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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

QUANDO BRYAN ADAMS VOLLE DIVENTARE I DEF LEPPARD: "WAKING UP THE NEIGHBOURS"

Lanciatissimo verso la gloria col capolavoro pop (hard) rock "Reckless" (1984), Bryan Adams subisce un doloroso contraccolpo dalle deludenti vendite di "Into The Fire" (1987). Difficile considerare "fallimento" un LP da 4 milioni di copie ma, visti nell'ottica dei 12 accreditati al suo predecessore, si possono capirne le motivazioni. Sempre nel 1987, esce un disco destinato a cambiare il suono degli 80's: il titolo è "Hysteria", gli autori sono i Def Leppard, il produttore risponde al nome di John Mutt Lange. Lo stesso Lange non è nuovo a determinare, con il suo genio visionario, le sorti del music business. Trattasi infatti del demiurgo degli AC/DC di "Highway To Hell" e soprattutto "Back In Black", ovvero il secondo disco più venduto nella storia della musica dopo "Thriller" di Michael Jackson. Senza dimenticare "4" dei Foreigner, il cui successo oscura letteralmente i pur buoni riscontri delle us

LONDON "PLAYA DEL ROCK" (1990)

Sembra strano, ma dai semisconosciuti London è passato mezzo "red carpet" della L.A. che conta: quella degli sfavillanti anni 80. Nikki Sixx (Motley Crue), Blackie Lawless (Wasp), Fred Coury (Cinderella), Michael White (molto meno noto ma altrettanto talentuoso): sono solo alcuni dei nomi più importanti che hanno transitato sotto il banner di questa sfortunata, ma seminale band. Inizialmente, lo stile del gruppo, gravitante attorno al cantante Nadir D'Priest, è il tipico incrocio tra NWOBHM d'importazione e street/glam americano, una formula che ha visto in Ratt o Twisted Sister i principali fenomeni di diffusione stereofonica a 33 giri.  Il confine stilistico risulta ovviamente labile tanto che, al di là del cambio look, si potrebbero riunire sotto lo stesso vessillo sia un "Dancing Undercover" (dei succitati Ratt) che un "License To Kill" (Malice), senza peraltro far gridare allo scandalo proprio nessuno. I London arrivano al terzo lavoro da stud

THE FREEWHEELERS "WAITIN' FOR GEORGE" (1996)

Se qualcosa di buono hanno portato gli anni '90, almeno rispetto alle meraviglie della decade precedente, è sicuramente la riscoperta per il “root rock” più verace. Spogliate le produzioni da eccessi vari, resta l’attitudine genuina, lo spirito ribelle che generò un esercito di band ormai leggendarie, responsabili della codifica definitiva delle “tavole della legge”. Mi riferisco a gente come Lynyrd Skynyrd, Bad Company, Faces, primissimi Aerosmith, Allmann Brothers: ci siamo capiti, insomma. Sotto il revival dei 70’s inaugurato dal cosiddetto grunge, un movimento che porta i Black Sabbath su palmo di mano, iniziano altresì a farsi spazio realtà come The Black Crowes o Quireboys, integrali debitori degli Stones e del Rod Stewart post Jeff Beck, seppur capaci di aggiornarne il sound in forma credibile ed appetibile anche ad un pubblico di neofiti. “Shake Your Moneymaker” (1990) ed il suo conseguente successo, prima trainato da un singolo irresistibile come “Jealous Again” e successi

WITHERFALL "SOUNDS OF THE FORGOTTEN" (2024)

Non sono poche le "vedove" dei Nevermore ad aver individuato nei Witherfall gli eredi naturali della band guidata dal compianto Warrell Dane. Atteggiamento comprensibile, ed in parte giustificabile per l'approccio "intellettualoide" al metal da parte del gruppo. Tuttavia non sarebbe affatto corretto classificarli "solamente" come epigoni degli autori di "Dreaming Neon Black" perché, se lo si analizza bene, l'approccio dei Witherfall risulta assai meno "complicato" di quello che sembrerebbe di primo acchito. Ne è un'ulteriore conferma il nuovo lavoro sulla lunga distanza "Sounds Of The Forgotten", nel quale compaiono persino massiccie dosi di tastiera, a sottolineare determinati passaggi maggiormente improntati ad una melodia d'impatto. Intendiamoci, il reticolato sonico tessuto dalla band resta qualcosa da apprezzare passaggio dopo passaggio, poiché la facilità d'ascolto alberga da tutt'altra parte. Per

