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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

FIREWIND "STAND UNITED" (2024)

  Reperire un album power metal cazzuto e non edulcorato, nell'anno di disgrazia 2024, non è impresa semplice. Ci volevano giusto Gus G. ed i suoi Firewind per ricordare a tutti che il genere, in teoria, non dovrebbe essere sacrificato sull'altare del mixer, come succede a certi "campioni" con la plastica al posto del cuoio. Nonostante un'esperienza tutto sommato breve al fianco di Ozzy, il fenomenale chitarrista greco dimostra ancora una volta il motivo per cui fu scelto dal Madman e "gentile" consorte per sostituire l'iconico Zakk Wylde. Un'esperienza a fianco di una leggenda del rock/metal come Osbourne, per quanto breve (si parla comunque di sette anni), non può lasciare "indifferenti": ed infatti il songwriting di "Stand United", a cura di Dennis Ward dei Pink Cream 69, bada cinicamente al sodo. Il funambolico stile di Gus non perde un'oncia del suo fascinoso virtuosismo, tuttavia l'asservimento alla forma-canzone

DEEP PURPLE NEW SINGLE "PORTABLE DOOR" (2024)

In attesa del vero e proprio nuovo album, in uscita il prossimo 19 luglio, i Deep Purple (o quel che resta del gruppo) ingannano l'attesa dei fans con la pubblicazione del primo estratto "Portable Door". Fuori Steve Morse per problemi di carattere familiare e personale, il ruolo di "vice-vice" Blackmore è finito nel frattempo nelle mani di Simon McBride, che ha già peraltro eseguito il suo "battesimo di fuoco" live nell'ultimo tour della band. Chitarrista inglese, naturalizzato americano, ma con un solido background hard rock, McBride lascia sperare (personalmente) in un piglio più nerboruto rispetto a quello di Morse. Le aspettative sembrano essere rispettate almeno da questa nuova song, che si ispira abbastanza candidamente al classico "Pictures Of Home" (da "Machine Head", ovviamente). Bella la linea melodica di Gillan, con quel chorus a metà tra l'epico ed il sarcastico come da sua migliore tradizione: certo, a quasi 80

UNISONIC "UNISONIC" (2012)

Per risalire alla fonte del progetto Unisonic, occorre fare qualche passo indietro, quando finalmente Michael Kiske cede alla lusinghe dei Place Vendome, offrendo la propria “inequivocabile” voce ad un bel lotto di canzoni, in realtà maggiormente inclini all’AOR/melodic rock che non a quel power/speed metal sound capace di dargli notorietà, fama, ed uno stuolo infinito di imitatori: non si sa quanto graditi. Dopo la disfatta, più commerciale che artistica (opinione personale) di “Chameleon” assieme agli Helloween “Mark 3”, Michael Kiske decide di erigere una barriera tra sé stesso e l’hard’n’heavy. Solamente il primo album solista “Instant Clarity” (con la partecipazione di Kai Hansen ed Adrian Smith in due brani) potrebbe essere in qualche modo “incasellato” nella sezione apposita, seppur con la pesante presenza di diversi episodi che esulano dal discorso generale. A forza di “spintine” e “spintone”, tra Avantasia ed i menzionati Place Vendome, Kiske decide di proferire il fatidico “S

VANADIUM "A RACE WITH THE DEVIL" (1983)

Gli echi della New Wave Of British Heavy Metal arrivano anche in Italia, come una brezza che accarezza le strade in attesa del prossimo uragano. I primi a raccogliere il guanto di sfida sono sicuramente i  Vanadium , che con " Metal Rock " portano il genere a lambire i circuiti musicali che contano. Certo, non si tratta di un massivo approdo nella hit parade di Sorrisi E Canzoni, ma è l'incontestabile segnale che, anche nel nostro paese, qualcosa oltre a Sanremo sta per muoversi. Il simultaneo approdo all'allora potentissima  Durium  rappresenta un significativo biglietto da visita da parte del quintetto milanese, anche in prospettiva di eventuali passaggi promozionali. Il costante crescendo di interesse verso questo tipo di sonorità più "spinte" si manifesta in modo netto, specialmente da parte di quella fetta di pubblico che non si accontenta delle solite marchette pop da classifica. Il secondo 33 giri " A Race With The Devil " nasce nel segno de

CAPRICORN "CAPRICORN" (1993)

