Il fuoco e le fiamme del tour di " Sacred Heart ", con tanto di drago annesso, sono soltanto un lontano ricordo. È tempo di maggior sobrietà, ma soprattutto di fare i conti con una carriera che sembra iniziare a scricchiolare in termini di popolarità. La repentina fuga di Vivian Campbell , che si aggregherà prima al carrozzone hair metal dei Whitesnake , poi ai Def Leppard orfani di Steve Clark , senza dimenticare la deliziosa parentesi hard blues dei Riverdogs , costringe Ronnie James Dio a rivedere i propri piani. La chitarra vacante viene imbracciata da Craig Goldy , con un passato prossimo nei Giuffria , ed il tour di "Sacred Heart" viene completato proprio grazie al suo ingresso in formazione. Campbell e Dio non si parleranno mai più, anzi gira sulla rete uno spezzone di Ronnie mentre firma autografi ai fans, in cui definisce Vivian " a fuckin' asshole ", aggiungendo la poco simpatica postilla " I hope he fuckin' dies ". Do
Stappato lo champagne di Broadway con "Gutter Ballet" (1989), i Savatage capiscono di sentirsi perfettamente a proprio agio tra orchestrazioni e sinfonie, sempre ovviamente filtrate attraverso impellenti rasoiate metalliche. Passano due anni dal precedente capolavoro e, nell'autunno 1991, viene dato alle stampe un nuovo capitolo da studio: "Streets". Fin dall'aristocratica copertina in "sangue blu", si capisce che la scelta stilistica non ha intenzione di cambiare affatto rispetto al blasonato predecessore. Anzi, quale migliore viatico di un concept album per ribadirne la magniloquente vena espressiva? I Savatage, ed in particolare "Big" Jon Oliva, non dimenticano tuttavia le proprie radici stradaiole: infatti, ben lungi dal comporre una "piece" politically correct, il cantante opta per una storiaccia di droghe e perdizione, il cui protagonista DT Jesus sembra tanto rivestire le sue sembianze. Autobiografica? Beh, fino ad un cer