TIME MACHINE "REVIVISCENCE" (2004)

Per un buon periodo, i milanesi Time Machine hanno rappresentato una delle tante eccellenze italiane in campo metal-progressive. Stiamo parlando della prima metà degli anni 90, quando l'idea del progetto scaturisce dalla fervida immaginazione di Lorenzo Dehò, bassista e leader incontrastato del gruppo dagli albori sino alla fine (per ora) della loro parabola. Dopo un paio di EP rilasciati ad inizio decennio, nel 1995 l'album "Galileo" (ovviamente concept, come tutti i tre lavori successivi) pone la band nella posizione di realtà colta e poco propensa a soluzioni di rapida assimilazione. E non credo di fare torti a nessuno nell'individuare i Queensryche dell'opus magnum "Operation:Mindcrime" come la pietra angolare presso la quale misurare tutta la carriera dei Time Machine. Il secondo "Eternity Ends" (1998), ulteriore disco a tema unico, stavolta incentrato sulla vita di Gesù, si pone in un'ottica più song-oriented rispetto al suo illus

DORO "ANGELS NEVER DIE" (1993)

La carriera di Doro Pesch subisce un arresto commerciale importante all'indomani del pesante insuccesso di "Doro". Un album prodotto da Gene Simmons sul quale vengono riposte aspettative altisonanti, ma che paga alcune scelte effettivamente poco logiche, come l'inclusione di ben quattro cover (quella di "I'll Be Holding On" di Gregg Almann però è un "rare diamond"), ed una pronuncia ancora perfettibile da parte della bella cantante tedesca. Parliamoci chiaro: trattasi di un buon disco, ma che ovviamente scontenta profondamente i fans duri e puri della primissima ora. Ormai i fasti da metal thunder dei Warlock sono solamente uno sbiadito ricordo, e persino la grinta del magnifico esordio da solista "Force Majeure" pare fagocitata da produzioni mainstream ed un approccio artistico più affine ad una Pat Benatar che ad una "heavy queen". Dopo il fallimentare "True At Heart", Doro associa il proprio songwriting a quello

GOW "MR. TIPPEL" (1984)

C'è un periodo in cui i Gow sembrano sulla rampa di lancio, se non del metal mondiale, almeno di quello europeo. Stiamo ovviamente parlando dei rampanti anni '80, quando non è impossibile sognare in grande, e soprattutto l'aria che si respira trasuda magia ed ispirazione. In pochi mesi, me li ritrovo davanti su palchi importanti in ben due occasioni che non esito a definire storiche: la prima, al Monsters Of Rock italiano inaugurale del 1987 tra i gruppi di apertura (assieme a Skanners e Black Swan) del piatto forte della giornata, rappresentato da nomi altisonanti quali il leggendario Dio e le allora giovani "sensazioni" Helloween. La seconda a dicembre dello stesso anno, location Palasport della "solita" Reggio Emilia, come opener dei "rinnovati" Black Sabbath che hanno appena rilasciato lo splendido "Eternal Idol". A dire il vero, nelle circostanze succitate la configurazione del gruppo torinese è già quella "a cinque", c

KEEL "KEEL" (1987)

Dopo la sua collaborazione con Yngwie Malmsteen per l'album "Steeler", a nome dell'omonima band, il cantante Ron Keel parte già con i favori del pronostico. Non deve essere stato facile, nonostante l'intercessione di Mike Varney, boss della Shrapnel Records, "domare" un giovane cavallo imbizzarrito come il chitarrista svedese, soprattutto a quei tempi. "Un disco di merda con un cantante di merda", dirà l'asso nordico della sei corde ogni volta che verrà intervistato (sottoscritto compreso) sull'argomento. Pensate un pò che bel clima si doveva respirare in seno a quella band, voluta effettivamente più dal produttore che non dai protagonisti stessi. Incassato il colpo, il frontman americano fonda il gruppo che porta il suo stesso cognome, e si afferma in modo abbastanza considerevole sul mercato americano, grazie alla realizzazione di dischi in rapida successione come "Lay Down The Law" (1984), "The Right To Rock" (198

RECKLESS "RECKLESS" (1980)