Sono anni difficili per l'heavy metal classico. Riviste e trend si dividono sostanzialmente in due tronconi: chi segue le diramazioni non richieste del Seattle sound, chi si tuffa a corpo morto nelle riprovevoli gesta extra musicali degli alfieri del "black from Oslo" e dintorni. Nel mezzo, praticamente non c'è nulla. O meglio, nulla che i media si prendano la briga di raccontare, quasi che i ribelli del "nuovo ordine musicale" fossero un manipolo di imperterriti nostalgici destinati ad un veloce oblio. Come sono andate poi le cose, nella realtà, è sotto gli occhi di tutti: oggi si parla addirittura di " new wave of traditional heavy metal " o formulette simili, col "vecchio" che è diventato il nuovo da raccontare, mentre gruppi che avrebbero dovuto sovvertire le sorti del rock duro vengono mestamente relegati ad una breve nota a pie' di pagina nelle varie enciclopedie. Un breve preambolo per dire che, in buona sostanza, il metal clas

HOUSE OF LORDS "SAHARA" (1990)

Come molti sanno, gli  House Of Lords  non sono altro che la prosecuzione artistica ideale dei  Giuffria , che a loro volta erano l’eredità applicata agli anni ’80 dei cult-heroes  Angel , pomp rock band di cui il tastierista  Gregg Giuffria  costituiva appunto uno degli elementi portanti. Certo, la genuinità e (perché no) la sana ingenuità degli autori di album maestosi come “ Helluva Band ” (per citare il loro esemplare più progressivo) o “ Sinful ” (quello più pop oriented) risultava quasi totalmente assente nei due lavori targati Giuffria, ovvero l’omonimo esordio ed il secondo “ Silk + Steel ”. La fantasia, a volte un po’ kitsch degli anni ‘70, veniva infatti “bypassata” da una produzione lussuosa e lussuriosa al tempo stesso, tra autentiche overdose di sintetizzatori, parti vocali graffianti, e basi ritmiche allestite secondo i dettami estetici del periodo. Certo, rimaneva intatta la predisposizione alle hooklines d’impatto, e ci mancherebbe altro, però la “confezione” del prodot

SAVATAGE "HALL OF THE MOUNTAIN KING" (1987)

  Siamo nel 1987, un'annata foriera di dischi clamorosi, destinati a scrivere la storia. Ed è esattamente tra un " Into The Pandemonium " ed un " Keeper Of The Seven Keys Part. 1 ", un " Among The Living " ed un " The Legacy " che, tra le perplessità generali, i  Savatage  tornano sul mercato con un nuovo album. Dico perplessità perché, a discapito del metal furente di " Sirens " e " Power Of The Night ", la band dei fratelli Oliva è reduce da un lavoro criticatissimo come " Fight For The Rock ", in cui la loro forza dirompente viene annacquata da un suono molto più commerciabile. Le ragioni verranno conosciute solo in seguito, quando lo stesso  Jon Oliva  dirà che le canzoni di quel disco, al di là dei credits, erano già state scritte da "qualcun altro": non ci sono conferme in merito da parte della casa discografica (Atlantic), quindi mi limito ad esporre il punto di vista del cantante americano, racc

CONCEPT ART: "OPERATION MINDCRIME", "STREETS", "THE CRIMSON IDOL"

Nato come genere di "strada", l'heavy metal degli anni 80 (a differenza del "metal", come viene considerato oggi, una sorta di figlio assai poco legittimo) ha iniziato ben presto a sviluppare velleità artistiche inaspettate. Già con l'avvento degli Iron Maiden e delle loro citazioni macabro-colte sui primissimi album, dalla letteraria "Phantom Of The Opera" a quella "Murders In The Rue Morgue" ispirata ad una delle novelle più famose di Sir Edgar Allan Poe, si poteva intuire che qualcosa stava già bollendo in pentola. Abbacinati da tanta furente bellezza, da una barbarica spinta elettrica mai sperimentata fino ad allora, e con un'età guidata più dall'entusiasmo che dall'introspezione, probabilmente non riuscimmo a cogliere in tempo reale determinate ambizioni che, pian piano, iniziavano a propagarsi a macchia d'olio sull'intero movimento. Fino alla decade precedente, sembrava che la noblesse oblige del concept album fo

VANADIUM "METAL ROCK" (1982)

Esiste sempre, in ogni forma artistica, un modello di ispirazione originario. Questo è ciò che rappresenta " Metal Rock " per il movimento hard and heavy italiano. Non che prima non avessero già fatto capolino alcune realtà dal tasso di elettricità e potenza superiori al "normale", tuttavia non si può negare che soltanto grazie all'esordio sulla lunga distanza dei  Vanadium , anche nel nostro Paese inizia a prendere forma un filone musicale che, fino ad allora, era stato sempre relegato all'underground. Merito certamente di un'etichetta storica ed importante come la  Durium  (che però ne cura inizialmente soltanto la distribuzione), la quale annusa profumo di possibile "rivoluzione" anche in un ambito nazional-conservatore come quello italiano. Dove, ricordiamocelo, " Sanremo è Sanremo " da sempre, ancora oggi. Ma merito soprattutto di una band che, fin dal primo, storico passo nell'industria discografica, ha saputo imporre un mar

