio nei contenuti e nella forma...

I CORONER E LA TEORIA DELLA DISSONANZA (2025)

Sono tre decenni abbondanti quelli che separano "Dissonance Theory" dal suo predecessore "Grin". Eppure, se è vero che, all'epoca, i Coroner non hanno mai valicato il confine di "band da culto", è altrettanto vero che questa reunion è stata una delle più attese da tempo immemore. Sarà perché il terzetto svizzero ha sempre contato su uno sparuto (ma fedelissimo) seguito di appassionati ai limiti del fanatismo; sarà perché il loro tipo di musica sembra, per definizione stessa, un'affare "elitario". Sarà anche perché molti gruppi li citano apertamente (nelle dichiarazioni) o nei fatti (gli album) come imprescindibile fonte d'ispirazione, ma l'attesa per questo disco era veramente palpabile. Conoscendoli fin dai tempi di "R.I.P.", ero praticamente certo almeno di una cosa: non sarebbe stato un comeback banale, né tanto meno risaputo. Ed infatti, così è. La copertina, con quella banda nera verticale, che ricorda sia l'ori...

"STEELBOUND": IL RITORNO AL FUTURO DEI BATTLE BEAST

Forse chi non ha vissuto gli 80's non se ne rende conto, ma Battle Beast sono molto (moooolto) di più del tipico "rigurgito" nostalgico di quel periodo. Tra richiami ad antiche alchimie (la sedicente NWOTHM), riproposizioni in "stile povero" di determinati suoni (la stragrande maggioranza del melodic rock/AOR), si è persa la sapienza compositiva di quel cocktail unico. I Battle Beast, album dopo album, e soprattutto con l'ingresso in formazione di quel fenomeno chiamato Noora Louhimo, hanno notevolmente ampliato il raggio d'azione, inglobando caratteristiche peculiari di quell'epoca con la massima naturalezza. Puoi farlo, certo, ma soltanto quando hai una front(wo)man che ti permette praticamente qualsiasi cosa ti passi per la mente. "Steelbound" è il settimo disco da studio, ed ovviamente la malizia compositiva si è affinata in modo importante: sembra incredibile che la stessa Noora abbia dichiarato in tempi non sospetti "prima dei Ba...