1989: anno magico per l’AOR, il class/hair/pop metal. Chiamatelo come volete, tanto ci siamo capiti. Il genere “tira” ancora, eccome; però è come se si avvertisse già all’orizzonte una tempesta che avrebbe fatto scomparire il mondo “felice” e spensierato che aveva favorito lo sviluppo di determinate tendenze stilistiche. Cade il Muro di Berlino, ma i profeti di pace verranno smentiti di lì a poco. L’orso sovietico si sfalda ed il colpo di stato dei nostalgici del 1991 getta il mondo sotto l’ala del terrore, mentre sullo sfondo iniziano i venti incendiari del primo conflitto del Golfo. Non voglio accendere discorsi più grandi del dovuto, in fondo stiamo parlando di musica, ma se è vero che l’arte delle sette note risulta sempre specchio dei tempi (sostengono “quelli bravi”), allora non si fatica a giustificare il crollo di determinate forme di espressione, basate sostanzialmente su edonismo e tanto divertimento. Oltre che da un cristallino talento compositivo tuttora senza eguali. Da qu...
Esistono artisti con cui, al di là delle preferenze personali, si avverte una sorta di sintonia spirituale e concettuale. Da quando, nel 1993, scoprii i Saviour Machine, non nascondo che Eric Clayton è il personaggio con cui ho instaurato un rapporto di "frequenza" maggiormente profondo. Non solo le sue opere, ma anche interviste (chiacchierate, sarebbe corretto definirle) "formative", quelle esperienze che ti lasciano dentro qualcosa di cui ti ricordi ancora a distanza di 30 anni. Molto più che le dotte conversazioni con altri musicisti che, di questa musica, hanno scritto la storia. Sta tutta lì la connessione che puoi stabilire, quando capisci che esiste l'equazione perfetta tra note, parole e personaggio: ciò che ascolti è esattamente quello che "senti". Molto semplice. Per questo motivo, anche per sembrare il più attinente possibile alla realtà fattuale, quella che vedete non è la copertina originale di "A Thousand Scars", ma la cosidde...