Anno 1997: dopo un lungo periodo "sabbatico", David Coverdale decide che è ora di togliere i Whitesnake dalla naftalina. È dai tempi di "Slip Of The Tongue" (1989) che la band non pubblica materiale inedito, un album sicuramente di successo ma non in grado di ripetere i risultati del suo predecessore. A dire il vero, "Restless Heart" avrebbe dovuto uscire come lavoro solista di Mister DC (come lo chiamano affettuosamente i suoi compagni di avventura), ma la EMI pretende che venga riesumato il vecchio banner. Alla stregua dei Ritchie Blackmore's Rainbow o dei Black Sabbath "featuring Toni Iommi", stavolta tocca ai David Coverdale's Whitesnake. Mi arriva la cassettina promo per la recensione e, poco dopo, il caporedattore del magazine per cui collaboro, mi comunica che ci sarà presto da recarsi a Milano per l'intervista di rito. Non vedo l'ora: dopo Dio e Bruce Dickinson, entrambi incontrati nel 1996 (con Ronnie ci sarà modo di rive...