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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

BRIEF ENCOUNTERS 2025 PARTE 1: I NUOVI ALBUM DI GRAVE DIGGER, MARKO HIETALA, THE BIG DEAL

  GRAVE DIGGER "BONE COLLECTOR" (2025) Sono sincero: non vengo conquistato seriamente da un disco dei Grave Digger da tanto, troppo tempo. Più o meno da una ventina d'anni. Ricordo che nei 90's fui un sostenitore piuttosto accanito del gruppo, e perorai con forza la loro causa sui magazines per i quali scrivevo: soprattutto nel periodo che va da "The Reaper" a "Knights Of The Cross", estremi compresi. Poi il livello ha iniziato a calare, anche se non così inesorabilmente come molti vorrebbero far credere. La band si è fatta prendere un pò la mano dalla "sovrastruttura" epica che ha permeato questo o quell'album, intaccando un pò l'efficacia del loro "full frontal attack" metallico. La curiosità più importante legata a "Bone Collector" rimane l'entrata di Tobias Kersting (Orden Ogan) al posto di Axel Ritt, che sarà probabilmente ricordato come il chitarrista meno rimpianto dai fans del gruppo: nonostante, è ...

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA CI "PORTANO LA LUNA": LA PIÙ GRANDE MELODIC ROCK BAND DEL SECONDO MILLENNIO CONTINUA IL PROPRIO VIAGGIO

C'era una volta...l'AOR che dominava il mondo. C'era una volta...il rock duro che si sposava armoniosamente alla melodia: e la gente ne era conquistata. C'era una volta...il Maestro del giornalismo hard'n'heavy italiano (Beppe Riva) che firmava articoli sontuosi quanto la musica che descriveva. Lo so, si parla di tempi lontani, e si rischia di essere tacciati per nostalgici, nella migliore delle ipotesi: oppure per vecchi rincoglioniti, quando l'interlocutore è cresciuto con la poco edificante educazione da social. Nel secondo caso, trattasi di ragazzini da compatire, a cui la vita presenterà presto un conto salatissimo; quando sarà la realtà a sfondare direttamente la porta della loro patetica "comfort zone" virtuale. Considerazioni sociologiche a parte, peraltro altamente personali, il nesso con l'amarcord iniziale è dettato dalla celebrazione di un disco ("Give Us The Moon") e di una band (The Night Flight Orchestra) che hanno elev...

MICHAEL ROMEO E LA GUERRA DEI MONDI

I Symphony X sono molto apprezzati in Italia, tanto che la loro prolungata assenza dalle scene discografiche (ormai dieci anni) sta mettendo a dura prova la pazienza di chi vorrebbe finalmente ascoltare il seguito di "Underworld". Bisogna però dire che, nel frattempo, l'indiscusso ed indiscutibile leader della band, Michael Romeo, non è rimasto con le mani in mano. Dice il chitarrista: "I Symphony X si sono presi un periodo di pausa, perché i ragazzi vogliono dedicarsi anche a cose personali, ed a progetti propri". Certo, probabilmente nemmeno lui si sarebbe aspettato un simile break temporale, ma anche l'incidente occorso al cantante Russell Allen concorre a dilatare a dismisura i tempi di attesa. Fra gli Adrenaline Mob ed il coinvolgimento, decisamente impegnativo, con la macchina da soldi Trans Siberian Orchestra, il ritorno del gruppo è solo una chimera. È così che Romeo, notoriamente prolifico songwriter, si ritrova con un'abbondanza di materiale as...