STRATOVARIUS "DESTINY" (1998)

Tra il 1994 ed il 1997 cambia tutto in casa  Stratovarius . Inizialmente l'ingresso del vocalist  Timo Kotipelto  su " Fourth Dimension " (1995) toglie al leader  Timo Tolkki  l'incombenza di occuparsi anche del cantato, lasciandolo quindi focalizzato sulla sua chitarra e, ovviamente, sul songwriting. Non basta, è il 1996 quando l'ingresso di due assi dei rispettivi strumenti, come  Jorg Michael  (batteria) e  Jens Johansson  (tastiere), sposta l'asticella tecnico/qualitativa ulteriormente in alto. La doppietta " Episode"/"Visions " rappresenta letteralmente il " Paradise " per gli appassionati del power metal di derivazione europea, con la sua sapiente miscela tra le melodie degli  Helloween  e gli istrionismi musicali di  Yngwie Malmsteen : al netto delle "vedove" di album ruspanti come " Twilight Time " e " Dreamspace ", stilisticamente meno focalizzati ma più eterogenei nella proposta. Il dirompen

DEATH SS "IN DEATH OF STEVE SYLVESTER" (1988)

La storia dei  Death SS  sfocia nella leggenda più nera, per non dire nella tregenda. Le gesta sacrileghe del gruppo vengono riportate da vari magazines italiani, in particolare da un meritatamente noto giornalista che, fiutato il talento del gruppo, si occupa anche della produzione del 45 giri " Evil Metal ". Il disco viene poi ritirato dal commercio per difetti di incisione, diventando un prezioso item da collezione. Inutile dire che il suddetto fa bella mostra di sé nella sterminata collezione del sottoscritto (pagato 20 mila misere lire, che ai tempi erano davvero tanti per un 45 giri di tre canzoni); anzi, colgo l'occasione per lanciare un'asta al miglior offerente. E qui ci starebbe bene un emoticon. Scherzi a parte, dopo il fallimentare tentativo di "Evil Metal", sul nome della band sembrano scendere quelle tenebre evocate ad oltranza nelle loro canzoni. Peraltro non faceva già più parte del team l'iconoclasta  Steve Sylvester , sostituito da un c

ASAP "SILVER AND GOLD" (1990)

All’indomani del tour di “ Seventh Son Of A Seventh Son ”, gli  Iron Maiden  iniziano a perdere i primi pezzi. "The first in line" ad abbandonare la nave è il chitarrista  Adrian Smith , subentrato a  Dennis Stratton  in occasione della registrazione di “ Killers ”. Fino a quel momento non ci sono “rumors” che fanno presagire alla defezione di chicchessia, ma evidentemente tour logoranti e canzoni ripetutamente suonate ogni sera fino alla nausea (di chi le esegue, non certo di chi le ascolta), incrinano rapporti che sembrano saldissimi. Inizialmente si crede che, a determinare la defezione di Smith, sia il suono sicuramente più addomesticato e commerciale di “Seventh Son Of A Seventh Son”, con l’ingresso stabile di tastiere che tendono a creare atmosfere dall’appeal quasi cinematografico ma che, al contempo, smussano la spigolosità non solo di un “Killers”, ma anche di un “ The Number Of The Beast ” o di un “ Powerslave ”. Col senno di poi, si può tranquillamente affermare ch

DEEP PURPLE "SLAVES AND MASTERS" (1990)

La magia si è esaurita. Tra  Blackmore  e  Gillan  volano nuovamente gli stracci anche se, stando alle parole di  Jon Lord , è proprio l'amico  Roger Glover  a lamentarsi maggiormente delle performance tenute dal cantante in ambito live. I quattro superstiti si riuniscono in un bar del Vermont per tirare le somme sulle sorti del gruppo, ma principalmente per fare il punto della situazione riguardo alla persona cui sarebbe toccato l'onore/onere di occupare il posto dietro al microfono vacante. I candidati sono tanti: si parla di  Jimi Jamison , di  Jimmy Barnes , di  Terry Brock , ma alla fine lo scorbutico chitarrista preferisce andare sull'usato sicuro. Viene convocato infatti  Joe Lynn Turner , già frontman dei  Rainbow  tra fine anno 70 (" Difficult To Cure ") e primi 80 (" Straight Between The Eyes ", " Bent Out Of Shape "), e le prove di "benvenuto" vanno talmente bene che il gruppo esce dai rehearsal con un brano già bello che p