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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

PARADISE LOST "ASCENSION" (2025)

Fermi tutti. Non perché, quando "tuonano" nuove invettive musicali dei Paradise Lost bisognerebbe ascoltare in religioso silenzio. Anche per quello, certo. Stavolta però il tutto viene ingigantito da una prova letteralmente magistrale, in grado di non sfigurare rispetto ai classici rilasciati tra il 1992 ("Shades Of God") ed il 1995 ("Draconian Times"). Nel mezzo, come ben sapete, ci sta quel "Icon" (1993) che va annoverato tra i dischi metal più belli post 80's. Se posso essere sincero fino in fondo, nonostante la mia "non simpatia" verso le edizioni risuonate dei vecchi album, ho trovato la celebrazione del suo trentennale assai riuscita. Come se Holmes e Mackintosh avessero sentito il bisogno impellente di immergersi nuovamente in quel medesimo mood per riaccendere la vecchia magia, con tutti i trucchetti del caso. "Ascension" non è destinato a cambiare le sorti della band di Halifax, tantomeno di un genere i cui palett...

VICIOUS RUMORS "THE DEVIL'S ASYLUM" (2025)

Devo essere sincero per onestà intellettuale: ho "mollato" i Vicious Rumors da una trentina d'anni, dopo quel "World Of Mouth" che rappresentò l'ultima testimonianza in studio del compianto singer Carl Albert. Poi li ho seguiti, certo, anche per questioni "professionali" (virgolette sempre d'obbligo), ma senza aspettarmi chissà che cosa. Come quando Geoff Thorpe decise improvvidamente di occuparsi delle parti vocali, sull'orribile "Something Burning" (1996). Se non vado errato, la band ha cambiato la bellezza di otto cantanti in nove dischi, tanto per ribadire (qualora ve ne fosse bisogno) l'importanza del suddetto Albert nell'economia stilistica della band. Non è quindi una sorpresa che "The Devil's Asylum" registri l'ennesimo giro di valzer dietro il microfono, con l'ingresso di Chalice (alias Brian Betterton) in sostituzione del talentuoso Ronny Munroe. Oltre al consueto cambio di frontman, occorre...

AMBUSH "EVIL IN ALL DIMENSIONS" (2025)

Chi sostiene a spada tratta l'immobilismo artistico, non può che trovarsi bene in questi chiari di luna, illuminati soltanto da raggi del passato. Coloro che "c'erano" lo sanno: negli anni '90, "nostalgico" non sembrava propriamente un aggettivo lusinghiero. Anzi, per poter parlare di band legate al suono Eighties, bisognava incorrere in vere e proprie "battaglie" (senza lo spadone, ovviamente) redazionali. Un esempio su tutti? Spostarsi a Milano per intervistare i Judas Priest (ripeto i Judas Priest!) di "Jugulator", farsi autografare il cd da KK Downing e Ripper, consegnare il materiale alla rivista dell'epoca, e non vedere l'articolo nemmeno mai pubblicato. Viaggio non rimborsato, tempo sprecato, e neanche un grazie. Solo la soddisfazione (quella si) di aver incontrato una LEGGENDA. Come sono poi andate le cose, è sotto gli occhi di tutti: i Judas Priest sono ancora qui, peraltro decisamente in forma, mentre certe realtà sp...

BLACKBRAID "III" (2025)

Chi ha detto che solo le foreste scandinave possono essere le muse ispiratrici per un determinato tipo di sound? Quello che viene ormai comunemente (e stucchevolmente) definito "glaciale", "fiamma nera", "elitario" e cazzate del genere, per capirsi. Seguo con interesse i Blackbraid da qualche anno: mi intriga molto il concetto di questo "nativo americano", tal Jon S. Krueger from Guadalajara, portare avanti la sua one-man-vision come se fosse un brutto ceffo battente bandiera norvegese. Tra "seguire" ed approfondire, ci passa di mezzo il mare, e siccome questo è un blog libero da qualsivoglia legame (leggasi leccata di culo) con case discografiche, artisti più o meno noti e quant'altro, stavolta ho deciso di soffermarmi in modo più approfondito sulla nuova uscita del ragazzo. Non per partito preso, ma perché "III" è proprio bello: bello sul serio! Non sono né un esperto né tanto meno un fanatico del settore, ma credo di ri...

GLENN HUGHES "CHOSEN" (2025)

"Chosen", ovvero il prescelto. E che Glenn Hughes sia un eletto, ci sono pochi dubbi. Dai Deep Purple ad una sporadica apparizione nei Black Sabbath, dai suoi Trapeze ai Black Country Communion, ultimo prototipo di supergruppo 2.0. Glenn ha una voce talmente caratterizzante, una personalità artistica così debordante, da trasformare a propria immagine e somiglianza ogni cosa che tocca. Persino i The Dead Daisies, band dall'identità ben precisa, col suo ingresso ne assorbono le peculiarità funky/soul, tanto da rendere "Holy Ground" e "Radiance" quasi due album solisti di Hughes. Forse entrambe le parti se ne accorgono e, per un mutuo quieto vivere, decidono di separarsi per il superiore bene comune. Glenn si concentra così sul nuovo lavoro dei rinati Black Country Communion (lo splendido "V", che abbiamo trattato a dovere lo scorso anno sul blog https://dejavurockmetal.blogspot.com/2024/07/black-country-communion-v-2024.html?m=1), viatico ideal...

GLENN TIPTON "BAPTIZM OF FIRE" (1997)

Il debutto solista di Glenn Tipton, una delle due "six strings" storiche dei Judas Priest, esce in un periodo particolarmente delicato per la band "madre". Dopo il tour di "Painkiller", è infatti noto l'abbandono di Rob Halford, fulminato sulla via di Damasco dal groove metal dei Pantera, e desideroso di provare ad imboccare quella strada per conto proprio. Così il cantante forma i "suoi" Fight, con i quali presenta la personale rilettura di "Cowboys From Hell"/"Vulgar Display Of Power" grazie all'ottimo "War Of Words". Dal canto loro, i quattro superstiti impiegano una vita nel trovare in Tim "Ripper" Owens il sostituto dell'iconico vocalist, al quale viene peraltro consegnato del materiale molto simile al songwriting dei succitati Pantera. Mi riferisco ovviamente al discusso "Jugulator", anno 1997. Lo stesso, ma con qualche mese di anticipo, di questo "Baptizm Of Fire", sor...