Se pensate che il fenomeno delle "power vocalists" sia un recente e lussuoso "orpello" del mondo hard'n'heavy, generato dall'avvento di straordinarie ugole come quelle delle varie Tarja Turunen, Floor Jansen, Alissa White-Gluz e compagnia cantante, vi sbagliate di grosso. Il postulato può essere agevolmente smentito a partire dalle Heart della fenomenale Ann Wilson, una che ha saputo destreggiarsi magistralmente prima nella materia Zeppeliniana di inizio carriera, per poi camminare a testa altissima nel "red carpet" dell'Aor patinato, con i loro album spaccaclassifiche degli anni 80 ("Heart", "Bad Animals" e "Brigade"). Sono poi da ricordare indubbiamente altre celeberrime icone del metal in "quota rosa": penso infatti che tutti conoscano l'operato di Lee Aaron, Doro Pesch, Lita Ford, Joan Jett ecc. Non parliamo poi del "sottobosco", di cui fanno parte anche i canadesi di cui sto per par

THE LAW "THE LAW" (1991)

I The Law sono probabilmente il progetto meno conosciuto di Paul Rodgers? Forse si. I The Law sono anche il suo contesto artistico meno rappresentativo? Manco per niente. È il 1991, e probabilmente in Atlantic Records non sembrano ancora consapevoli (o forse si, chi lo sa?) dello tsunami che di lì a poco avrebbe travolto il mondo dell'hard rock, lasciandosi dietro per diversi anni soltanto polvere e macerie. Per volere della stessa major, prende infatti vita un supergruppo denominato The Law, che vede in formazione, come titolari del marchio, Paul Rodgers (ex voce di Bad Company e Free) e Kenney Jones (già batterista di Small Faces e The Who). Nulla da spartire, almeno a livello stilistico, col loro ingombrante passato seventies, perché "The Law" vede per la prima volta il grande frontman inglese misurarsi su strutture compositive squisitamente AOR oriented. D'altra parte, dopo il fallimento sia artistico che commerciale coi The Firm assieme a Jimmy Page (Led Zeppelin

SEA HAGS "SEA HAGS" (1989)

Inizialmente nati come trio in quel di Seattle nel 1985 (Ron Yocum alla voce e alla chitarra, Chris Schlosshardt al basso, Lora McFarlane alla batteria), i Sea Hags sono figli del bastardo movimento sleaze/street che inizia a prendere piede grazie alle ambigue gesta di Motley Crue, Ratt e compagnia colorata. Dopo l'abbandono della McFarlane, il gruppo si definisce definitivamente come quartetto, con l'inserimento del secondo chitarrista Frank Wilsey e del drummer Adam Maples. La band viene notata da parecchie star del panorama, in primis da Kirk Hammett dei Metallica che si offre di produrre il loro primo demotape, spianando così la strada verso un contratto discografico importante, nientemeno che per la Chrysalis.  Già prima della realizzazione del debutto ufficiale, i Sea Hags vengono inseriti nella colonna sonora del quarto capitolo della saga Nightmare, intitolato Il Non Risveglio, esattamente con la canzone "Under The Night Stars". Succedendo peraltro ai Dokken,

AIRRACE "SHAFT OF LIGHT" (1984)

La domanda che sorge spontanea ed immediata, a distanza di tanti anni (quasi 40), è molto semplice: cosa andò storto agli Airrace per non farli sfondare al pari dei Def Leppard? Difficile trovare una risposta plausibile, francamente, perché la band inglese ha tutto, ma proprio tutto, per impostare una carriera da big. Un management extra lusso come "padrino" (Peter Grant dei Led Zeppelin), un produttore di grido (Beau Hill, noto per il suo lavoro su "Out Of The Cellar" dei Ratt nello stesso anno), una casa discografica potente (Atco, sussidiaria della Atlantic), e soprattutto una decina di canzoni straordinarie per il settore di competenza. Stiamo parlando di melodic hard rock/AOR, ovviamente, un genere che sta spopolando negli States con quantità e tanta qualità. L'ingresso di un giovanissimo Jason Bonham, inserito nel quintetto dal succitato Grant, porta ulteriore lustro e prestigio, grazie ad un cognome che non può che rievocare gloria. La band si forma a Lon

KERRY KING "FROM HELL I RISE" (2024)