DREAM THEATER "PARASOMNIA" (2025)

  Raramente, attorno ad un disco, si è creata una tale attesa (hype, dicono quelli bravi e moderni) come nel caso di “Parasomnia”. Almeno negli ultimi chiari di luna. Non tanto perché si tratta di un nuovo album dei Dream Theater, il che sarebbe già un “incentivo” per chiacchierarne diffusamente. Quanto perché si parla dell'occasione che segna il ritorno in formazione del “brother in arms” Mike Portnoy, dopo quindici interminabili anni lontano dalla sua band. “Black Clouds And Silver Linings” arreca infatti la data 2009 e, se devo essere sincero, è l’ultimo lavoro in studio del quintetto newyorkese che ho apprezzato realmente dall’inizio alla fine. Mike Mangini, il suo nobile sostituto, per quanto professionalmente irreprensibile  e tecnicamente mostruoso, ha tatuata in fronte la dicitura “session man”;  lungi da me apparire irrispettoso ma, alle opere che registrano la sua partecipazione, manca la “spinta” del compositore e dell’arrangiatore. Dote che invece ha semp...

FAITH NO MORE "SOL INVICTUS"

È il 1997 quando i Faith No More, dopo aver dettato il bello ed il cattivo tempo fin dai tempi di "The Real Thing" (1989), fanno sparire le proprie tracce. "Album Of The Year" suona come un buon commiato, anche se in realtà ai tempi della sua uscita nessuno nel gruppo parla apertamente di staccare la spina. Per ben 18 anni, ancora meno. Pare un battito di ciglia, invece è il tempo che ci si mette a nascere e prendere la patente di guida. Dice il bassista Billy Gould: "Quando ci siamo riuniti, non eravamo più nel mood di dover rompere gli schemi a tutti i costi come tra la fine degli 80's ed i 90's. Ci siamo detti: ora facciamo un album che sia inconfondibilmente Faith No More, ma che si concentri anche su un lavoro di squadra improntato al songwriting". Detto, fatto. "Sol Invictus" incorpora tutte le prerogative del gruppo, ma la distanza tra le varie tipologie di episodi si presenta molto accorciata rispetto al passato. Per farla breve, ...

AMARCORD: NIKOLO KOTZEV ED IL MITO DI NOSTRADAMUS

Dai meandri della memoria, tocca stavolta riproporre un album dedicato ad un personaggio storico da sempre ammantato di oscuro fascino: il profeta Nostradamus che, ben prima dei Judas Priest, fu celebrato nel 2001 dal chitarrista e compositore bulgaro Nikolo Kotzev in un'omonima opera doppia. Ambizione e talento, nel suo caso, sono sempre andati di pari passo: prima con i Baltimoore, poi con il suo project Brazen Abbot e la relativa "parata" di cantanti dal curriculum vitae nobile. Tirare fuori dal cassetto l'intervista su questo sontuoso concept, nel venticinquesimo anniversario dall'uscita, mi sembra cosa buona e giusta. Spero che tale sentimento sia condiviso.   INTERVISTA NIKOLO KOTZEV Inutile nasconderlo, 'Nostradamus' è  probabilmente il tipo di album che avremmo voluto sentire da Ritchie Blackmore, purtroppo ancora impelagato in improbabili musiche da nozze cortigiane del 1400. D'altra parte, la devozione di Nikolo Kotzev nei confronti del Purpl...

AMARCORD: STEEL PROPHET, I "FIGLI" ILLEGITTIMI DEGLI IRON MAIDEN

Pare incredibile, ma sono già passati 25 anni da "Book Of The Dead". Forse si ricordano in pochi degli Steel Prophet, eppure la band americana, almeno per un breve periodo, è stata uno dei simboli della "heavy metal resistance" rispetto alla rimozione storica del genere: almeno in patria. Ripropongo questa mia intervista col chitarrista Steve Kachinsky risalente all'epoca, tenuta proprio in occasione dell'uscita di quel disco. Un album considerato dai "puristi" come il punto più alto della vena creativa di una  band certo derivativa, ma sicuramente efficace.  INTERVISTA STEEL PROPHET  Se il termine "cult band" può ancora avere un appropriato significato nell'era "onnisciente" di Internet, allora sono davvero pochi i gruppi meritevoli di tale riconoscimento. Uno di essi risponde al nome di Steel Prophet, band americana di purissimo heavy metal maideniano, uscita definitivamente allo scoperto quando gli States stavano già assi...