Ormai se ne leggono di ogni tipo. E se le fregnacce sono all'ordine del giorno nel mondo dell'informazione "ufficiale", figuriamoci in quello musicale. Sullo scioglimento della band "estrema" per eccellenza, gli Slayer, è stato scritto di tutto e di più. Bastava un "King ed Araya non si possono più vedere", e sarebbe stata una spiegazione esaustiva. La scomparsa prematura di Hanneman, al netto di un Lombardo che dagli anni 90 in poi si è sempre fatto gli affaracci suoi, ha sicuramente destabilizzato il delicato equilibrio in seno alla band. 50 e 50 in mano a due che non si sopportano: è possibile continuare? Ovviamente no. Ma se il buon "zio Tom" sembra aver trovato la pace dei sensi, il gran capo del "metal satanico" Kerry non trova pace nel suo personale Inferno. Ora, che King risulti simpatico è altamente discutibile: ma che sia improvvisamente diventato l'ultimo degli idioti come alcuni vorrebbero far intendere, consegna

KANSAS "FREAKS OF NATURE" (1995)

Fondamentalmente i Kansas si ritirano dopo che il chitarrista Steve Morse abbandona il gruppo, non dopo aver dato il proprio basilare contributo ad album che li riportano sulla cresta dell’onda. Senza ovviamente evocare paragoni con gli irripetibili fasti degli anni 70, legati a capolavori del pomp rock come “Leftoverture” (1976) e “Point Of Know Return” (1977). Mi riferisco ad un “Power” (1986), oppure ad “In The Spirit Of Things” (1988), lavori bellissimi che instaurano un “regime” artistico funzionale alla decade di riferimento, ed in grado di farli sembrare nuovamente appetibili anche al pubblico dell’epoca. Nessuno avrebbe sospettato che ci sarebbero voluti ben sette anni per rivedere una nuova opera targata Kansas in circolazione: attenzione, la reunion avviene solamente in seguito alla richiesta di un promoter tedesco, che prospetta loro un lungo tour europeo. “Freaks Of Nature” vede la luce nel 1995, in pieno tsunami grunge, e se è vero che quel movimento ha come ragione d’esis

STEELER "STRIKE BACK" (1986)

Gli Steeler nascono a Bochum, Germania, sul finire degli anni 70. Inizialmente il nome scelto dal gruppo è Sinner, ma l'opzione viene abbandonata dopo aver scoperto che, in circolazione, c'era già un'altra band, sempre tedesca, con lo stesso banner. Dopo essersi definitivamente battezzati Steeler, il quintetto inizia la solita trafila, tra demotape, proposte discografiche e sogni di gloria. Sono anni che autorizzano le fantasie più ambiziose, il metal è il genere più seguito al mondo, ed i dischi vengono venduti a palate. Proprio dalla loro terra, infatti, i vari Scorpions ed Accept iniziano a mietere successi anche in terra statunitense e, nel loro piccolo, anche realtà certamente meno influenti ma altamente ammiccanti, tipo Warlock e Bonfire, stanno per spiccare il volo in cerca di gloria. Dopo un paio di album (l'omonimo esordio del 1984, ed il secondo "Rulin' The Earth" datato 1985) che lasciano già intravedere un songwriting di buona fattura, ed una c

KINGDOM COME "TWILIGHT CRUISER" (1995)

I Kingdom Come, credeteci o no, sono stati uno dei gruppi più discussi e "gossippati" della storia dell'hard rock e del metal anni 80. Bastano pochi secondi del singolo "Get It On", dall'omonimo esordio datato 1988, per scatenare vecchi pettegoli con la bava alla bocca, ma che non scrivono più una note decente da dieci anni. Robert Plant, giusto per non fare nomi e cognomi, ironizza ovunque gli capiti; addirittura si mette a cantare le strofe di "Kashmir" mentre alla radio passano la suddetta canzone. Come per dimostrare che nulla di nuovo si cela sotto il sole. E chi metterebbe in dubbio l'importanza capitale dei Led Zeppelin nell'economia della scena musicale? Solo un pazzo oserebbe tanto. Resto tuttavia convinto che Sir Robert non sarebbe stato gratificato di Grammy Awards e medagliette varie della regina Elisabetta se, ad un certo punto, non si fosse fatta avanti una pletora di artisti che scrivono canzoni con la destra, mentre giurano